MILANO – È allarme mucillagine in tutto l’Adriatico. La prima allerta è stata lanciata al Nord, poi il fenomeno si è allargato a tutte le coste, con pesanti danni alla pesca. Lo ha reso noto Confcooperative Fedagripesca, che ha chiesto prontamente una task force per tenere sotto controllo la prolificazione di alghe, unitamente a misure sociali per i lavoratori del settore. Ma cosa sono le mucillagini e come si identificano? Molto probabilmente il fenomeno potrebbe essere attribuito a ciò che trasportano i maggiori fiumi che poi si immettono nel mare Adriatico. Quindi il Po ma anche gli altri meno importanti.
Si tratta di una vera e propria “esplosione di muco” che sta invadendo l’intera costa adriatica. La mucillagine si forma quando in mare sono presenti grandi quantità di polisaccaridi emessi dalle alghe unicellulari del fitoplancton, sostanze che tendono ad aggregarsi formando un fitto reticolo che migra tra superficie e fondo. La mucillagine compare per lo più in estate, un periodo in cui la scarsità e lo sbilanciamento di nutrienti e le temperature dell’acqua piuttosto elevate innescano una risposta allo stress ambientale da parte del fitoplancton. Le cause possono essere molteplici e da accertare attraverso studi specifici.
La professoressa Antonella Penna, del dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’Università di Urbino, che ha diretto per anni il Laboratorio di biologia marina di viale Trieste prova a dare una risposta ai numerosi interrogativi: “E’ probabilmente causato dalle alte temperature dell’acqua del mare, dalla stabilità della colonna d’acqua e dagli apporti fluviali, ovvero la grande quantità di scarichi di fiumi, soprattutto dal Po, dovuti alle forti piogge di questo periodo in Nord d’Italia. Fiumi che hanno trasportato in mare tanti nutrienti, soprattutto fosforo”. E aggiunge: “Innanzitutto occorre precisare che la mucillaggine è un fenomeno naturale, non tossico, dovuto, è vero alla eccessiva proliferazione di microalghe, le quali producono quel muco gelatinoso che abbiamo visto tutti. Il problema è che questo si aggrega formando ammassi che poi imbrigliano la sporcizia del mare, sporcizia che si degrada lungo le nostre spiagge e i porti”.
Sapere che si tratta di un fenomeno naturale non nocivo per la salute dovrebbe tranquillizzare i bagnanti che però sono infastiditi e disorientati di fronte a una situazione che sembra non volere cessare. Fedagripesca sta monitorando l’evolversi della situazione che purtroppo si aggrava a causa del caldo in aumento che si è verificato soprattutto negli ultimi giorni. Un fenomeno che purtroppo preoccupa i pescatori di Friuli, Veneto e Emilia Romagna, ma anche quelli di Molise, Abruzzo e Puglia. Dalle rilevazioni fatte appare evidente che si tratta di un fenomeno esteso sia in sospensione che sul fondo del mare, che ovviamente causa danni a tutti i sistemi di pesca. Dalle attività artigianali allo strascico, tutti lamentano danni alle reti e segnalano la difficoltà di pescare.
La domanda che sorge spontanea è: “L’uomo ha comunque una responsabilità?”. La professoressa Penna risponde lasciando il quesito ancora aperto: “Vere e proprie cause dirette da parte dell’uomo non sono così evidenti. È certo che l’apporto fluviale in seguito alle forti piogge dei giorni scorsi è una delle cause scatenanti. Ma il fenomeno è in parte da studiare nella sua complessità”. D’altra parte risulta che il fenomeno della mucillaggine sia conosciuto già dal Settecento e descritto dalle cronache in mare Adriatico, soprattutto nella parte nord-occidentale. Turisti, albergatori e pescatori si chiedono cosa ci si debba aspettare.
Purtroppo l’unica speranza è quella che si verifichino condizioni di forte bora e imponenti mareggiate, in grado di rimescolare la colonna d’acqua e rompere questi filamenti di gelatina. Allora la mucillagine potrà sfaldarsi e degradarsi. A chi vuole fare comunque il bagno si consiglia di sciacquarsi con abbondante acqua e sapone, ai pescatori si può solo augurare che il fenomeno finisca presto.
La buona notizia per tutti resta che non c’è nessun rischio per la salute e l’ecosistema, inoltre il fenomeno ha una durata limitata nel tempo poiché viene disperso dall’idrodinamismo. Non resta che attendere cosa accadrà nei prossimi giorni.
Margherita Bonfilio
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