Di Gaia Inchingolo – classe II sez. F
Erano i primi di marzo quando il nostro presidente del governo, Giuseppe Conte, annunciava l’inizio di un lungo periodo che nessuno si sarebbe mai aspettato. Questo momento di fragilità ci sta insegnando molto, perché ci sta dimostrando quanto siamo impotenti di fronte a questa calamità.
Nonostante gli ordini,non tutti hanno accettato tutto ciò con facilità, molti hanno infranto regole uscendo e non rispettando le norme igieniche.
In questo periodo di prova tutti noi siamo chiamati a rimanere a casa e di conseguenza a non uscire. Alla fine, non è una cosa impossibile: se pensiamo ai nostri nonni, che hanno dovuto affrontare guerre per uscire da periodi bui come questo.
A molta gente manca la propria famiglia, il proprio lavoro, i propri amici; qualcuno è disperato per le condizioni economiche pessime; e poi ci sono donne e uomini che lottano contro questo terribile male,questa malattia mortale; ci sono uomini che rischiano la propria vita per salvarne altre, gente che assiste gli anziani;e poi ci sono anche volontari, associazioni o semplicemente persone di buon animo che portano del cibo ai più bisognosi. In questo periodo tutti siamo chiamati a fare del nostro meglio e ad affrontare la propria sfida: ciascuno ha dovuto rinunciare a qualcosa di fondamentale nella propria vita. E inevitabilmente, questo ha portato sofferenza in molti.
.Ci è stata tolta la quotidianità e ogni piccola cosa che prima ci sembrava quasi inutile,ora è molto importante .Privati di alcune cose,abbiamo capito il valore che bisogna dare ad esse: a partire dalle cose più piccole, fino ad arrivare alle persone che non ci dimostrano affetto in questo periodo di allontanamento. Questo ha insegnato ad ognuno di noi ad apprezzare ogni minima cosa ,e a desiderare tutto ciò che avevamo prima più di ogni altra cosa.