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Un piccolo fiore sporcato dalla violenza

di | 2019-12-01T06:43:54+01:00 1-12-2019 6:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

FIRENZE – Vent’anni, bionda, alta, una bella ragazza, pallida in viso, un sorriso appena abbozzato. Timidamente sale sul palco e si racconta. Siamo a Firenze, ad un evento di arte e poesia, il XXII Incontro Autori e amici di Marzia Carocci. E’ il 17 novembre e fuori piove. Sono tanti gli autori, pittori e poeti, numerose e toccanti le poesie in gara. La giuria si è ritirata per individuare i testi più meritevoli e individuare il vincitore.

Sul palco, con una melodia di sottofondo, l’attrice dà voce alla giovane che chiameremo Alessandra e che porta con sé una lettera molto lunga nella quale scrivendo a sua sorella, ha voluto raccontare ciò che ha vissuto. Aveva solo tredici anni quando un orco vestito da principe l’ha insozzata percorrendo il suo giovane corpo con mani luride e penetrando tra le pieghe della sua carne. Probabilmente un conoscente o un parente, qualcuno che le era molto vicino, una persona di cui si fidava ciecamente. L’ha portata al parco per una passeggiata, poi le ha offerto un gelato, quindi l’ha spinta in macchina e l’ha condotta in campagna, in un vecchio casolare abbandonato. Li l’ha lordata, profanata, violentata. Lei questo lo ha vissuto come un oltraggio.

Non ne ha parlato con nessuno, ma quando è tornata a casa non ha avuto il coraggio di guardarsi allo specchio. Si è infilata sotto la doccia sperando che l’acqua portasse via tutto il lordume che ricopriva il suo giovane corpo, ma ha continuato a sentirsi sporca. Si è infagottata in abiti troppo grandi per lei, ha nascosto le sue forme, ha rinunciato al sorriso. Poi ha cominciato ad odiare il suo corpo e con un taglierino, di nascosto, ha cominciato a tagliuzzarlo. Vedeva piccoli rivoli di sangue caldo scorrere fino ai piedi, mescolarsi all’acqua e scendere giù nel piatto doccia, infilarsi nel buco e scomparire. Anche lei voleva scomparire, per sempre.

Più volte ha tentato di farla finita ma poi qualcuno è riuscito ad aiutarla, con cautela e con molta dolcezza. Le ha insegnato ad amarsi e a perdonarsi. Infatti, Alessandra scrive ora alla sorella per dirle grazie del suo amore e della sua pazienza. E’ lei che l’ha presa per mano e le ha fatto assaporare la vita. Alessandra non potrà mai dimenticare, ma ora sta imparando ad amare e sta provando a vivere con coraggio, alzando la testa e prendendo in mano il proprio futuro. Lei, come tante, troppe donne, ha subito violenza. Era ancora una bambina quando è successo, aveva da poco smesso di giocare con le bambole e credeva nelle favole. Si stava affacciando alla vita, ma ha rischiato di perderla. Ha avuto il coraggio di denunciare chi l’ha oltraggiata perché nessuno potesse provare ciò che aveva provato lei.

Durante la lettura Alessandra ha ripercorso le proprie vicende e silenziosamente ha lasciato che le lacrime sgorgassero liberatorie. La platea attonita ha ascoltato le parole scandite con dolore e tormento dalla voce narrante e alla fine si è alzata in piedi esplodendo in un caloroso applauso. Questa giovane donna ha avuto la forza di gridare al mondo “No alla violenza sulle donne”, in modo garbato ma efficace, tagliente e profondo. Una testimonianza fuori programma che ha reso unico l’evento artistico programmato da Marzia Carocci, scrittrice e poetessa, presidente dell’Associazione culturale omonima.

Margherita Bonfilio

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