di Alice Fiorenza (1^B) –
Vita.
Il sogno, il desiderio, la nostra esistenza.
Vita.
Ci ha creato, salvato e ci ha dato una seconda chance per evitare i nostri errori.
Vita.
Banale e complicata allo stesso tempo, veloce e lenta, facile e difficile.
Vita.
La vita di Alex, un ragazzo come gli altri, difficile e problematica, ma semplice da affrontare, oppure facile ma complicata, insomma solo una vita incompleta, da riscrivere sempre, in mille modi diversi,ma sempre allo stesso modo.
Vita… cos’e la vita?
. . .
Inghilterra-1824-aprile-mezzogiorno
<<Ragazzi venite! Ho trovato un giacimento!>>
La voce rimbombò per tutto il tunnel sotterraneo, creando un’eco in grado di arrivare all’altro gruppo di ragazzi muniti ognuno di spessi sacchi di tela, usati per trasportare il carbon fossile fino alle caldaie.
Alex era in fondo, raccattando tutto il carbone possibile, sperando di essere pagato abbastanza per poter fare un pasto decente. Ad un certo punto si sentirono delle campane in lontananza: la tortura era finita quel giorno. Alex si avviò verso l’uscita pazientando per il controllo, il controllo del carbone: bisognava contare i pezzi di carbone e, se fossero risultati troppo pochi, si tornava in miniera per la notte.
Quel giorno quasi metà dei ragazzi dovette ritornare in quell’inferno, ma Alex non era fra quelli. Tornando a casa, se così si poteva chiamare, Alex si fece una domanda:<<Cos’e la vita?>>. Quella domanda se la poneva sempre, ma non riusciva a trovare una risposta…
Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, il tempo passava, ma quella domanda restava sempre nella sua testa, rimbombando come quelle macchine a vapore che creavano vestiti e indumenti da vendere. Il pensiero delle fabbriche lo fece tornare in sé, ricordandosi di suo padre, bloccato in quel posto per due giorni ormai. Si incamminò verso una piccola grotta nascosta sul pendio della montagna, la sua casa.
Era il rifugio dei ragazzi addetti all’estrazione del carbon fossile ed Alex era sempre il primo ad arrivare. Nessun adulto sapeva di quel posto, perché nessuno di loro osava avvicinarsi a quella montagna: si diceva fosse infestata di lupi maledetti, assetati di sangue che, in realtà, erano dei lupi addomesticati dai membri del “carbon clan ”, il gruppo addetto al carbon fossile di cui Alex era il capo ufficiale. Pian piano, tutti i ragazzi, o quasi, arrivarono, mangiarono il loro unico pasto, pane e frutta, e andarono a dormire, facendo trascorrere la notte.
Il giorno dopo fu uguale al precedente, con la differenza che i 3/4 dei ragazzi dovettero restare a scavare per la notte e, sfortunatamente, stavolta Alex era fra quelli. Gattonando all’interno di quel tunnel stretto e umido, cadde in una piccola caverna sotterranea, con ferro e carbon fossile in quantità industriali. Alex esclamò gridando a squarciagola:<<Ho trovato un enorme giacimento! Venite, avremmo il doppio con tutto questo!>> . Dopo aver portato la maggior parte dei materiali in superficie, come lui aveva predetto, vennero tutti ricompensati con il doppio dei soldi e due giorni liberi per riposare e ritornare più vigorosi per estrarre il materiale restante.
Quella sera si fece grande festa nella grotta, con acqua pura (ottenuta da una sorgente), coniglio cotto, che divisero con i lupi, e canzoni festive. Approfittarono del primo giorno libero per parlare, giocare e cacciare con i lupi. Alex stava parlando con il suo amico Steve per decidere i piani per quella giornata.
<<Steve, cosa potremmo fare oggi secondo te?>> domandò con tono giocoso e una scintilla negli occhi
Steve:<<Con tutti questi soldi dovremmo prendere qualche abito migliore e, magari, altre armi per cacciare più prede per noi e i nostri lupi>> rispose.
Alex:<<Buona idea! Ho visto in città alcune botteghe con vestiti a basso prezzo!>> Poi si incamminarono verso una bottega e provarono alcuni indumenti. Subito Alex mise gli occhi su uno sgargiante abito verde-acqua con un colletto degno del più importante ammiraglio e chiese al bottegaio se si potesse provare. << Accomodati figliuolo, spero che ti piaccia.>> rispose con tono cortese il vecchio bottegaio. Dopo qualche minuto, Alex si guardò allo specchio e sembrava rinato: i suoi occhi dal colore del mare si intonavano perfettamente con il colore dell’abito, e i suoi riccioli rossi ondeggiavano come alghe e coralli in fondo al mare. Il mare … Alex aveva sempre sognato di vedere il mare con i suoi occhi, ma i prezzi esagerati dei biglietti della locomotiva lo avevano sempre allontanato da quel desiderio.
Fino a quel giorno. Alex, dopo aver comprato il vestito ed essere tornato alla grotta, chiese agli amici del carbon clan se desiderassero vedere il mare. <<Ah… il mare… che bello sarebbe! Lavorerei giorno e notte per vedere il mare!>> rispose un ragazzo, e tutti gli altri annuirono.
