di Giovanni Malvestio, Classe 2^ A. –
Cari lettori e lettrici del ‘Foscarini News’, oggi abbiamo raggiunto nel chiostro di Santi Cosma e Damiano il presidente di Venice Calls, Sebastiano Cognolato al quale, data l’occasione, sono riuscito a strappare un’intervista. Venice Calls è un’associazione ambientalista che ha sede alla Giudecca, ed è nata dalla volontà di un gruppo di amici che hanno scelto di agire per il bene di Venezia, accomunati da una forte preoccupazione per il futuro della nostra bella Città. I soci sono circa 135, per lo più studenti universitari. Venice Calls organizza iniziative di raccolta plastica svolte lungo la spiaggia e i canali di Venezia dette ‘Clean Up’ ed inoltre imbastisce dibattiti e conferenze su temi ambientali. La sua ambizione è quella di perseguire e raggiungere l’obiettivo di fare rete tra persone e associazioni per il bene di Venezia, attraverso per esempio un piccolo laboratorio di riciclo della plastica.
Come prima domanda volevo chiederle come mai avete creato Venice Calls?
Risposta. Nel 2018 abbiamo iniziato a constatare che tra amici si continuava a parlare della Città con tono molto ma molto negativo, ed era come sentire delle persone che non ci credevano poi così tanto alle condizioni in cui erano ridotti i luoghi della nostra Città. Eravamo anche in quel periodo in cui, dopo aver terminato le scuole superiori, si deve iniziare a scegliere che cosa fare nella vita. Tutti quanti dicevamo ‘ma perché non andare via da Venezia?’. Questo era il concetto predominante. Dopo profonde riflessioni e considerazioni personali così ho pensato di creare qualcosa che potesse in qualche modo unirci in un unico sentimento d’amore verso questa Città. Questo è stato proprio il primo momento: passare da valutazioni negative a provare ad attivarsi in qualche modo, sempre però con un pensiero critico per cercare di mettere in gioco se stessi nel compiere piccoli gesti di cura dei luoghi così da riappassionarsi alla Città.
Domanda. Cosa fa l’associazione ‘Venice Call’ per salvaguardare la peculiarità della Laguna?
Risposta. In stretta relazione con la salvaguardia della Laguna posso affermare che noi siamo riusciti ad attivare concrete iniziative mirate alla pulizia delle spiagge, piuttosto che fare delle conferenze nelle quali parlare con esperti su quali siano le criticità della Laguna e sulle sue specifiche peculiarità, perché il contesto della Laguna di Venezia risulta essere unico in Europa. Poi, se vogliamo allargare un po’ di più il discorso, diciamo che il nostro concetto è quello di riuscire a fare con poco (perché magari non abbiamo grandi fondi) quello che si riesce a coinvolgere e far conoscere, attraverso un nuovo senso di cittadinanza, che è proprio quell’interesse che dobbiamo, con accurata sensibilizzazione, promuovere e suscitare nelle nuove generazioni. Purtroppo negli ultimi anni si va sempre meno a votare e in più molte indagini statistiche fanno vedere come l’associazionismo aiuti ad aumentare il senso di appartenenza. Di conseguenza quello che noi volevamo all’inizio era di avere una posizione non soltanto di salvaguardia ambientale, ma anche riuscire a guardare a questi nuovi principi che sono stati determinati dalle Nazioni Unite. Questi sono i 17 obiettivi rientranti nello sviluppo sostenibile, i quali costituiscono un approccio molto trasversale: cioè si vede soltanto il problema economico attraverso le sue ricadute che si hanno sull’ambiente e sulla società, piuttosto che vederlo come un reale problema sociale su quale emerge soltanto il costo economico con la sua ricaduta ambientale, quindi in questo modo siamo riusciti, negli anni, a creare un’associazione che non è un’organizzazione ambientalista e basta, ma è un’organizzazione che si occupa della Città.
Domanda. Avete in mente qualcosa per favorire le attività lagunari; per esempio i pescatori che ancora usano la barca per pescare con le canne da pesca invece di utilizzare grandi pescherecci con delle reti?
