Le professoresse, quest’anno, ci hanno invitato ad approfondire alcuni argomenti dell’agenda 2030, un testo promosso dall’ONU il quale presenta una serie di obiettivi che devono essere raggiunti entro la suddetta data, per rendere il mondo più sicuro per tutti. È stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Quello che ha suscitato in me maggiore interesse è stato l’obiettivo 4 che parla dell’istruzione nel mondo. La scuola da noi è un diritto acquisito e pertanto non le diamo la giusta importanza, alcune volte, infatti, preferiamo restare a casa a fare cose che per noi, sono più importanti. Ma non abbiamo pensato alle persone che vivono in posti dove l’istruzione è un vero e proprio privilegio. In Africa o in Asia, i bambini che vanno a scuola sono molto pochi; la maggior parte di essi provengono da famiglie povere e con difficoltà economiche tali, da non potersi permettere tutte le spese scolastiche. Altri invece provengono da famiglie nelle quali genitori e parenti non comprendono l’importanza dell’istruzione. La causa principale, però, è la distanza. Molte famiglie, infatti, vivono in posti isolati e molto lontani dalle scuole e, non avendo a disposizione mezzi che per noi sono una “normalità”, non possono raggiungerle, ed è per questo che molte persone decidono di non mandare i propri figli a scuola. Per aiutare queste popolazioni, l’UNICEF, che ha registrato un basso tasso di bambini nelle scuole ha deciso di aiutarli ad istruirsi perché “in un paese a basso reddito, le nuove generazioni, rappresentano la ricchezza più importante e la migliore arma contro l’analfabetismo”. Per questo motivo l’UNICEF da anni combatte per i diritti dell’istruzione e finalmente nel 2014 è riuscito a promuovere un progetto per l’istruzione dei bambini Libanesi e Palestinesi. Le numerose guerre hanno distrutto e distruggono quasi la totalità degli edifici scolastici e delle abitazioni, riducendo così moltissimi bambini in strada. A questo l’UNICEF ha trovato una soluzione, utilizzando i fondi donati da altre nazioni, ha potuto costruire molteplici edifici chiamati “Scuole all’Aperto” dove circa 2000 bambini hanno potuto studiare. Per i diritti scolastici ha lottato non solo l’UNICEF ma anche molte figure femminili che hanno dato il loro contributo a questa problematica. Una di queste è sicuramente Malala Yousafzai, diventata famosa per la sua lettera con la quale rischiava la vita. In tale lettera denuncia il controllo della sua città da parte dei talebani e spiega che la pace è alla base dell’istruzione, poiché i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola; afferma che le parole hanno il potere di cambiare tutto e conclude dicendo che le armi più potenti per sconfiggere l’analfabetismo e la povertà sono le penne e i libri. Per noi la scuola deve essere un diritto per tutte le popolazioni mondiali, senza distinzioni, per questo sosteniamo fermamente le associazioni e le persone che lottano per questi diritti.
Articolo a cura di: Grimaldi Ilaria, Serio Grazia, Lauro Giovanni della classe 3°G plesso Galvani, Angri.