In fondo, tutte le cose, poi, trovano una logica per il solo fatto di esistere: costruiscono case schifose, con le finestre in alluminio e i muri di mattone finto, i balconcini. Poi la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine, i gerani, la televisione. Dopo un po’, tutto fa parte del paesaggio. C’è. Esiste. Nessuno si ricorda più com’era prima. Non ci vuole niente a rovinare la bellezza. Invece della lotta politica, lotta di classe, delle manifestazioni, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnare a riconoscerla, a difenderla. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto.
Bisogna partire dalla bellezza. I greci dicevano “καλοs και αγατοs” ovvero: ciò che è bello deve essere buono. E il buono è bene. Il bene comune è la premessa di quello individuale. Per una società armoniosa e, come dice don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie, “Non esiste economia senza ecologia”. Bisogna amare la bellezza, la nostra terra, perché è la nostra casa. Bisogna ritrovare la nostra umanità, cogliere il lato positivo delle cose, illuminarlo, valorizzarlo. Bisogna che le parole vengano tradotte in azioni e bisogna ascoltare il messaggio che le persone uccise dalle mafie ci hanno lasciato, le parole di quelli che si sono sacrificati per ciò che amavano, che si sono opposti e si sono fatti sentire. Sono state spente quelle voci fuori dal coro, pronte a rompere un muro di omertà costruito in tanti anni, rischiando di farlo crollare. Ad una ad una. Perché alla mafia fanno paura le voci fuori dal coro, alla mafia fa paura la conoscenza, fanno paura quelli che non si abituano e non si accontentano di mettere un vaso di gerani su una casa schifosa. Alla mafia fa paura chi apprezza la bellezza, chi riesce ancora a sognare un mondo migliore. Che alla fine basta crederci. Basta credere di poter cambiare ancora le cose, di poter fare la differenza.
Un esempio su tanti quello di Renata Fonte,una donna giovane, un assessore della sua città, ma prima di questo un’amante della vita. Uccisa per aver impedito che la sua “casa” fosse rovinata dalla cementificazione sulla costa. E la cosa più terribile è sapere che l’uomo che ha mandato un sicario per mettere fine alla voce di questa donna è stato proprio un suo collega. La cosa terribile è rendersi conto che uno stato che dovrebbe proteggerci, darci sicurezza, darci il buon esempio, non c’è. C’è uno stato corrotto, reso cieco dal potere, dai soldi, da una ricchezza temporanea ed effimera. Viviamo in una società disuguale, fragile, depressa. Se non fosse così, la mafia e la corruzione non troverebbero un campo fertile. Verrebbero distrutte. Perché chi decide di combattere per un mondo migliore si ritrova solo, abbandonato e deve contare solo sulle sue forze. Chi trova il coraggio di dire la verità viene emarginato. Perché la verità è difficile da accettare,spesso è più bello chiudere gli occhi e smettere di ascoltare quello che accade fuori. È più facile far finta che non stia accadendo nulla, è più facile non sapere. Ci vuole coraggio a metterci la faccia, perché ad un mondo migliore ci si crede davvero. Ci vuole coraggio e purtroppo ci si rimette anche la vita. Ma oggi Porto Selvaggio, il posto che Renata tanto amava, è un parco naturale.
È riuscita nel suo intento, nonostante tutto. E allora mi chiedo: quante vite dobbiamo perdere per ottenere qualcosa di buono? Ne vale la pena? Noi tutti siamo la causa del nostro male, anche quelli che stanno in silenzio. Non fanno niente ed è proprio questo il problema! La malattia più terribile è la rassegnazione. Bisogna combattere per i propri diritti e i diritti non sono solo questione di umanità, ma di progresso sociale. Bisogna avere fiducia, bisogna crederci tutti. Perché se singole persone hanno fatto grandi cose, immaginate cosa succederebbe se tutti fossimo uniti per un unico scopo! Immaginate come sarebbe bello essere uniti davvero per il bene comune.
Bisognerebbe scendere in piazza più spesso, perché ci si rende conto di tante cose. Ci si sente carichi di una strana euforia dovuta forse al sapore della novità, alla convinzione di star facendo qualcosa di importante. Sono cose che fanno accendere la fiamma ardente che brucia in noi e ci fa aprire gli occhi e la mente ad una consapevolezza del mondo e a un pensiero individuale e critico su ciò che ci circonda. Perché non tutto va bene, niente va bene. Siamo così assuefatti alle brutte notizie che sentiamo ogni giorno, che nemmeno ci facciamo più caso. Ci stiamo abituando persino a questo, alla distruzione. Ma io ad un mondo migliore ci credo ancora. Ora più di prima.
Tiziana Cobo