Risposta. Non siamo riusciti ancora a creare dei progetti così dettagliati, però quello di cui siamo consapevoli è il fatto che a Venezia negli anni si stanno perdendo tantissime manualità: se pensiamo ad esempio agli artigiani, sono passati in trent’anni dall’essere un numero di 5.000 ad essere esattamente la metà! Per dirti ‘Venice Calls’ ha la sede alla Giudecca e in Campo San Cosmo c’è l’ultima famiglia di pescatori attiva di Venezia; se vai a Chioggia sono tutti pescatori, però qua proprio nel Campo li vedi, durante l’estate, lì a lavorare ed è qualcosa di molto unico. Di questo mestiere sono uniche soprattutto le competenze e le conoscenze che i pescatori hanno. Se noi magari facciamo una conferenza nella quale invitiamo un professore, farà un grande discorso sulle specie ittiche e ciò va bene per le informazioni, ed è anche bello, ma è un fatto accademico. Se però nella stessa conferenza mettiamo insieme il professore ma anche il pescatore, si crea intanto un contesto un po’ più informale dove la gente può anche sorridere magari perché vede due registri con voci molto diverse, ma vede anche due descrizioni diverse dello stesso problema, uno in aula e l’altro appunto sul campo. Da tutto ciò noi siamo consapevoli del fatto che se un giorno riusciremo ad esempio a fare un progetto per il quale c’è bisogno di tantissimi fondi per mettere a posto le barene, sapremo e saremo convinti del fatto che saranno i pescatori ad essere gli operatori ecologici che magari daranno il loro aiuto e contributo nella situazione per creare determinati sistemi di contenimento naturale. A proposito di questo, c’è un progetto molto bello che ti consiglio per la prossima intervista che si chiama ‘Programma Life’. E’ un progetto europeo (fatto con fondi europei) dell’Università di Padova che si occupa, hai presente i cesti in vimini? , bene , si prendono dei filamenti per tessere intorno alle barene una sorta di barriera sfruttando il moto ondoso in modo che aiuti ad accumulare dall’altra parte dei sedimenti per contenere l’erosione della Laguna.
Domanda. Quante persone o organizzazioni riuscite ad attivare per ogni progetto?
Risposta. Per ogni progetto cerchiamo di vedere quali sono le professionalità necessarie, i relativi partner e cioè altre aziende, le altre associazioni che sono di riferimento a seconda dell’ambito, quindi per la pulizia delle spiagge collaboriamo con Veritas, o magari per esempio collaboriamo con un’azienda che possa aiutarci nel processo di riciclo, tant’è che abbiamo chiesto per il progetto ‘Plastic Revolution’ ad un’azienda austriaca di darci i macchinari necessari; abbiamo anche come partner la ‘Serendipity’ che è una società che è a fianco a noi che cerca di avviare delle start up che sono delle aziende dai contenuti innovativi supportati da tecnologia o altro promosse da soggetti Under 35 anni. Poi, in verità, ci sono anche tanti diversi sistemi poiché lo sviluppo sostenibile è una cosa molto complessa in cui ci sono tanti aspetti che vengono a confrontarsi. Ogni progetto è peculiare, infatti uno dei progetti che abbiamo fatto è stato molto particolare, il quale ha riguardato l’organizzare attività di supporto che si riferivano ad alleviare i tristi momenti per i rifugiati che venivano dall’Ucraina. In questo specifico caso abbiamo chiesto ai soci: “attenzione c’è questo problema, vi chiediamo come si potrebbe attivare l’associazione?”. Agendo in rete abbiamo iniziato a vedere quali altre organizzazioni facevano questi servizi. Una volta che abbiamo capito che cosa facevano le altre organizzazioni, allora ci siamo attivati per poter integrare dei servizi per essere utili a questi ragazzi e ragazze. Quello che è venuto fuori sono state delle attività espletate in altri ambiti e spazi come ad esempio i musei. Quindi ogni iniziativa ha un supporto di un altro partner. Le Scuole sono un prezioso partner per noi quando si tratta di parlare con i ragazzi e tu, che frequenti una Scuola, ad esempio sei un nostro partner.
Domanda Cosa pensi delle forme di protesta degli attivisti per l’ambiente? Per esempio, di ‘Ultima Generazione’ che per sensibilizzare l’opinione pubblica ha bloccato il Ponte della Libertà oppure che alcuni loro militanti si sono incollati vicino alla ‘Tempesta del Giorgione?’.
Risposta. Sono perfettamente d’accordo che loro facciano questo genere di azioni perché ognuno di noi ha delle sensibilità diverse e un modo diverso di rispondere a quella che è un’emergenza che percepisce. Se ci pensi tutti i diritti sono stati affermati grazie a degli atti molto forti. Ci sono stati degli atti molto eclatanti per attirare l’attenzione come ad esempio c’è stato chi si è fatto bruciare. Ci sono però anche degli altri esempi di atti non violenti, in questo caso mi viene in mente quello che è avvenuto in America con Martin Luther King, il quale professava di protestare in modo non violento. Diciamo che personalmente ritengo finché gli atti non sfociano in azioni che possano ledere la libertà degli altri e si possa fare qualsiasi cosa che abbia come fondamento il ‘far riflettere’. Per me questo è sempre qualcosa di buono. La nostra associazione non ha mai collaborato direttamente con ‘Ultima Generazione’. Sono a conoscenza che loro stanno iniziando a fare i primi studi su come la popolazione risponda a questo ed ho capito che le persone che supportano questa causa riconoscano il loro messaggio, invece sembrerebbe che le persone alle quali non interessa particolarmente ciò non riescano a percepire il valore delle azioni. La nostra associazione comunque nasce dallo slogan “noi non protestiamo, noi cerchiamo di proporre un cambiamento” quindi, in questo senso, qualsiasi nostro progetto cerca di avere più propositività invece che della protesta, perché talvolta la protesta porta a stare un po’ male dentro.
