di Nicola Catania, 1G
Quest’anno in occasione della mattinata FAI d’Inverno, svoltasi a Novembre, ho avuto la fortuna di essere stato protagonista di un sogno,”Cicerone per un giorno”. Un sogno nel quale sono entrati in gioco diversi fattori: la nostra preparazione, il coraggio, l’amicizia, il divertimento, la collaborazione… ma sopratutto la buona volontà e la convinzione di vivere un’esperienza unica, quella di accogliere e spiegare alle scolaresche l’importanza dei beni culturali di cui la nostra città è ricca, in particolare la celebre ed incantevole chiesa barocca del 1200 di San Francesco d’Assisi.
In questa esperienza unica durata due giorni, sono stato affiancato da due splendide ragazze, Miriam e Valentina con le quali ho vissuto momenti colmi di emozione, gioia e divertimento e con le quali ho potuto condividere ogni istante con la complicità di grandi amici. Ricordo ancora quell’indescrivibile emozione che mi avvolse il primo giorno da Cicerone… la prima scolaresca stava per spalancare le porte dell’antico santuario e sentivo il cuore esplodere di gioia, ma allo stesso tempo di inquietudine.
Non riuscivo a rimaner fermo sulla mia postazione, la mia mente era annebbiata da dubbi e preoccupazioni, ma d’altra parte mi auto-convincevo di potercela fare… insomma per noi adolescenti, pronti ad affrontare un’esperienza così gratificante ed impegnativa, emozionarsi era alquanto lecito!
Ecco arrivare lentamente i primi studenti, accompagnati dal rispettivo docente. I loro passi pesanti rimbombavano nella navata e i loro fiati riscaldavano quell’ambiente, che tutto d’un tratto era diventato gelido; i loro occhi, bramosi di sapere e curiosi di arricchire il loro bagaglio culturale, mi scrutavano ed io mi sentivo esaminato, come se in quel momento stessi realmente sostenendo un’interrogazione:” Buongiorno ragazzi… Vi prego di prestare la massima attenzione…” Così dicendo interruppi quel chiacchericcio costante, con la mia voce poco decisa che, in poco tempo, echeggiò nella chiesa facendo calare un silenzio tombale. Così intrapresi il mio discorso immedesimandomi in tutto ciò che dicevo, ed in poco tempo… Applausi! Questo fu un ulteriore incoraggiamento a superare ogni timore di non farcela e di farmi sopraffare dall’emozione.
Oltre a noi, che spiegavamo in generale la storia dell’intera chiesa, un altro gruppo di studenti liceali, guidati dalla loro docente di Arte, si occupava di illustrare in particolare la statua dipinta di Sant’Antonio, custodita in una nicchia di cristallo con luci votive all’ingresso della chiesa, realizzata dal misterioso Hieronymus nel 1510. Tra loro c’era un ragazzo, affetto dalla sindrome di Down, Marco, un ragazzo davvero tenero, dotato di notevoli abilità, un ragazzo davvero speciale da cui poter apprendere molto. Con Marco ho stabilito un forte rapporto di stima e di rispetto, provando tanta ammirazione per lui e per la sua preparazione. Insieme abbiamo riso, dialogato e ci siamo tanto divertiti.
Notevoli i riscontri positivi, anche da parte della responsabile del progetto FAI che ha onorato me e i miei compagni di avventura complimentandosi in sede consiliare durante la presentazione del libro FAI. Anche se… la soddisfazione più grande per me è stata quella di essermi messo in gioco e di aver contribuito, seppur in minima misura, alla sensibilizzazione ed alla divulgazione delle nostre meravigliose ricchezze!