Alexei Navalny è morto lo scorso 16 febbraio in un carcere siberiano e sono stati in migliaia a partecipare ai suoi funerali. Le autorità, nonostante slogan come “Una Russia senza Putin” o “La Russia sarà libera” hanno consentito il pacifico svolgimento del funerale nonostante avesse tutto l’aspetto di una vera e propria manifestazione politica
Sarà stato per le elezioni imminenti che Putin non ha voluto mostrarsi violento davanti all’opinione pubblica già delusa dalla morte di un oppositore? In tutto il paese i fermi comunque non sono mancati: l’ong Ovd-Info ha reso noto che 128 persone in 19 diverse città russe sono state fermate, tra cui Andrei Morev, un dirigente locale di un partito progressista, bloccato in metropolitana mentre rientrava dai funerali.
Ma chi era Navalny?
Aleksej Anatol’evič Naval’nyj è stato il principale oppositore di Putin degli ultimi anni; nasce nel 1976 a Butyn, nell’Oblast’ di Mosca e intraprende la vita politica subito dopo essersi laureato in legge a 22 anni. Dopo essere stato parte per qualche anno nel partito “Yabloko” nel 2005 fonda il suo partito giovanile “Democrazia Alternativa!” (DA!) che riceve finanziamenti dagli USA. Due anni dopo fonda il movimento ‘Narod’ (Popolo), che aveva come priorità il tema dell’immigrazione.
La figura di Navalny è abbastanza controversa, infatti se è morto da paladino della democrazia, questi primi anni di politica sono pieni di dichiarazioni xenofobe, razziste e nazionaliste che avrebbero attirato molte pesanti critiche sulle sue posizioni opportunisticamente utilizzate poi per incriminarlo di reati inesistenti.
Crea quindi il blog investigativo “FBK” (Fondazione Anti-Corruzione) che diventa molto popolare e si dedica alla sua nuova attività di attivista anti-corruzione. Denuncia numerosi casi di corruzione e abusi di potere all’interno del governo russo. Queste indagini hanno attirato l’attenzione sia a livello nazionale che internazionale, mettendo in imbarazzo il governo e rivelando dettagli su una serie di scandali finanziari e politici.
Una delle sue indagini più famose insieme al suo suo team di legali riguarda la residenza di lusso di Putin sul Mar Nero, che secondo Navalny è stata costruita attraverso fondi pubblici ottenuti illegalmente. Questa indagine è diventata virale grazie a un video pubblicato sul suo blog che ha mostrato dettagliati resoconti dell’indagine e immagini della proprietà.
Durante un’intervista Naval’nyj ha definito il partito di Putin (Russia Unita) come un “partito di truffatori e ladri”. Nel suo blog poi, in un sondaggio la cui domanda era “Russia Unita è un partito di ladri e truffatori?” hanno preso parte quasi 40mila persone e il 96,6% di loro ha risposto “si lo è”, diventa così il primo oppositore e critico di Putin.
Denuncia anche gravi frodi negli appalti statali destinando le donazioni del suo sito per finanziare le spese legali, oltre a questo guida e prende parte a diverse manifestazioni contro i brogli elettorali e contro l’elezione di Putin.
Dopo essere arrestato per questo più volte viene formalmente escluso dalle elezioni presidenziali.
Il tentativo di avvelenamento
Nell’estate 2020 si sente male durante un volo, e viene ricoverato di emergenza all’ospedale ad Omsk dove finisce in coma. I sintomi sono gli stessi avuti da altri oppositori avvelenati. Il 7 settembre 2020 si riprende e diversi stati europei impongono alla Russia pesanti sanzioni.
“Dopo il tentato avvelenamento di Navalny nel 2020 e il suo arresto nel 2021, le autorità russe hanno cercato di distruggere la libertà d’espressione. La repressione che ne è seguita ha permesso loro di stroncare rapidamente le proteste di massa seguite all’invasione, un anno dopo, dell’Ucraina”, ha
ha dichiarato Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia.
Dopo aver smantellato la Fondazione anti-corruzione e la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini, fondate da Navalny, comincia la persecuzione di quest’ultimo con accuse e condanne a sfondo politico che “lievitano” in un rocambolesco tentativo di neutralizzarlo prima delle elezioni del 2024. appena concluse con la vittoria incontrastata del candidato unico.
Così da una pena che non prevedeva carcere si è passati a due anni e otto mesi e poi a nove anni e infine a 19 per accuse legate all’estremismo del tutto infondate da scontare nell’ormai famosa colonia penale.
Nel frattempo gli ultimi attivisti rimasti in Russia sono stati sottoposti a rappresaglie giudiziarie e minacce, talvolta anche se in esilio.
Le ultime elezioni, ormai concluse con la vittoria del candidato unico sono state un plebiscito.
Adriano Cimarrusti 5BSIA ITCG “Loperfido-Olivetti”
“Nel merito” Matera
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