Domanda: A che punto siete con il progetto di ‘Plastic Revolution?’.
Risposta. Noi per adesso abbiamo raccolto più o meno 4.500 €, abbiamo avuto 92-93 donatori e a questi si aggiungono i fondi comunali ed europei; quindi, diciamo che adesso abbiamo circa 9.000 €. Inoltre, abbiamo dei fondi che sono arrivati da delle associazioni che credono in noi. Dunque per questo laboratorio abbiamo trovato sia i fondi che delle aziende che hanno deciso di credere alla nostra idea. Siamo anche riusciti il mese scorso a inaugurare il laboratorio di riciclo della plastica. In quell’occasione abbiamo invitato tutti i soci a venire in sede a vedere i macchinari e abbiamo regalato a tutti quanti una trottola. Attualmente abbiamo due macchinari. il nostro progetto con il Comune in verità contempla solo la realizzazione dell’asse della panchina e di fare quattro Clean Up. Abbiamo già fatto la prima clean up a Sant’Alvise dove abbiamo tirato sui 100 kg di materiali molto diversi tra loro dove la plastica era all’incirca il 60%. Questo per quanto riguarda le clean up delle quali ne avremo altre tre da organizzare in questi prossimi due mesi fino a che non finisce formalmente il progetto, ma non finirà qui il nostro laboratorio, infatti arriverà a breve la spedizione dello stampo dell’asse della panchina e con esso inizieremo a fare le prime prove. Presumiamo di riuscire ad avere l’asse della panchina entro il mese di settembre. Nel frattempo abbiamo già avviato delle prime collaborazioni per capire come mettere in piedi dei laboratori per mostrare come funzionano i macchinari, infatti stiamo studiando la materia per capire come stoccare e separare tutta quanta la plastica. Dovremmo fare dei primi esperimenti sulla plastica che viene dal mare perché una cosa è raccogliere la bottiglia quando è un rifiuto recente e questo non costituisce un problema, ma nel momento in cui la bottiglia e il tappo sono stati troppo a contatto con la terra oppure entrambi sono stati tanto immersi nell’acqua allora iniziano a perdere il loro potenziale di legamento e quindi di conseguenza se le metti dentro al processo di riciclo può avvenire che la trottola che hai in mano si spezzi e quindi dobbiamo capire un po’ questa situazione e cioè quanta è la capacità di resistenza della plastica che raccogliamo in spiaggia. Per tale situazione stiamo iniziando ad attivare dei contatti con questa associazione che si occupa proprio di questo la quale già ha operato su tutto il territorio del Comune, ma anche si è occupata di altre Città dove ha dei punti per raccogliere i tappi che poi vengono donati per fare le confezioni delle medicine.
Domanda. E’ possibile per un ragazzo della Scuola Media potersi iscrivere a ‘Venice Calls?’.
Risposta. Sì certamente, ma sono i genitori a dover iscrivere formalmente i ragazzi più piccoli di 18 anni, infatti a 18 anni si è maggiorenni e si è liberi di scegliere e fare quello che si vuole. Diciamo che nel tempo stiamo cercando di trovare sempre di più la maniera in cui dare da fare alle persone qualcosa che piaccia, pertanto, la risposta è sicuramente sì, infatti può entrare a far parte dell’associazione qualsiasi persona anche un bambino di tre anni. La cosa che però vogliamo riuscire a incentivare è il fatto di prendere parte attiva, quindi per noi è solo un piacere avere più persone che partecipano e che vengono per esempio con noi a fare le attività di pulizia, piuttosto che le altre che facciamo. Fra qualche sera facciamo una nuova inaugurazione di un altro spazio che ci stanno dando che è un ex Consultorio. Questo è uno spazio bellissimo perché ha un giardino fronte Laguna con due piccoli spazi dentro dove vogliamo fare dei podcast diciamo per riuscire a mettere in contatto il nostro pubblico con il pescatore che abbiamo menzionato prima che per esempio parlerà delle ‘moeche’ e magari un’altra volta possiamo parlare del sistema museale: sarebbe bello che, invece di parlare soltanto di quanti ingressi abbiamo, si valorizzassero tutti i percorsi che vengono fatti per i disabili.