Aaron
28 febbraio 1943
Caro diario,
questa è una nuova monotona giornata nell’alloggio segreto.
Ma sai la novità? Oggi non ho fatto altro che pulire, giocare e… basta.
Facciamo solo questo, nient’altro.
Mi sento rinchiuso tra quattro pareti, che si stringono sempre di più, fino a lasciarmi solo lo spazio per respirare.
Mi manca uscire e inspirare l’aria pulita. Invece sento solo i passi ritmici dei militari, ogni giorno.
Non so davvero cosa fare.
L’aria sembra mancare ogni volta che tramonta il Sole, si oscurano le finestre e aumenta la depressione e il senso di solitudine, che comprimono il petto, aggiungendo un peso sempre maggiore, a quello che già c’è, e che sembra farmi sprofondare in un abisso scuro, da cui non si vede più la luce .
Anche se siamo in tanti sembra sempre di stare soli, siamo tutti diversi e spesso litighiamo, ma ci vogliamo bene, serviamo l’uno all’altro.
Vorrei dire che è una fortuna trovarmi qui isolato con le persone che amo, ma in realtà non sento altro che dei BOOM, BANG.
Oggi è domenica, è un giorno più libero rispetto agli altri, possiamo uscire, ma non dalla fabbrica.
Vedere quei bambini felici da un lato e le strade distrutte dall’altro mi fanno immaginare lo Yin e lo Yang, due cose distinte e separate.
È come una libertà parziale, relativa, non completa; mi piace scriverti, diario, perché così mi sento meno solo, più libero.
È come essere in una gabbia d’oro, preziosa, in un certo senso, perché ci protegge, ma pur sempre una gabbia, che limita la nostra libertà e il nostro movimento.
E proprio in questo giorno, di festa, è peggio, perché sembra di essere in un forziere a doppio fondo, lo esplori completamente, eppure appena pensi che si sia trovata una via d’uscita, scopri che è solo una sezione ancor più buia dalla tua vita.
Sento un senso di angoscia che rende ancor peggiore la mia prigionia.
La paura è sempre maggiore, e immaginare ciò che verrà dopo, è quasi impossibile; ma nonostante questo spero che si potrà tornare a ciò che era prima.
Al mio caro diario