di Carlo Pecoraro I social sono la gabbia nella quale gli adolescenti precipitano per ore e ore al giorno. Ogni generazione ne ha avuta una, di gabbia. La mia si chiamava videogames, ore e ore incollati alla televisione a eseguire movimenti meccanici. Una trappola che produceva piccole emozioni (un nuovo record) e ore e ore di frustrazioni (non riuscire a superare i nuovi record). Che cosa lega i miei videogames con i loro social network? Nulla, ma entrambe sono “giochi” che distraggono gli adolescenti dal circostante, dalla vita reale. Possiamo noi regolamentarne l’uso? In parte sì ma spesso con scarsi risultati e con metodi quasi sempre punitivi. Di qui l’idea, che con i videogiochi non funziona, ma con i social network sì. Se con i videogiochi, infatti, l’unico “uso consapevole” era il rimprovero dei genitori, con i social è possibile insegnare ai ragazzi la strada della modernità comunicativa. La comunicazione è un argomento ombrello sotto al quale possiamo fare qualsiasi cosa. Esercitare una creatività positiva e contrapporla a una creatività negativa. Ed è quello che abbiamo provato a fare con il progetto “Tg Tasso News” messo a punto dall’associazione Tempi Moderni e adottato dall’Istituto comprensivo “Torquato Tasso” di Salerno grazie alla dirigente Flavia Petti e soprattutto al supporto della professoressa Carla D’Amato. Alla domanda rivolta ai ragazzi: sapete cosa è uno smartphone? La totalità di loro non ha mai saputo dare la giusta risposta, ovvero: il più potente strumento di comunicazione. E parte tutta da qui la nostra esperienza didattica, capire che quello strumento che si usa per telefonare, giocare, vedere video, ascoltare musica è al contempo uno strumento di comunicazione. Possiamo filmare, montare video, e in questo modo raccontare il nostro circostante. E per farlo, siamo costretti a (ri)vivere la vita reale. La fascinazione del giornalismo, l’ebrezza della telecamera (per questo un Tg e non un giornale cartaceo), le luci, la dizione, la postura ma soprattutto la ricerca delle notizie. Ecco il “gioco” moderno che filtra attraverso gli smartphone dei ragazzi e arriva a un pubblico più ampio. Come merito immediato, propaganda, buona pratica. I ragazzi diventano immediatamente protagonisti: diventano comunità (la redazione); competitivi (ricerca delle notizie) e vivono una esperienza interdisciplinare che coinvolge tutti gli insegnamenti della loro scuola. E nel mentre racconta la scuola fuori dalla scuola.
di Carlo Pecoraro I social sono la gabbia nella quale gli adolescenti precipitano per ore e ore al giorno. Ogni generazione ne ha avuta una, di gabbia. La mia si chiamava videogames, ore e ore incollati alla televisione a eseguire movimenti meccanici. Una trappola che produceva piccole emozioni (un nuovo record) e ore e ore di frustrazioni (non riuscire a superare i nuovi record). Che cosa lega i miei videogames con i loro social network? Nulla, ma entrambe sono “giochi” che distraggono gli adolescenti dal circostante, dalla vita reale. Possiamo noi regolamentarne l’uso? In parte sì ma spesso con scarsi risultati e con metodi quasi sempre punitivi. Di qui l’idea, che con i videogiochi non funziona, ma con i social network sì. Se con i videogiochi, infatti, l’unico “uso consapevole” era il rimprovero dei genitori, con i social è possibile insegnare ai ragazzi la strada della modernità comunicativa. La comunicazione è un argomento ombrello sotto al quale possiamo fare qualsiasi cosa. Esercitare una creatività positiva e contrapporla a una creatività negativa. Ed è quello che abbiamo provato a fare con il progetto “Tg Tasso News” messo a punto dall’associazione Tempi Moderni e adottato dall’Istituto comprensivo “Torquato Tasso” di Salerno grazie alla dirigente Flavia Petti e soprattutto al supporto della professoressa Carla D’Amato. Alla domanda rivolta ai ragazzi: sapete cosa è uno smartphone? La totalità di loro non ha mai saputo dare la giusta risposta, ovvero: il più potente strumento di comunicazione. E parte tutta da qui la nostra esperienza didattica, capire che quello strumento che si usa per telefonare, giocare, vedere video, ascoltare musica è al contempo uno strumento di comunicazione. Possiamo filmare, montare video, e in questo modo raccontare il nostro circostante. E per farlo, siamo costretti a (ri)vivere la vita reale. La fascinazione del giornalismo, l’ebrezza della telecamera (per questo un Tg e non un giornale cartaceo), le luci, la dizione, la postura ma soprattutto la ricerca delle notizie. Ecco il “gioco” moderno che filtra attraverso gli smartphone dei ragazzi e arriva a un pubblico più ampio. Come merito immediato, propaganda, buona pratica. I ragazzi diventano immediatamente protagonisti: diventano comunità (la redazione); competitivi (ricerca delle notizie) e vivono una esperienza interdisciplinare che coinvolge tutti gli insegnamenti della loro scuola. E nel mentre racconta la scuola fuori dalla scuola.