di Salma Aniba 2B (liceo linguistico)
Al giorno d’oggi le popolazioni indigene svolgono un ruolo molto importante nella società moderna, dove tutti seguono la massa, e non ci sono più differenze tra le persone, perché tutti si vestono, parlano e si atteggiano allo stesso modo. Differentemente, le minoranze etniche, mantengono i loro usi e costumi non perdendo così la loro identità. Purtroppo il numero di persone che compongono questi gruppi è diventato veramente esiguo, a seguito dei genocidi avvenuti durante la storia. Per questo è importante proteggere e rispettare le aree in cui vivono, per non danneggiare ulteriormente queste popolazioni. Una delle popolazioni indigene più importanti è quella dei Maori. I Maori sono una civiltà di stirpe polinesiana che si insediò nel territorio neozelandese intorno al 700 d.C. Il loro nome significa “normale”, in contrasto ai coloni inglesi definiti “Pakeha”. La popolazione in origine era divisa in cinque caste: capi, sacerdoti, nobili, guerrieri e schiavi. Nella società tradizionale vivono principalmente all’interno del Whanau, la famiglia. Le famiglie si uniscono per formare un Hapu, una sotto tribù. I gruppi più numerosi prendono il nome di Iwi, che letteralmente significa tribù. Il loro stile di vita è basato su cooperazione, lealtà, orgoglio e rispetto. I Maori sono molto conosciuti grazie ai loro tatuaggi che hanno un significato molto importante, perché anticamente erano utilizzati come strumento di comunicazione. I guerrieri, per esempio, usavano i tatuaggi per raccontare le loro imprese e ogni segno indicava un diverso avvenimento. Il tatuaggio più rappresentativo di questa cultura è il “moko”, che sta ad indicare il segno di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Nel “moko” il viso è coperto da motivi molto complessi che partono dalla radice dei capelli fino al mento e vanno da un orecchio all’altro. Nel tatuaggio chiamato “rape”, invece, vengono tatuati anche l’addome e le gambe, dalle cosce fino alle ginocchia. Il tatuaggio moko indica lo status sociale di chi lo porta, indicando e dividendo anche per sesso, oltre che per funzioni sociali, chi lo porta. Le donne sono solite tatuarsi sotto il mento, mentre gli uomini sono soliti tatuarsi sull’intera faccia. Il tatuaggio Maori è un tatuaggio mai finito. Inizia da giovani e continua fino all’ultimo dei giorni di un guerriero maori. In linea di massima i tatuaggi Maori sono quasi ad esclusivo uso e consumo dei guerrieri, che li usano per differenziarsi dagli altri appartenenti alla società della quale sono membri e soprattutto per spaventare gli altri guerrieri. I tatuaggi Maori possono però anche appartenere all’indice dei “Kirituhi “, una categoria non riservata ai guerrieri delle tribù maori, e che quindi possono essere utilizzati da chiunque. Spesso si ricorda la natura meno mistica e sacrale di questo tipo di tatuaggi, anche se comunque sono molto utilizzati dai maori stessi, che amano indicare anche con essi i momenti più importanti della loro vita. Le principali tecniche utilizzate per questo tipo di tatuaggi sono ancora oggi il “puhoro” e il “moko whakairo”. Il primo consiste nel pungere la pelle con uno strumento acuminato e nell’inserire nelle punture un pigmento che lascia la traccia del disegno sotto la pelle. Il secondo metodo, invece, viene eseguito con scalpelli ed altri strumenti taglienti che “scolpiscono” la pelle; le ferite vengono successivamente riempite di colore e il disegno, una volta guarita la pelle, è a reso ancora più evidente grazie al rilievo delle cicatrici. Nella logica Maori un simbolo, indossato con assoluto rispetto diventa parte dello spirito di chi lo indossa e quindi rappresenta un legame spirituale tra le persone e il tempo. Un simbolo indossato da una famiglia o dai membri della tribù, e tramandato di generazione in generazione nel tempo, contiene lo spirito di tutte le persone che lo hanno indossato, diventa un grande tesoro, un’eredità spirituale da proteggere e custodire. In quest’ottica i simboli famigliari sono visti come sacri da questa cultura. All’inizio degli anni ‘30 i Maori vivevano nelle zone rurali, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, quindi con il fenomeno dell’inurbazione, hanno iniziato ad avere i primi contatti e alcune relazioni, nonostante la forte discriminazione, con il resto della popolazione. I Maori si sono distinti nel mondo sportivo soprattutto grazie alla loro forte presenza nella forte squadra nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks, che all’inizio delle partite è solita eseguire l’haka, un antico canto mimato che manifesta gioia e aggressività intimidatoria. Il governo neozelandese negli ultimi anni ha dato inizio a un programma di integrazione razziale per facilitare l’integrazione dei Maori nella società. Come la Nuova Zelanda, anche altri Stati in cui sono presenti delle minoranze etniche cercano di adottare programmi e sistemi per proteggere queste popolazioni che tramandano nei tempi un importante bagaglio culturale che può insegnarci molto sulla storia e sulla cultura di un popolo e ci fa capire quanto ogni individuo sia legato alle proprie origini e al proprio ancestrale modo di vivere.