//Una mattina come le altre

Una mattina come le altre

di | 2020-11-30T07:44:01+01:00 30-11-2020 7:44|Alboscuole|0 Commenti
di Anna Capozza, 3E Era una mattina come le altre, mi sono alzata alle 7.00, ed ero sola in casa; stranamente la mia casa non era più come prima ma era arredata in modo super moderno e tecnologico. Sono andata alla finestra ma non ero più nella mia epoca. Non so come, ma ero finita nel futuro: dalla mia finestra riuscivo a vedere dei grattacieli enormi tutti pieni di luci, delle strade che avevano dei semafori stranissimi, non c’era  nessuno in giro, perché erano tutti al lavoro. Decisi di fare colazione; la cucina era tecnologica: ordinavi ciò che volevi e subito te lo preparava. Accesi  la tv,  aveva solo un canale che trasmetteva  il programma che desideravi vedere. Sono andata a vestirmi e sono scesa di casa. Le strade erano vuote e non incontravi nessuno, c’erano soltanto adulti o giovani che andavano al lavoro nelle loro macchine volanti. Ho capito che non esistevano più scuole perché i ragazzi avevano già tutte le conoscenze, grazie a un vaccino speciale che si faceva alla nascita, e andavano direttamente a lavorare. Era tutto così triste: si sentiva un odore  di bruciato che proveniva dalle fabbriche. Non c’erano parchi all’aperto, ma solo serre chiuse con vari tipi di piante; gli animali  potevi vederli  solo nei parchi  privati,  in cui loro vivevano, e dove era possibile entrare su prenotazione. Gli adulti avevano tutti la stessa espressione, fredda e triste, parlavano solo di lavoro, perché erano costretti a lavorare ventitré ore di seguito e avevano un’ora di sonno; le loro giornate erano ripetitive e non avevano neanche un giorno di riposo, non c’erano svaghi o divertimenti. Gli affetti non esistevano: la famiglia, gli zii, i nonni, tutti lavoravano e non si incontravano mai. Incontrai, mentre giravo per la città, un ragazzo e provai a fare amicizia, ma lui non parlava la mia stessa lingua, non  comprendevo, mi faceva dei gesti; mi sembrava molto triste. La sua vita era monotona, faceva sempre le stesse cose: è triste non avere emozioni. Insomma, vivere nel futuro non fa per me, preferisco  una vita ricca di emozioni e non ripetitiva. Tornai a casa di corsa e mi  infilai nel letto, dovevo tornare nel presente, mi addormentai e quando mi sono svegliata ero tornata a casa.