Quando Jane Villanueva (Gina Rodriguez) era piccola, la nonna Alba Gloriana (Ivonne Coll) le insegnò che doveva proteggere il suo “fiore”. La ragazza, crescendo, ha quindi sempre aspettato a concedersi ad un uomo, anche quando non è stato facile resistere alla tentazione, soprattutto dopo il fidanzamento con l’aitante detective Michael Cordero (Brett Dier). Il problema è che, a volte, il destino decide per noi e Jane si ritrova accidentalmente inseminata da una ginecologa pasticciona, diventando così la madre surrogata di Rafael Solano (Justin Baldoni), il ricco proprietario dell’hotel Marbella, già malato di cancro e, una volta guarito, apparentemente senza alcuna possibilità di avere figli.
Jane decide, sorprendendo tutti i familiari, di portare a termine la gravidanza e far felice Rafael: è dunque per caso che i due si conoscono e s’innamorano. Ma il loro rapporto sarà a rischio per gli interventi della ex moglie di Rafael, l’intrigante Petra (Yael Grobglas), che tenterà di tutto per restare anch’essa incinta dell’ex marito.
Questo il succo della prima stagione di Jane the Virgin, la nuova serie americana ispirata al successo della telenovela venezuelana di Perla Farias, Juana la virgen. Le vicende dei due protagonisti si intrecciano con la storia poliziesca che ruota intorno a Michael, alla ricerca di una criminale clinica chirurgica, e con la storia sentimentale tra i due genitori di Jane, Xiomara (Andrea Navedo) e l’attore di telenovela Rogelio de la Vega (Jaime Camil), che la figlia non ha mai conosciuto e che riprende i contatti con l’ex moglie all’improvviso.
La serie, creata e sviluppata da Jennie Snyder Urman, produttrice già di Hope & Faith, delle Gilmore Girls, di Men in Trees, di Lipstick Jungle, di 90210, di Emily Owens, M.D. e di Reign, affronta alcuni temi spinosi, come la liceità dei rapporti pre-matrimoniali, o le relazioni tra genitori e figli e il gap generazionale.
Rispetto ad altri prodotti televisivi che insistono anch’essi su questi argomenti,Jane the Virgin ha una trama complessissima che diventa, col tempo, sempre più intricata (tanto che lo spettatore deve sempre stare attento, anche ad ogni piccolo particolare, altrimenti rischia di perdere il filo della storia) e dialoghi sempre vivacissimi, che, nella dinamica dei punti di vista dei personaggi, offre la possibilità di riflettere sulle motivazioni di ciascuno, anche quando si è scelto, inconsapevolmente, di tifare per uno piuttosto che per un altro.
Molto interessante e a suo modo innovativa è la presenza della voce narrante (nell’edizione italiana è quella di Massimo Lopez) che commenta ogni aspetto bizzarro della vicenda, od ogni colpo di scena, che spiega sentimenti e fantasie dei protagonisti e che riesce sempre a far ridere con la sua vena sarcastica. E’ come se anch’essa fosse uno spettatore come noi ed è come se avessimo accanto un’amica con cui poter commentare ogni momento della serie.