NAPOLI – Dal 10 al 13 giugno si è svolto l’Andersen Festival e Andersen Off con un ritorno in presenza e un calendario ricco di eventi. L’evento di Sestri Levante (Genova) ha una cadenza annuale nel mese di giugno a partira dal 1967 e premia le fiabe inedite. La giuria dell’ultima edizione è stata presieduta dalla scrittrice Lidia Ravera. Un Festival che ha visto l’alternarsi di laboratori, spettacoli, teatro, convegni e premiazioni: tre giorni all’insegna della cultura e del divertimento per famiglie, bambini, scuole, e adulti. La cerimonia di premiazione si è tenuta presso l’ex Convento dell’Annunziata alla presenza di Lidia Ravera, delle autorità locali e dell’operatore umanitario Scaini di Medici senza Frontiere (partner della manifestazione), l’associazione che ha premiato il contest Filastrocche senza frontiere rivolto ai bambini. Ecco i vincitori della 54. edizione:
Fiaba inedita
Sezione adulti – Angela Bozza di Trento con L’importanza del punto (racconta dell’importanza dell’uso del punto nel flusso del discorso);
Sezione scrittori professionisti – Paolo Pinna Parpaglia di Cagliari con Una foglia (racconta della natura e delle sue leggi)
Sezione fiaba straniera – Sofia Oudich (9 anni) di Roma con Волшебная история – Una storia magica (racconta della vita quotidiana in cui inserisce l’elemento magico)
Sezione illustratori – Michele Costi di Castagnole di Paese (Treviso) illustrazioni per il testo L’Acchiappanuvole
Sezioni piccini – Scuola dell’infanzia IC Collodi di Avezzano (L’Aquila) con la fiaba Alex e il mago acchiappapaure (racconta di Alex che vince le proprie paure con l’aiuto di un mago)
Sezione bambini – Tobia Ferraro (7 anni) di Cittadella (Padova) per Il viaggio di Piuma (racconta di amicizia attraverso il viaggio)
Sezione ragazzi – Sara Bianchetti (17 anni) di Lograto (Brescia) per Il navigante delle stelle (racconta della ricerca delle stelle sparite)
Inoltre Elena Deandrea (16 anni) di Vistrorio (Torino) ha vinto il trofeo Baia delle Favole, partecipando alla categoria Ragazzi con la fiaba inedita Alka (racconta di un paese senza storia)
Fiabe segnalate
Sezione scrittori professionisti – Raffaella Benetti di Vestenanova (Verona) con La storia di Fitna. Il carillon magico
Sezione piccini – IC della Torre Chiavari (sezione 5 Arancioni) di Chiavari (Genova) con La cantante sulle nuvole
Sezione bambini – IC Valle Stura Masone (Genova) Classe 1. Plesso Puppo con Puntino
Sezione ragazzi – Emma Pastorino (11 anni) di Masone (Genova) con La tegola
Sezione adulti – Simona Platè di Milano con L’era del Bepìn
Sezione fiaba straniera – Fedor Kulikov (11 anni) di Ekaterinburg (Russia) con Волшебная рыбка – Pesciolino magico
Sezione illustratori – Poli di Bedollo (Trento) con Ali di pece
Inoltre Cloe Severini, 7 anni, di Porto Torres (Sassari), Elisa Coppo, 11 anni, di Vercelli e Alberto Surico, 14 anni, Bussero (Milano) vincitori del Contest Filastrocche senza Frontiere
Ogni anno il Festival si arricchisce di nuove proposte culturali e il 2021 è stato speciale: le organizzazioni coinvolte infatti hanno offerto la possibilità, durante i mesi precedenti la scadenza del bando di concorso, di frequentare alcuni webinar tenuti da esperti del settore aperti agli scrittori e a chiunque volesse ampliare la propria competenza sulla scrittura creativa delle Fiabe. Chi scrive si è avvalsa di questa offerta formativa trovandola di notevole interesse e partecipando al concorso, come peraltro era avvenuto anche negli anni scorsi.