<< Ragazzi, noi possiamo farlo! Usando una parte dei soldi per i biglietti e per vestiti nuovi, possiamo prendere la locomotiva che ci porterà attraverso il cancello dei nostri sogni!>> esclamò Alex con tono eccitato. Quella sera continuò a organizzare il viaggio, per poi tornare al silenzio notturno, con quella luna che, pian piano, lasciava spazio al bagliore caldo e rassicurante di quella stella che nasceva e moriva ogni giorno. Alex si svegliò con il suo lupetto sulle gambe e si ricordò dell’argomento di cui la sera prima avevano discusso con tanto ardore ed eccitazione.
Si alzò e andò a svegliare gli altri ragazzi, ma stranamente non trovò nessuno.
Vestendosi in fretta con il vestito verde-acqua, andò a controllare fuori dalla caverna e trovò una grande sorpresa: erano tutti svegli, con vestiti nuovi e sgargianti, e con loro c’era il bottegaio, che si era offerto di accompagnarli alla stazione e andare con loro a vedere il mare.
<< Sapete ragazzi, anch’ io ho sempre sognato di vedere il mare, vi accompagnerò e vi pagherò i biglietti, così potrete usare i vostri soldi per cose più importanti.>> Alex era commosso, nessun adulto gli aveva mai offerto un’occasione del genere, tuttavia la voce del bottegaio gli fece tornare in mente suo nonno… Così gli chiese il suo nome. <<Il mio nome? Certo che lo dico, io sono…>> ma nessuno riuscì a sentire il nome perché i lupi diedero l’allarme: un grosso cinghiale si stava precipitosamente avvicinando dalla foresta, ma l’ululato dei lupi lo fece allontanare in fretta così come era arrivato.
Allora si avviarono verso la stazione ma quella domanda tormentava ancora la mente di Alex:
<<Cos’è la vita?>> Stavolta lui non ci pensò più di tanto e si concentrò sullo scopo del viaggio: andare a vedere il mare.
Arrivati alla stazione, presi i biglietti, salirono sul treno e scrutarono con lo sguardo l’aspetto della locomotiva: era formata da sette vagoni, la sala caldaia e la locomotiva vera e propria. Si sedettero sui comodi sedili di tessuto e Alex sussultò: lui non aveva mai toccato un tessuto così morbido e comodo che gli fece ricordare delle maglie di sua madre: prima che fosse rinchiusa in fabbrica, lei gli tesseva maglie di lana e cotone, poi le colorava e ricamava figure di fiori e animali , e lui le sfoggiava come fossero vestiti da imperatore, pieni d’oro e gemme preziose perché per lui non valevano di meno.
Il viaggio durò qualche ora e gli occhi di Alex erano costantemente rivolti al paesaggio che vedeva dal finestrino: c’erano monti nevosi, pianure fiorite, colli uggiosi e laghi azzurri come il cielo, e ogni tanto, il ragazzo, vedendo un albero o un paesaggio che non conosceva, rivolgeva domande al bottegaio e quest’ultimo gli dava tutte le spiegazioni di cui aveva bisogno. Alex quel giorno conobbe il salice, il fiume, la quercia e i gabbiani. Pensando ai gabbiani, capì che si trovano nei pressi del mare e quindi che il viaggio in treno sarebbe terminato a breve.
Dovette aspettare ancora un’ora prima di arrivare alla stazione che avrebbe segnato la fine del viaggio, e, scendendo dal treno, ammirò abbagliato il paesaggio intorno a lui: non avendo mai visto una città ancora non toccata dalla rivoluzione industriale, si meravigliò dei campi coltivati e delle zone di erba fresca appena spuntata da quel terreno puro, pieno di fiori ed erba cipollina in abbondanza. Verso est si estendevano colline grigie a causa del fumo delle fabbriche, e a ovest …
I suoi occhi brillarono in quel momento, colti dall’azzurro in lontananza, da una vasta e sconfinata pianura blu,
Alex vedeva il mare.
Subito si avviò correndo verso la scogliera, tenendo per mano il vecchio bottegaio, e si sedette, osservando incantato la grande piana azzurra.
Non gli vennero in mente parole adeguate per quello che aveva visto e pensato in quel momento e restò a riflettere fino al tramonto, seduto accanto al vecchio bottegaio. A quel punto Alex seppe trovare una risposta. Quella domanda ora aveva un senso, ed era finalmente tornata nella sua testa. La vita è un viaggio, incompleto, da riscrivere ogni volta, è una tavolozza vuota da riempire di colori, è un tessuto che aspetta di esser trasformato in un vestito. E tu sei colui che la modella. Passo dopo passo, puoi alternare momenti felici a momenti disperati. La vita è uno spettacolo e sei tu l’attore principale. Ripensando all’uomo che gli era accanto, volle chiedergli una cosa, mentre il sole lasciava spazio al limpido manto stellato e alla falce argentea.
<< Qual è il tuo nome?>> domandò Alex con un tono di voce dolce e spensierato. Sorridendo, il vecchio bottegaio rispose:<< Il mio nome è semplice e profondo, nato dallo scintillio delle stelle e della luna, ma anche dallo splendore del sole. Il mio nome è Angel.>>