//UNA FORTUNATA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

UNA FORTUNATA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

di | 2019-03-22T09:47:09+01:00 22-3-2019 9:47|Alboscuole|0 Commenti
Federica Improda IID – Un titolo lungo, tetro e scoraggiante racchiude quello che invece viene annoverato tra i più grandi successi della letteratura per bambini: Una Serie di Sfortunati Eventi, opera dello scrittore Lemony Snicket, pseudonimo di Daniel Handler. Dietro la facciata fuorviante di libri destinati a un target di età piuttosto basso si nascondono un impressionante elogio della cultura letteraria, da Saffo a Herman Melville, da Shakespeare a Baudelaire – che è anche il cognome dei protagonisti dell’opera – e a Virginia Woolf, e diversi significati allegorici che ruotano tutti intorno a un unico, grande tema alla base dell’intera saga: l’incapacità (vera o simulata) degli adulti di riconoscere gli abusi perpetrati sui bambini. Infatti i piccoli Violet, Klaus e Sunny Baudelaire, rispettivamente (all’inizio della storia) di quattordici, dodici e un anno, rimasti orfani in seguito all’incendio della loro casa, vengono affidati alle cure del crudele conte Olaf, un attore squattrinato che brama l’ingente somma contenuta nelle casse dei genitori Baudelaire. Da qui ha, appunto, origine la “Serie di Sfortunati Eventi”, che vede gli orfani passare da un tutore a un altro cercando di sfuggire alle grinfie di Olaf, pronto a fare di tutto – assurdi travestimenti, loschi piani e brutali omicidi compresi – pur di mettere le sue sporche mani sulla loro immensa eredità. Il settimo libro, Il Vile Villaggio, centro ideale della narrazione perché preceduto e seguito da sei volumi (in totale sono tredici, il numero sfortunato per eccellenza; anche i capitoli sono sempre tredici tranne che ne La Fine, dove un ultimo capitolo con funzione di epilogo spezza la funesta continuità), segna un cambiamento nelle vicende dei Baudelaire: per la prima volta i bambini sperimentano in maniera ancora più diretta l’ingiustizia del mondo quando sono accusati di aver ucciso il Conte Olaf – che invece è vivo e vegeto: ad essere morto, purtroppo, è il buon Jacques Snicket – e sono costretti a fuggire dal Villaggio e a prendere in mano le redini della propria vita. Da questo punto in poi gli orfani, tra altre peripezie, altri incendi e la rivelazione dell’esistenza di una società segreta (i VF, Volontari del Fuoco) della quale facevano parte sia loro genitori sia il Conte Olaf, pian piano capiranno che il male e il bene non sono concetti astratti e separati come il bianco e il nero ma che in mezzo a loro esistono infinite sfumature, e impareranno che una persona non può essere o buona o cattiva: chi spiega loro questo concetto è proprio uno degli scagnozzi di Olaf, che prima di servire il malvagio è stato un uomo onesto votato a una nobile causa. Lo stesso Conte, come si è detto, faceva parte degli illustri VF prima che una fatale circostanza comprendente una scatola di dardi avvelenati durante una sera al teatro dell’opera causasse lo scisma che l’ha portato a divenire la persona che è; era poi innamorato di Kit Snicket, sorella di Jacques, fiera esponente dell’altra fazione dello scisma, che ne La Fine Olaf salva in punto di morte con un bacio, morendo lui stesso poco dopo. Insomma, al di là delle informazioni complessive, ogni libro della serie è meritevole di un’analisi a sé che ne evidenzi il livello simbolico-metaforico e ne sottolinei i sottili ma intelligenti riferimenti alla cultura generale. È una saga che ribadisce l’importanza dell’istruzione nella formazione dell’individuo, una saga che affronta con ironia tragica e distaccata argomenti pesanti, una saga che va letta da bambini ma compresa da adulti.