Carla Abenante
Nel 2018 la partecipazione al Premio Andersen avvenne con la favola La strana mania. Eccola:
In una città, in un palazzo antico, rosa corallo, abitava una famiglia alquanto strana. La famiglia era composta dal papà Riccardo, un tipo alto, con i capelli ricci neri, e due baffi che gli arrivavano alle orecchie, la mamma Sofia una signora bionda con gli occhiali dalla montatura spessa di colore giallo, e due figlioletti, un maschio Poldo e una femmina Matilda, avevano le lentiggini sul viso e facevano una fossetta sulla guancia quando ridevano, la femmina era bruna somigliava al papà e il maschio biondo somigliava alla mamma. Il papà lavorava in fabbrica, costruiva le automobili. Ogni mattina indossava il suo cappotto, comprato prima del matrimonio, e il cappello. Andava a piedi in fabbrica, non poteva permettersi il lusso di possedere un’automobile anche se a costruirle era lui insieme a tanti altri operai. La mamma era casalinga, non lavorava, ma aveva una mania. Accompagnava i bambini a scuola e poi camminava per ore, raccogliendo per strada tutto quello che le sembrava utile. Una scopa, un frullatore rotto, una valigia e così via. Ritornava a casa e metteva gli oggetti in una stanza della casa. Quando il marito ritornava gli faceva aggiustare gli oggetti che erano rotti e così il frullatore ritornava come nuovo come anche la valigia con il buco, o l’ombrello con le stecche rotte. A volte dimenticava di cucinare, passava le ore a raccogliere gli oggetti e dimenticava di avere una famiglia da accudire.
“Mamma ho fame” dicevano i bambini appena rientravano da scuola, insieme al papà che passava a prenderli all’uscita dal lavoro. “Cara cosa ci hai preparato di buono? Non sento alcun profumo”. La mamma iniziava a piangere, dispiaciuta per non aver cucinato. “Caro scusami, non mi sono accorta del tempo che passava e non ho preparato nulla”. Il papà con una pazienza infinita, l’abbracciava e la stringeva a se. Insieme si mettevano a cucinare e scherzando e ridendo preparavano una cena gustosa. Più passavano gli anni e più la casa diventava un deposito, una stanza dopo l’altra, la mamma le aveva riempite con gli oggetti raccolti, e quelli comprati che anche rotti non buttava ma li depositava insieme a tutti gli altri. I bambini erano cresciuti ed il papà invecchiato. Le uniche stanze libere erano la cucina ed il bagno, lì mangiavano, dormivano, cucinavano. Non potevano neanche più pulire, non c’era spazio per poter passare lo straccio. Il papà e i figlioletti non si rendevano conto che la mania di accumulare roba della mamma era una malattia, tanto era l’amore che provavano per lei, ed assecondarla le era sembrato il gesto più giusto da fare.
Un giorno, per caso mentre Poldo stava studiando in rete con il computer, gli passò davanti agli occhi una notizia. MANIA DI ACCUMULO, UNA MALATTIA PSICOLOGICA DA CURARE. Chiamò la sorella e gliela fece leggere, fu così che il papà e i figli si riunirono e decisero: “Ragazzi, appreso la notizia dobbiamo aiutare la mamma, siete grandi ed insieme possiamo aiutare la mamma, ha una malattia che va curata, non possiamo andare avanti così”. “Papà ma noi non vogliamo che mamma sia portata via da casa, dobbiamo trovare una soluzione che non necessiti il ricovero in ospedale”. “Non la portiamo via, facciamo venire un dottore a casa, non possiamo assecondarla più, non c’è spazio per tutta quella roba”. “Papà, perché non vendiamo tutti quegli oggetti, mettiamo l’inserzione su internet, io lo so fare, almeno ricaviamo qualche soldino per pagare il medico”, disse Poldo. “Buona idea”, rispose Matilda. Il papà approvò e poi disse: “Dobbiamo dirlo alla mamma lei non sa che è ammalata”. Così la chiamarono, la fecero sedere sulla sedia e le prepararono una camomilla. “Tesoro, devo dirti una cosa importante, devi essere forte”. “Mi fai preoccupare, ti hanno licenziato?”. “No, riguarda te, e tutti gli oggetti che hanno riempito la nostra casa”. “Cosa?”. “Ascolta, quello che tu fai ogni giorno da anni è una malattia”. “Sono ammalata?”. Iniziò a piangere, ma sembrava sollevata: “Finalmente anche io capisco, accumulo ma mi rendo conto che non tutti fanno quello che faccio io. Ma non riesco a smettere”. “Appunto, ora chiamiamo un dottore che ti aiuterà, potrai guarire, ci sono le cure per questa malattia ci siamo già informati”.
