di Davide Turetti e Carolina Schiattarella
nella foto: progetto accoglienza 2019/20
Ora che sono trascorsi i primi due mesi di scuola, è importante capire come sta procedendo l’esperienza degli studenti che sono arrivati quest’anno al Meneghini; per questo abbiamo deciso di sentire direttamente gli interessati e abbiano intervistato le classi prime (per un totale di otto classi). Ci siamo permessi di rubare cinque minuti a degli studenti volontari per sottoporli a delle domande su come si sono trovati per la prima volta in una scuola superiore.
La prima domanda riguardava la loro prima impressione e il loro stato attuale in questa scuola; nelle risposte abbiamo riscontrato che, nella maggior parte dei casi, i ragazzi si trovano spesso a disagio e spaesati non solo in ambito scolastico, ma al cospetto di ogni situazione nuova, magari per colpa della nuova località; in generale, però, basta avere un po’ di pazienza e con il passare del tempo la situazione migliora.
La seconda domanda chiedeva “com’è il cambiamento tra medie e superiori?”
Qui si apre un divario: abbiamo chi spiega come le medie fossero meno impegnative e chi spiega che le superiori offrono molta più libertà, ma abbiamo un punto in comune, che è il telefono: infatti il telefono è severamente vietato alle medie, mentre poterlo portare a scuola appare un elemento di grande novità.
La terza domanda si basa proprio sulla loro sicurezza nella scelta, la quale non è una cosa da sottovalutare infatti non è raro trovare qualche studente che abbia dubbi sul corso che frequenta, e non solo in prima e la cosa ci appare del tutto giustificabile.
Al di là delle diverse risposte che abbiamo raccolto, emerge che nell’esperienza di un “primino” è molto importante una classe unita e che si aiuta: per fortuna tutte le risposte citano una classe all’inizio un po’ distaccata, probabilmente per timidezza, ma affermano anche che con il tempo la situazione è migliorata.
Dopo aver guardato al passato (medie), l’ultima domanda guarda al futuro: abbiamo chiesto cosa vedessero nel loro futuro e abbiamo ricevuto delle risposte che vanno da chi indica già il lavoro specifico (complimenti per la determinazione!) a chi non ha ancora le idee chiare e si accontenta di un “mi vedo viva”
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