//Una valigia di cartone

Una valigia di cartone

di | 2019-04-04T19:59:54+02:00 4-4-2019 19:44|Alboscuole|0 Commenti
a cura della classe III D L’emigrazione è un fenomeno che consiste nello spostamento di persone da un luogo ad un altro. Il nostro paese è stato in passato e continua ad essere ancora oggi terra di emigrazione e di immigrazione e per questa ragione l’argomento interessa noi tutti da vicino ed è sentito da noi giovani come molto attuale. Oggi l’Italia riceve persone provenienti prevalentemente dall’Africa e dall’Asia, fenomeno che crea molti dibattiti tra i politici e la gente comune. In questa sede noi non abbiamo voluto entrare nel merito di tali discussioni né esprimere i nostri pensieri, ma abbiamo voluto semplicemente comprendere cosa significhi essere migrante attraverso il racconto di un emigrante italiano in Svizzera negli anni Sessanta. Si tratta del nonno della nostra compagna di classe Martina. La trascrizione dell’intervista è a cura di Martina Califati, ma le domande le abbiamo formulate tutti insieme.
  • Il viaggio per giungere in Svizzera è stato duro?
Eh, durissimo…quando sono partito per la Svizzera è stato duro perché ho dovuto lasciare la mia famiglia e il mio paesino, Borgagne. Inoltre era la prima volta che mi allontanavo da solo da casa.
  • Cosa ti ha spinto a partire?
Non avevamo lavoro e c’erano pochi soldi.
  • Quanto tempo hai impiegato per arrivare in Svizzera?
Ci ho messo 28h, e sono state lunghissime perché sul treno i posti a sedere non erano sufficienti per tutti.
  • Perché hai scelto proprio la Svizzera?
Ho scelto la Svizzera perché c’era mio fratello che mi ha aiutato a cercare un posto di lavoro.
  • Come ti sei preparato per partire? Cosa hai messo nella valigia? Che tipo di valigia avevi?
Nella valigia c’erano 2 paia di pantaloni, 2 camice, un giubbotto e due paia di scarpe, oltre all’intimo. Era una valigia di cartone.
  • Con quale mezzo di trasporto sei partito?
Sono partito con il treno, non c’erano altri mezzi di trasporto economici.
  • Che lavoro hai fatto per sopravvivere?
Ho lavato i piatti i primi 8 mesi, poi sono andato a lavorare nel bar del ristorante.
  • Come ti sei integrato nella società svizzera?
Mi sono inserito benissimo perché ero scappato dalla crisi e avevo trovato un altro mondo: lì c’era speranza per tutti perché chi era più bravo andava avanti.
  • Sei partito da solo o in compagnia?
Son partito da solo.
  • Quali sensazioni hai provato appena sei arrivato?
È stato bellissimo, perché c’era molta organizzazione, ognuno aveva il suo lavoro, ma mi mancavano tantissimo amici e famiglia. Soprattutto il primo periodo è stato più duro.
  • Quale difficoltà hai trovato?
Ho trovato difficoltà solo perché non conoscevo la lingua.
  • Hai avuto quindi molte difficoltà con la lingua?
Sì, i primi 6-8 mesi ho avuto molta difficoltà: ci si capiva a segni. Nel ristorante dove lavoravo c’erano dei vecchietti che giocavano sempre a carte e che parlavano solo in tedesco: da loro ho l’imparato tanto.
  • Quali le principali differenze tra Italia e Svizzera?
Di sicuro in Svizzera c’era gente molto organizzata e le persone erano amichevoli e disponibili.
  • Quali sensazioni hai trovato prima di lasciare l’Italia?
È stata un’esperienza molto brutta.
  • A quale età sei partito? E a quale sei ritornato?
Son partito quando avevo a stento 16 anni e sono ritornato in Italia a 18 anni per fare il militare, poi sono ripartito a 21 anni sempre solo, sono tornato a 22 nuovamente col treno e mi sono sposato. Sono poi partito con mia moglie perché anche lei era riuscita ad ottenere un contratto di lavoro.
  • In quale anno sei partito?
Son partito nel 1964 e sono tornato il 18/03/1983
  • Ti sei mai pentito di essere partito?
No, mai, sono stato contentissimo perché la Svizzera mi ha dato tutto quello che volevo.
  • Hai trovato piacere a tornare in Italia?
Sì, perché l’Italia è sempre l’Italia. In qualunque punto del mondo in cui tu stia, dopo un certo numero di anni ti manca la tua patria.
  • Ti ha cambiato questa esperienza?
Moltissimo, perché ho avuto un’altra vita ed ho conosciuto tanta gente.
  • Hai stretto nuove amicizie?
Sì, moltissime, ci sono amici che sono ancora in Svizzera e con cui mi sento ancora tramite telefono, altri sono tornati con me in Italia.
  • Hai incontrato altri italiani con le tue stesse difficoltà?
Sì, ce n’erano tanti. Da Lecce partivano tanti italiani con destinazione Svizzera o Germania.
  • Stare in Svizzera ti ha consentito di migliorare le tue condizioni?
Sì, ha migliorato tutto.
  • La nonna ha accettato facilmente di andar via dall’Italia?
Si, perché era contenta di andare con me in un posto che ci migliorava la vita.
  • C’erano altre possibilità di lavoro?
No, c’era una sola opzione.