ALESSANDRA CUTTAIA – Il Fondo Librario Antico, ospitato nei locali dell’ex convento San Francesco, è stato istituito nel 1992 in virtù di un programma di pubblica utilità. Il Fondo, sede distaccata della biblioteca comunale, è preposto al recupero, alla conservazione e alla valorizzazione della memoria storica della città di Licata. I 5961 volumi, che formano il patrimonio storico del Fondo, provengono tutti dalle biblioteche di vari convenienti licatesi, come il Carmine, San Francesco, San Domenico e Sant’Angelo, e furono raccolti insieme in seguito alla soppressione degli ordini monastici nel 1866. Oltre ai temi religiosi, come l’inquisizione e la storia della chiesa, i libri trattano di letteratura e poesia e numerosi volumi anche della storia delle città di Licata e Gela. Ebbene, fra questi vi è un manoscritto, vergato nel 1837 da Francesco Signora, che racconta la vita del patrono di Licata Sant’Angelo. Il manoscritto è intitolato “Vita e miracoli di Sant’Angelo Martire Carmelitano”. Signora era un avvocato discendente da una famiglia di giuristi e notai. Nel 1837, anno in cui il Signora scrive, Licata era appena stata dilaniata dal colera. Nel manoscritto il Signora ripercorre gli eventi più importanti della vita del Santo, i miracoli a lui attribuiti e i nomi dei vari miracolati, nonché la processione dell’urna di Sant’Angelo insieme a Sant’Agata a Catania. Ma vi è anche il racconto del terremoto che devastò la Sicilia l’11 gennaio 1693. Quel giorno, ricorda Signora, solo la porta di Sant’Angelo fu distrutta dalla una terribile scossa, quasi come se l’ira di Dio si fosse placata per intercessione del Santo, liberando la città dalla distruzione. Nel 1697 la porta venne ricostruita e vi fu apposta una iscrizione a memoria dell’evento ritenuto miracoloso. Oggi la porta, come l’intera cinta muraria di Licata, non esiste. Ma già non c’era più nel 1837, quando Signora scrisse il manoscritto. Con le rovine della porta infatti alcuni licatesi avevano costruito le loro case. E voglio concludere proprio con l’immagine di questi uomini che ricostruiscono dalle rovine di un muro le loro case. Chissà che non possa essere di buon auspicio per la nostra Licata, che proprio in questo momento sta vivendo un lungo periodo di abbandono, di crisi economica, politica e istituzionale, affinché possa ricostruirsi una meritata nuova dignità. Io me lo auguro.