Sofia piangeva a dirotto come una fontana, era dispiaciuta ma nello stesso tempo lei era felice di poter guarire. Si consultarono con amici e parenti, che non sapevano nulla di quanto accadeva alla famiglia, in quanto non permettevano mai a nessuno di andarli a trovare a casa a chiunque volesse andare a far loro visita rispondevano “Oggi non è possibile, dobbiamo uscire” oppure “Ci dispiace, non siamo disponibili, mamma ha mal di testa”. Insomma ogni scusa era buona per non far entrare in casa nessuno. Quando il papà comunicò alla suocera quel che avevano appreso la signora lo rimproverò. “Io sono la mamma, avevi il dovere di dirmelo quello che stava accadendo a Sofia”. “Scusi signora ma nemmeno noi eravamo consapevoli che fosse una malattia”. “Vero, ma era strano un atteggiamento del genere, e se tu me lo avessi detto magari avremmo risolto il problema prima”. “Va bene, ha ragione, ora però insieme troviamo un buon medico che ci aiuti e aiuti soprattutto mia moglie a risolvere la malattia”. Così chiesero ovunque, i ragazzi cercarono sul web, fino a che la faccia simpatica ed il curriculum convinsero che lui era il dottore giusto per la mamma. Copiarono i suoi contatti e Riccardo telefonò, mentre Poldo gli inviava una mail allegando anche tutte le foto della casa, per far capire la situazione.
“Pronto”, rispose il Dottor Landolfo. “Pronto, buongiorno, sono il signor Riccardo Impagliato, mia moglie sta male abbiamo bisogno che lei la venga a visitare, non so se ha ricevuto la mail inviatele da mio figlio”. “Buongiorno, sì ho ricevuto, urge una visita, le va bene domani mattina alle 10?”. “Veramente io a quell’ora sono in fabbrica. “Allora domani alle 18”. “Sì va bene, la ringrazio”. “Ok allora a domani, suo figlio mi ha dato tutte le indicazioni come raggiungervi”.
Il giorno dopo alle 18 precise il dottor Landolfo bussò alla porta. Andò ad aprire Sofia, lo fece accomodare in cucina, l’unico posto ancora visitabile. La famiglia compresa nonna si sedette accanto al dottore che dopo aver conversato con tutti disse: “Ora dovete lasciarmi da solo con la signora Sofia, dobbiamo fare quattro chiacchiere in privato”. Annuirono tutti ed uscirono fuori di casa in quanto non potevano entrare in nessuna altra stanza. Dopo un’ora il dottore uscì e tutti gli andarono incontro con un’espressione interrogativa. “Ci vorranno una decina di sedute e la signora guarirà”. Applaudirono tutti, la contentezza era tanta. Seduta dopo seduta, Sofia stava sempre meglio, fino alla decima quando il dottore disse “E’ guarita, pronta a disfarsi di tutti quegli oggetti che invadono le stanze della vostra casa”.
Il giorno dopo la mamma iniziò a sgombrare le stanze, vendendo insieme alla sua famiglia tutti gli oggetti. Quando le stanze furono finalmente libere si sedettero sul divano del salotto, contarono tutti i soldi che avevano ricavato, dopo aver tolto quelli che servivano per pagare il dottor Landolfo che fino a quel giorno non aveva ancora ricevuto l’onorario. “Non vi preoccupate, so che non siete ricchi, mi pagherete quando avrete venduto tutto”. Sorrisero tutti. “Papà, possiamo comprare un’automobile, una di quelle che per anni hai costruito”. Così fecero acquistarono l’auto e il papà ogni mattina non andava più a piedi al lavoro. Restarono anche dei soldi per acquistare una cucina nuova attrezzata con i moderni elettrodomestici. La mamma aiutata dal dottore iniziò a cucinare, e a farne un lavoro. Divenne chef e cominciò a fare i catering per i ricevimenti dei ricchi e fu così che diventarono ricchi anche loro e da un male curato ne venne un bene, un tal bene che la famiglia divenne anche benefattrice dei poveri e degli ammalati.
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