DIARIO DI KATRINA
1 GENNAIO 1943
Caro Eduard,
è da più di una settimana che sono scappata dalla fattoria dove ho offerto dei servizi ad una contadina, in cambio di un tozzo di pane e un posto dove nascondermi. Sono scappata perché i lavori erano diventati estenuanti e il luogo poco sicuro. Grazie ad un amico sono stata accolta da un gruppo di ebrei che si nascondo in un magazzino. Sono brave persone, eppure non mi sento ancora a mio agio. Sono capitata in stanza con una ragazza di nome Anne; è molto simpatica, ma spesso scontrosa. Io e lei condividiamo le stesse emozioni e la sera prima di andare a dormire chiacchieriamo un po’ di tutto quello che ci sta succedendo. Stamattina Anne mi ha chiesto cosa avessi sognato e io le ho risposto che ogni notte vedo i miei sogni dissolversi come la nebbia al sorgere del sole, vedo la mia vita perdere senso, divenire inutile, priva di uno scopo o un traguardo perché non posso vedere i miei cari, gli amici e soprattutto te Eduard. Ho nell’animo una sensazione di nostalgia e sento un nodo stringermi la gola. Sono passati tanti giorni e penso che la mia vita stia per finire, segnata dalla tristezza e dalla delusione: tutte le volte che mi affaccio alla finestra vedo le persone felici camminare per la strada e mi assale il dolore per la mancanza della mia vita passata. Ho paura del futuro…come sarà la mia esistenza se continuerà dopo oggi? Ma soprattutto, avrà senso continuarla? La paura che nulla cambierà, che non uscirò mai viva di qui, si aggiungono alla rabbia continua per la perdita della mia libertà.
Ti scrivo eppure sento che questa lettera non ti arriverà mai,
Addio
La tua amata Katrina