Il giorno 21 dicembre 2018, le classi della scuola secondaria di primo grado dell’I.C.G. Calò, sono partite in pullman per arrivare a Bari e visitare la città. Già alla partenza, dal piazzale in zona Palatrasio, c’era molta euforia. L’allegria era molta ed eravamo impazienti di partire. Dopo un po’ di tempo, siamo finalmente arrivati a destinazione. Accompagnati dai nostri docenti, ci siamo inoltrati nel borgo antico e abbiamo raggiunto la Cattedrale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, dedicata alla B.S.V. Maria Assunta in cielo.
Il sacrestano ci ha spiegato la storia della Cattedrale: l’edificio attuale è la “terza chiesa”, perché la prima risaliva circa al V secolo, la seconda era un Duomo bizantino distrutto nel 1156 da Guglielmo I detto il Malo e la terza, quella attuale, costruita sulle rovine delle altre due chiese, fu consacrata il 4 ottobre 1292 e nel XVIII secolo, la chiesa venne rifatta in stile barocco, coprendo così gli affreschi delle pareti, ricoprendo le colonne con marmi e stucchi, togliendo il pulpito e tanti altri elementi architettonici romanici. Negli anni ’50 del ‘900, la chiesa interna fu riportata allo stile romanico. Dell’antico pavimento a mosaico rimane un rosone davanti al presbiterio, con le stesse misure e forme di quello sulla facciata. Ogni anno, il 21 giugno, la luce che entra dal rosone sulla facciata colpisce e disegna la forma del rosone sul pavimento. Poi siamo scesi giù, nella cripta in cui sono custodite le reliquie di San Sabino e di Santa Colomba di Sens.
Ma qui è anche conservata l’icona, con riza, del XVI secolo, raffigurante la Madonna Odegitria, patrona dell’Arcidiocesi e della città con San Nicola e San Sabino. Questa icona è stata portata a Bari da alcuni monaci diretti a Roma che, per colpa di una tempesta, vi lasciarono l’icona, come rappresentato sul palliotto argenteo dell’altare della cripta. Allora abbiamo lasciato la cattedrale e siamo arrivati alla Basilica Pontificia dedicata a San Nicola.
La Basilica fu costruita tra il 1087 e il 1100, con il permesso dell’abate Elia, rettore del monastero di San Benedetto, in stile romanico. Il 1 ottobre 1089, le reliquie di San Nicola, trafugate da 62 marinai baresi e 2 monaci da Myra, in Licia, e arrivate a Bari il 9 maggio 1087 furono portate dal monastero di San Benedetto alla cripta della Basilica da papa Urbano II. La Basilica fu costruita sul luogo dove, fino a pochi anni prima, c’era il palazzo del governatore bizantino (il catapano). La Basilica fu terminata nel 1103 e la lapide di consacrazione del 1197 fu donata dall’imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, che partiva per la Crociata e chiedeva la benedizione di San Nicola.
Nel 1968, San Paolo VI, motivato dal contributo e “dall’impulso al movimento ecumenico”, elevò la chiesa a Basilica Pontificia, promulgando la costituzione apostolica Basilicae Nicolaitanae. Dietro l’altare maggiore della Basilica è sepolta la regina Bona Sforza sono notevoli anche la sedia episcopale del 1105, il tetto della Basilica interna, il simulacro di San Nicola, il pulpito in legno dipinto, il ciborio, la cripta e l’organo a canne. Inoltre, San Nicola ha unito, a Bari, i cristiani cattolici e i cristiani ortodossi, soprattutto appartenenti alla Chiesa ortodossa russa. Dopo aver camminato dalla Basilica per pochi minuti, siamo arrivati al Castello normanno-svevo. La fortificazione medioevale risale, probabilmente, al 1132 e fu costruito dal re normanno Ruggero II. Poi il castello fu distrutto da Guglielmo il Malo per volere dei baresi e, nel 1233, Federico II di Svevia lo riedificò e lo rafforzò. Fu modificato dagli angioini; gli aragonesi costruirono la cinta di difesa e Ferdinando d’Aragona donò il castello agli Sforza, che lo resero più gentilizio. Il castello passò alla figlia Bona, regina di Polonia, che vi morì nel 1557 e, così, la rocca fu ri-gestita dai re di Napoli, che l’adibirono a prigione e caserma. Oggi il castello è circondato dal fossato, prima bagnato dal mare, dalla cinta muraria e si entra dal ponte sul fossato, entrando nel cortile tra il mastio svevo e i baluardi cinquecenteschi. Abbiamo anche visto delle copie in gesso di opere scultoree presenti in Puglia.
Dopo aver mangiato e fatto compere, ci siamo diretti verso il Teatro Margherita.
Lì, per 45 minuti, abbiamo assistito all’affascinante ed interessante mostra sulla vita e sulle opere di Van Gogh, un animo sensibile, coraggioso, visionario e tormentato. La mostra mi ha soddisfatto molto: è stata una giornata interessante ed emozionante.
CASCARDI PAOLO