NAPOLI – Hanno 55 anni le vele di Secondigliano, le protagoniste di Gomorra, sfondo di tante faide e malavita. Simbolo di un quartiere, Scampia, nato e progettato per vivere la disarmonia della vita. Finalmente si abbattono, cercando, solo simbolicamente, di abbattere il male e cancellare con una ruspa vite vissute. Case alveare di cemento ed amianto che si avversano al passaggio della luce o della speranza di pensare che l’ambiente non possa condizionare il vissuto di chi ha avuto la malaugurata sorte di vivere quei luoghi.
Il progetto originario dell’architetto Franz di Salvo (a destra) nelle intenzioni non prevedeva certo di creare un ecomostro, ma una residenza sociale moderna con quelle balconate a richiamare la struttura dei vicoli di Napoli. Il centro storico in periferia, una piazza all’avanguardia che nel giro di pochi anni ha preso il volo a “vele spiegate” come la piazza di spaccio, una delle più grandi d’Italia. E come ogni piazza che si rispetti tutti sanno tutto e lì si vende di tutto in un commercio mercato all’aria aperta dove chi è nato in quei luoghi sembra non poter avere un altro destino.
Nel 2006, dopo che già si erano abbattute le prime tre vele, Roberto Saviano con il suo libro, rende visibile una realtà conosciuta e volutamente mantenuta invisibile. Da lì tanta attenzione dei media, ma lenta e inefficace una vera riqualificazione urbana. Dove riqualificare non vuol dire cancellare un simbolo senza estirpare le radici del male, perché accesi riflettori e ruspe su quel luogo, il cancro si sposta come una sentinella in altro luogo più congeniale.
Eppure, quante anime vivono quella periferia che nel bene e nel male ha costituito le proprie radici; riecheggiano le parole di Giovanni Maddaloni, un ex scugnizzo, che grazie ad un incontro fortunato con il suo allenatore, è riuscito ad imboccare la via giusta avendo successo nello sport con i suoi figli campioni olimpici. E pur avendo avuto la possibilità di andar via ha voluto tornare nella sua prima palestra di accoglienza per chi negli occhi ha il barlume di salvezza. Una palestra vista mare perché dalle sue finestre si scorgono le vele che lui guarda come propria identità irrinunciabile.
Quanti politici, quante promesse per poi, una volta eletti, dimenticare i luoghi periferici, e quanti combattenti che nel quotidiano lottano per rendere quei luoghi meno amari. Quartieri pensati per non essere sufficienti a sé stessi per servizi e vivibilità come tanti in questo paese che hanno solo il vantaggio di vivere nell’anonimato.
Al via l’abbattimento della Vela verde con tutte (si spera) le cautele del caso per la presenza di amianto. Molte famiglie dislocate, ma la vera novità è che tra un anno e mezzo inizierà il primo anno accademico dei corsi di laurea della Facoltà di Medicina. Una manovra intelligente per creare un flusso contrario, dal centro verso la periferia per portare cultura, giovani e con loro la speranza di una riqualificazione urbana vera partendo dalle persone.
Sarà una delusione per tutti quei “turisti” del macabro che non troveranno il sito di attrazione del set della loro serie preferita e dovranno accontentarsi dell’altra faccia di Napoli…
Angela Ristaldo
Nella foto di copertina, le Vele di Scampia
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