«Mi batto per l’ambiente fin dagli anni settanta, nel 1978 ho installato una pala eolica nel mio ranch e dal 1981 l’elettricità e il riscaldamento nella mia casa di Santa Monica sono alimentati dall’energia solare. Ho tenuto discorsi a molte manifestazioni, ho partecipato alle marce di Greenpeace negli Stati Uniti e in Canada, ho comprato un’auto elettrica, ho smesso di usare plastica usa e getta, riciclo e ho ridotto il consumo di carne rossa. Ma continuavo a sentirmi a disagio. Angoscia esistenziale?».
Jane Fonda, 83 anni il prossimo dicembre, nel 2019 ha iniziato un’altra battaglia civile dopo quelle che l’hanno portata in prima linea negli anni ‘70 a protestare contro la guerra in Vietnam. Poi l’attrice americana nell’autunno scorso riceve una “folgorazione” dopo aver letto il libro di Naomi Klein, Il mondo in fiamme, e in seguito alle azioni di Greta Thunberg, la giovane ambientalista svedese. Decide così di fare qualcosa per combattere i cambiamenti climatici.
Va al computer e scrive “Salviamo il nostro futuro”, libro uscito da pochi giorni e pubblicato in Italia da Aboca Edizioni. E’ la cronaca di quella presa di coscienza che l’ha condotta ad azioni di disobbedienza civile di fronte al Campidoglio di Washington. Manifestazioni che l’hanno vista subire quattro arresti insieme ad altre persone tra cui celebri personaggi dello spettacolo: Joaquin Phoenix, Susan Sarandon, Amber Valletta e Martin Sheen, arresti che hanno causato una grande eco mediatica in tutto il mondo.
E non si è fermata qui. A partire dall’11 ottobre 2019 organizza una serie di manifestazioni: i “Fire Drill Fridays” (i venerdì dell’esercitazione antincendio) che dureranno quattro mesi. Da quella data Jane è alla guida di una sempre più numerosa schiera di persone che ogni venerdì protestano pacificamente davanti al Congresso degli Stati Uniti contro le politiche antiambientaliste americane, azioni di disobbedienza civile perché vietate dopo le manifestazioni di Occupy Wall Street che porteranno al fermo in carcere di centinaia di persone. L’attrice, nel suo libro, è palesemente critica con l’amministrazione Trump, non solo per le politiche a favore dei combustibili fossili ma anche per quanto concerne la gestione Covid negli Stati Uniti. «Avevamo una unita di crisi – scrive Jane – la Global Health Security and Biodefense Unit, creata dall’amministrazione Obama allo scopo di preparare il Paese in caso di pandemia, ma è stata smantellata da Trump nel 2018. Dobbiamo rientrare nell’Accordo di Parigi e, basandosi sui principi della scienza, impegnarsi a garantire che gli Stati Uniti, il Paese che emette complessivamente la quantità maggiore di gas serra, riduca drasticamente le emissioni inquinanti».
“Salviamo il nostro futuro” è la cronistoria di questi Fire Drill Fridays che affrontano di volta in volta diverse tematiche ambientali: Oceani, Donne, Guerra, Giustizia, Acqua, Plastica, Cibo, Migranti, Lavoro, Salute, Foreste, Combustibili fossili, Finanza. Un libro che fotografa la situazione americana in tutti i suoi aspetti legati all’ambiente, con testimonianze dirette di attivisti, scienziati, ambientalisti e che, alla fine di ogni capitolo, termina con “Cosa posso fare?”, una serie di suggerimenti concreti di azione per il lettore.
Un forte richiamo all’azione a partire da subito “perché non c’è più tempo per salvare il pianeta”, un invito indirizzato soprattutto ai giovani. “La cosa più importante che possiamo fare oggi noi adulti- conclude Jane Fonda – è affiancare e sostenere le nuove generazioni di ambientalisti pronti a prendere le redini del movimento. Questo libro è dedicato a loro».
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