di Francesca Rotoli
L’Alzheimer è una patologia neurologica degenerativa che colpisce il cervello, nonché la più comune causa di demenza. Il progressivo invecchiamento della popolazione, infatti, fa aumentare i casi della patologia fino al 60% e costringe un’intera famiglia a dedicare cure e tempo al malato.
Tuttavia, la casa farmaceutica Eli Lilly sta testando il farmaco donanemab nel suo studio chiamato “Trailblazer-Alz 2” e presentato in occasione dell’Alzheimer’s association International conference (Aaic) 2023. Si tratta di un anticorpo monoclonale che a quanto pare è in grado di rallentare la progressione dell’Alzheimer. Tutti i pazienti coinvolti nell’esperimento sono stati valutati per un periodo di tempo di 18 mesi, durante i quali la placca amiloide – ovvero accumuli nel cervello che interferiscono sulla funzione delle sinapsi neuronali dei malati – è stata ridotta in media dell’84%. Da altre indagini, invece, è emerso che il trattamento ha avuto un beneficio ancora maggiore nei casi in fase più precoce di malattia.
Nonostante gli eccezionali risultati ottenuti, non mancano gli effetti collaterali, tra cui: la condizione Aria (amyloid-related imaging abnormalities), ovvero rigonfiamenti temporanei in alcune aree del cervello (Aria-E) o in microemorragie (Aria-H). Entrambe le conseguenze possono essere gravi o addirittura fatali in casi particolari, ma possono essere gestiti con attenta osservazione e monitoraggio con risonanza magnetica.
“Il ritardo nella progressione della malattia nel corso della sperimentazione” ha affermato Liana Apostolova, dell’Indiana University School of Medicine “è significativo, e darà alle persone più tempo per fare cose significative per loro”.
FONTE: WIRED ITALIA