C’è un’eredità disponibile. No, non si tratta di case, terreni, panfili o denaro: sono fiori, precisamente orchidee. Alfrisio Di Vita, arrivato a 80 anni, sta iniziando a pensare a chi lasciare il suo prezioso patrimonio. Il pensionato vive a Scanzorosciate, vicino Bergamo, e gestisce 3 serre allestite nel giardino della sua casa. All’interno circa 1500 orchidee di diverse specie e provenienti da ogni parte del mondo: un meraviglioso giardino, unico al mondo, che rischia però di andare in malora se nessuno dopo di lui se ne prenderà cura.
Tutto comincia nel 1974 durante una vacanza in Sri Lanka quando Alfrisio visita il giardino botanico di Kandy; è lì che si innamora letteralmente di questi fiori tanto particolari quanto affascinanti. Ne resta così colpito che a Bangkok, qualche anno dopo, decide di acquistarne 3. Sono le prime della sua magnifica collezione e due di queste sono ancora presenti nelle sue serre. La passione è sbocciata e, col passar del tempo, diventa un vero e proprio amore che si concretizza in una collezione sempre più ampia e ricca tanto da essere riconosciuta anche dalla Soi (Società di ortoflorofrutticoltura italiana) come “un vero e proprio tesoro di rilevanza nazionale” , e da essere considerata una delle più importanti al mondo.
La collezione conta 1000 specie di orchidee per un totale di circa 1500 piante, alcune delle quali con caratteristiche davvero speciali o uniche al mondo e provenienti da ogni angolo del pianeta: dalle montagne dell’Ecuador, alle rive dell’arcipelago Langawi in Malesia, dal Madagascar, alla Nuova Zelanda, dalla Cina, all’Australia. Vi sono esemplari di Laelia gouldiana e Cattleya schilleriana che in natura non esistono più e sono rarissime da trovare anche in altri giardini protetti. Inoltre, ci sono esemplari dai fiori microscopici ma anche lunghi 2 metri e fiori noti come l’orchidea nera di Nero Wolf e l’orchidea di Darwin che appassionò il famoso naturalista. “Questi fiori sono a rischio in natura – spiega Alfrisio Di Vita – sia perché vengono distrutte le foreste, sia per i problemi dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici”.
Per curare questi fiori, però, ci vuole un vero e proprio esperto: alcune orchidee infatti vanno annaffiate 4 volte al giorno, altre una volta ogni sei mesi: ognuna è unica ed ha esigenze specifiche. “Ci vogliono lo spazio e le serre – aggiunge – ma soprattutto la passione. Mi devono garantire una presenza costante, una cura qualificata e quotidiana”. La storia purtroppo insegna che nessuna collezione di orchidee è mai sopravvissuta al suo proprietario originario, nemmeno quella del Granduca Leopoldo II di Toscana.
Alfrisio ha creato già da diversi anni l’associazione “Hortus Orchis”, per valorizzare e tutelare questo patrimonio biologico e culturale, ma anche cercare partner, privati o pubblici, che possano sostenerlo con doni, fondi e contributi. Negli anni Di Vita ha incontrato alcune istituzioni del territorio per valutare una possibile donazione, ma la soluzione appare ancora lontana. “Ci vogliono lo spazio e le serre, ma soprattutto la passione – conclude in maniera accorata -. Mi devono garantire una presenza costante, una cura qualificata e quotidiana”. Come se le piante fossero figlie sue.
Buona domenica.
Lascia un commento