//Va, pensiero…

Va, pensiero…

di | 2018-11-14T12:39:32+01:00 9-11-2018 17:38|Alboscuole|0 Commenti
Martina Di Taranto – “Va, pensiero, sull’ali dorate” è una delle arie più famose dell’opera lirica “Nabucco” di Giuseppe Verdi scritta nel 1842, quando l’Italia era sotto il dominio austriaco. Verdi in questo modo voleva descrivere l’Italia all’epoca, però, ha usato una metafora, ha utilizzato la storia degli antichi Ebrei per evitare la censura. Con quest’aria, lui invitava il popolo a combattere per la libertà perché ormai, su quel territorio che apparteneva agli italiani, poteva andarci solo il pensiero, solo lui poteva posarsi sui campi, sentire l’odore dell’aria, riportare alla mente e nel cuore i vecchi ricordi, solo lui poteva raccontare il passato. Gli strumenti rappresentano al meglio la situazione. All’inizio c’è un’alternanza di suoni molto forti, violenti, invece il “ tremolio” successivo per rievocare le terre lontane. Le prime due strofe procedono tranquille, viene descritto il territorio lontano. All’inizio della terza strofa, invece c’è l’unione di tutti gli strumenti che “esplodono” col coro, c’è un’implorazione al pensiero da parte del popolo che chiede di non far sparire il ricordo del passato e in questa strofa, per ben due volte, c’è un contrasto tra piano e forte sia dalla parte dell’orchestra che del coro. Nella quarta e ultima strofa i primi due versi sono normali e nei seguenti due c’è un’altra “esplosione” di coro e orchestra perché il popolo chiede a Dio la forza (metaforicamente) per sopportare il dominio straniero. Uno dei versi più importanti è: “Oh mia patria sì bella e perduta!”, esso non si riferisce solo al passato, ma anche al presente, al nostro 2018,  anche adesso il territorio italiano non è al massimo splendore! L’Italia non è dominata da nessuna potenza straniera come all’epoca, però ha perso la difesa della cultura e i suoi valori morali; l’Italia è ricca di un patrimonio artistico che però non sa sfruttare. In sintesi sono queste le parole del direttore d’orchestra Muti nel 2011, quando in un concerto per i 150 anni dell’Unità d’Italia, viene chiesto il bis dell’aria chiede a tutti gli spettatori di cantare col coro e di gridare “Oh mia patria sì bella e perduta!”.