//VITE SPEZZATE

VITE SPEZZATE

di | 2023-03-08T13:42:46+01:00 7-3-2023 9:40|Alboscuole|0 Commenti
di Miriam Esposito, Rachele Aversa, Ilenia Caulo, Valeria Landi, Aniello Sessa, Michele De Caro – Almeno 70 persone, tra le quali 16 minori, sono morte al largo di Steccato di Cutro, in Calabria, nel naufragio di una piccola imbarcazione che trasportava circa 250 migranti in arrivo da Iran, Pakistan e Afghanistan mentre i migranti che ancora mancano all’appello sarebbero tra 30 e 40. Stavano percorrendo la rotta del Mediterraneo orientale, che parte dalla Turchia, i cui flussi sono triplicati in due anni. Tale rotta arriva fino in Calabria o in Puglia, costeggiando la Grecia ed è battuta da imbarcazioni di piccole e medie dimensioni, spesso a vela, per le quali i migranti pagano diverse migliaia di dollari alla criminalità organizzata turca, che agisce praticamente indisturbata. Una tratta che va avanti da anni, nonostante la Turchia venga finanziata con miliardi di fondi europei per gestire i flussi migratori. Il vento era forza 4-5, il mare troppo profondo per una  barca costruita con il legno marcio. Così si muore a 150 metri dalla costa, dalla salvezza, dalla speranza di un futuro migliore, con tanti dubbi su come mai, malgrado la barca fosse stata segnalata già durante la notte, non sia stata seguita la sua rotta, per predisporre i soccorsi a riva. Una serie di fatti negativi che, sommandosi, hanno prodotto la tragedia o, almeno, l’hanno aggravata.  Per chi non sa nuotare, oltretutto con acqua freddissima, non c’è scampo. Ma non va meglio a chi resta a bordo. La barca si è purtroppo incagliata girandosi e mettendosi di traverso al vento che così l’ha colpita su uno dei fianchi. Duramente, ripetutamente.  Il giorno dopo il brutto accaduto sono arrivate le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo questo messaggio: in queste condizioni non bisogna partire. Di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo. Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”. Parole che non lasciano dubbi sulla sua posizione in merito alla questione dell’accoglienza dei migranti.  SPERIAMO CHE NEL FUTURO NON ACCADANO PIU’ DI QUESTI EPISODI.