Avevo tredici anni e frequentavo la terza media. Eravamo una piccola classe, composta da circa 15 alunni, circa metà e metà maschi e femmine. I docenti erano praticamente tutte donne, quindi le ragazze la facevano da padrone, tant’è vero che non venivano nemmeno sfiorate dai problemi che racconterò…
In classe c’era un ripetente di un anno in più, un ragazzo grande, grosso e dotato di una certa cattiveria innata (a volte è un “dono”).
C’era anche, ahimè, un pluriripetente di circa 17 anni che in pratica era il padrone della scuola. Per completare il quadro costui raccontava che aveva un fratello maggiore cattivissimo, pronto a malmenare duramente chiunque avesse disturbato od ostacolato il fratellino.
Bene, pensate questi due insieme e immaginate la situazione che si era creata…
In pratica anche le docenti li temevano e cercavano di limitare al massimo i richiami, sia come frequenza, facendo spesso finta di “non vedere” , sia come severità, usando dei richiami bonari e scherzosi, per non urtare i due “ragazzi”.
Vi invito a soffermarvi un attimo su quanto ho appena detto, perchè è la chiave di lettura di tutta la situazione: in pratica il corpo docente aveva deciso di “non vedere ” ciò che stava accedendo, per comodità, per il proprio quieto vivere, fregandosene completamente degli eventuali danni che potevano subire i ragazzi vittime.
Ma, come ho detto, siamo nel 1971. Quindi potete immaginare…
Questi due “ragazzi” spadroneggiavano con scherzi, angherie e prepotenze varie, sotto gli occhi semichiusi delle docenti e il sorrisetto divertito delle ragazze, per le quali tutto ciò era soltanto un film divertente.
Io e altri ragazzi eravamo le vittime, oggi uno, domani un altro, giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Poi, un giorno, arriva un compito in classe. Avevamo tutti sul banco l’astuccio con penne, matite, ecc…
A questi due viene l’idea di prendere il mio astuccio, durante il compito in classe, e di lanciarselo da un banco all’altro.
Io, per prima cosa, mi giro verso il banco della prof. per vedere se dice qualcosa: NIENTE!
Lei ha gli occhi bassi, sta leggendo, e “non vede” ciò che sta accadendo. Allora, stando seduto, mi giro e chiedo di restituirmi l’astuccio: figurati!
Anzi, cominciano a fioccare le risatine, sempre con il silenzio-assenso della prof. e durante il compito in classe!!
Allora io, esasperato, mi alzo e cerco di riprendermi l’astuccio. Ma i bulli mi evitano e se lo lanciano da un banco all’altro, sempre con contorno di risatine.
A quel punto la prof. finalmente si sveglia e che fa? Semplice: “non vede” quelliche si stanno lanciando l’astuccio, vede solo me e mi riprende perché mi sono alzato dal banco!!!!
Bene, quello è stato il momento del mio riscatto. Perché in quel momento io ho deciso di reagire, costi quel che costi; ho deciso che nessuno mi avrebbe mai più messo i piedi in testa; ho deciso che avrei combattuto sempre, fino all’ultimo per ciò che è giusto e mio di diritto.
Vi racconto com’è andata a finire, che è ancora più istruttivo. Quando la prof riprese solo me, fingendo di non vedere gli altri, io persi completamente le staffe e la apostrofai in malo modo e a voce alta, rimproverandola di essere un’ ipocrita che vedeva solo ciò che le faceva comodo.
Urlavo tanto forte che mi avrebbero potuto sentire anche dal corridoio.
Lei divenne paonazza, ma disse solo: “xxxxxxx esci dalla classe.”
Al che io Le risposi: “Ma può stare sicura che esco da qua dentro!”
E uscii nel corridoio, nel silenzio di gelo che si era creato tra i banchi.
Poi una volta nel corridoio mi calmai e cominciai a riflettere sull’accaduto. Temevo che mi avrebbe chiamato il preside e che mi avrebbero cacciato dalla scuola. E adesso chi lo sentiva mio padre?