- Sei tornata in un pomeriggio di sole
- delicata e leggera sussurrando
- il tuo profumo limpido e suadente
- sono qui mi hai detto con un sorriso
- come fosse un segreto tra noi
- di petali e stelle come un abbraccio di luce che mi avvolgeva
- in un soave sogno
- presenza sei in ogni istante
- condivisa gioia e dolore
- abbraccio ora del cielo
- che odora di luce e melodia
- e parla la stessa lingua
- di un bene che non ha avuto confini
- mi aggrappo al tuo filo di rossetto
- discreto di labbra che mi guardano
- ne faccio una altalena
- dove dolcemente
- cullo la tua forza e la tua accesa armonia come in una fiaba di voce e di respiri
- e insieme torniamo all’origine
- come due bambine nel tempo che non passerà mai che è sempre il nostro lieto andare tra illusioni e realtà
- e avvolge i nostri cuori
- come fossimo piccole anime
- con i piedi a penzoloni sulla vita
- e colori coriandoli che cadono
- sul nostro sempre quaggiù
- lassù… in volo…
Mariapia Giulivo ©
Con questi versi, che ritraggono con grande affetto e delicatezza la giornalista Nardelli, si apre l’incontro della nostra redazione con Mariapia Giulivo: personalità complessa, rappresentativa di quel “femminile locale” che è stato oggetto della nostra ricerca.
Quando e come ha conosciuto Pina Nardelli? Da cosa è nata la vostra amicizia? Cosa vi accomunava?
– Ci siamo conosciute quando lei lavorava a “Il faro”, un giornale putignanese per cui entrambe scrivevamo. Ci legava un affetto profondo, leale, senza alcuna invidia; una grande empatia.
Consideravo Pina, che aveva dieci anni più di me, una sorella maggiore, un vero punto di riferimento.
In particolare, ci accomunava la passione per il Carnevale. Io ho lavorato per ben 11 anni alla Fondazione del Carnevale di Putignano e ne sono divenuta Presidente, prima donna in assoluto, nel 1997.
Cosa può dirci di questa esperienza?
– Quando sono diventata Presidente, mio padre ha sentito dire, in dialetto:
“ Beh! Chi hanno scelto? (Meh! Ci honn pust?) Una ragazza! (‘Na picceledd!) La faranno martire!” Invece, benché fossi circondata da soli uomini, tutte le delibere sono state approvate all’unanimità.
Le mie capacità, dopo tanti anni di lavoro in Fondazione, sono state riconosciute. Abbiamo ripianato tutti i debiti. Sono stata trattata con grande rispetto e intervistata dal settimanale “Donna moderna”.
Quali erano, come giornalista, i tratti distintivi della Nardelli?
– Di lei colpiva la gentilezza, il garbo nel porsi, anche quando lavorava in radio. La sua era una scrittura elegante ma non forbita: era comprensibile, alla portata di tutti. Fra le righe, si capiva quale fosse il suo pensiero. Palmina era una persona sobria e discreta: non urtava la sensibilità di nessuno.
Oggi l’informazione è cambiata molto. Ci si informa su Internet, ma on line si trova anche molta “robaccia”. La mia generazione leggeva i quotidiani. Oggi l’informazione è rapida, veloce, ma anche il modo di scrivere è cambiato. I grandi giornalisti, come Enzo Biagi, sono una rarità.
C’è molto spettacolo. Quando si scrive, bisognerebbe cercare di dire la verità: non sempre accade.
Da dove nasce, in lei e in Pina Nardelli, questo comune amore per la parola?
- Mi piace molto il titolo del concorso: “In onore di una donna di parola”. Chiaramente c’è un doppio significato. Davvero Pina non veniva meno alla parola data; e amava la parola, scritta e parlata. Nella scrittura eravamo diverse. In me l’amore per la parola, per la sua musicalità, è nato sin da quando ero piccola, attraverso le tante filastrocche che mi ripeteva la mia bisnonna Antonietta. Amo sia l’italiano che il dialetto putignanese. Sono appassionata di tradizioni locali e ne ho scritto, in diversi saggi, sulla rivista “Umanesimo della Pietra”.
In che modo pensa si possano avvicinare i giovani alla scrittura?
- Bisogna frequentare la scuola con passione. Vivere la scuola in maniera arricchente e positiva. Non dimenticate, ragazzi, che state gettando le basi per il vostro futuro: non siate mai superficiali. Leggete, incuriositevi, approfondite lo studio di una poesia o di un testo. Il nostro professor Polignano, quando eravamo al liceo, ci diceva : “La scrittura è l’arte della potatura”. È l’arte della sintesi. Le lungaggini possono annoiare, indurre alla ripetizione o all’errore.
Quali pensa debbano essere le doti del giornalista, oggi?
- Ogni aspirante giornalista deve imparare a scrivere bene. Come si fa? Leggendo. Leggendo di tutto. Naturalmente ci sono delle regole: è necessario scrivere un’ introduzione, la propria argomentazione nel corpo del testo, le conclusioni. Io ho cominciato a scrivere negli anni ’70 su “Putignano sprint” con uno dei miei professori, Pierino Mezzapesa. Ero molto giovane e molto diretta: i mei articoli erano tutt’altro che prudenti!
Anche lei ha lavorato in radio, come la Nardelli?
- Certo! Ho collaborato con “GR Radio Onda”; su “Radio LS98” curavo (con la figlia di Pina Nardelli) un programma di cultura e tradizioni popolari intitolato “Larga la foglia, stretta la via…”; poi “Controspazio”, un programma musicale; e “Speakers’ corner”, ispirato al luogo londinese, in Hyde Park, dove chiunque può parlare liberamente di tutto ciò che vuole.
Secondo lei, qual era la visione del femminile per Pina? E qual è la sua visione del femminile?
- Pina era solidale con le donne. Non siamo mai state femministe. Io non credo che le donne debbano essere uguali agli uomini, ma devono avere la possibilità di coltivare i propri interessi. Devono poter esprimere le proprie passioni e saper osare, saper andare avanti nonostante le difficoltà.
In che modo il territorio in cui avete vissuto ha influito sulla vostra scrittura? E sulla sua poesia?
- Pina andava a scoprire quelle peculiarità della nostra cittadina che facevano notizia. Aveva dieci anni più di me e ha lavorato ancor di più per riuscire ad emergere, ma eravamo entrambe molto tenaci.
La mia scrittura non è legata al territorio se non per le filastrocche della mia bisnonna. L’ambiente che mi ha formato è stato anche quello di Milano, dove viveva mia nonna e dove andavo ogni anno, in estate, sin dagli anni ’70. Ho avuto anche un padre che ha creduto in me, che mi ha dato fiducia.
La mia poesia nasce da dentro: da rabbia, gioia, tristezza; dalla musica; da un film al cinema… Nasce da un’ emozione… Ha bisogno di tanti elementi insieme.
A cosa sta lavorando, attualmente?
- Alla pubblicazione di un nuovo libro di
Ma voglio raccontarvi ancora di Pina. Usava un unico profumo: “Tresòr” di Lancôme.
Amava le collane e gli orecchini. Amava i fiori, i cani, i gatti. Aveva il CUORE accogliente. –