di ELENA CAPUZZI –
Prima di domani
(tit. orig.: Before I fall)
(USA; 2017)
Regia: Ry Russo-Young
Sceneggiatura: (ispirata al libro E finalmente ti dirò addio di Lauren Oliver, ripubblicato in occasione dell’uscita del film con il titolo Prima di domani) Maria Maggenti
Fotografia: Michael Fimognari
Montaggio: Joe Landauer
Musiche: Adam Taylor
Scenografia: Jonathan Lancaster, Lisa Lancaster, Paul Joyal
Cast: Cynthy Wu (Ally Harris), Diego Boneta (Mr. Daimler), Elena Kampouris (Juliet Sykes), Erica Tremblay (Izzy), Halston Sage (Lindsay Edgecomb), Jennifer Beals (Julie Kingston), Kian Lawley (Rob), Liv Hewson (Anna Cartullo), Logan Miller (Kent), Medalion Rahimi (Elody), Zoey Deutch (Samantha Kingston).
Samantha Kingston (Zoey Deutch), detta Sam, è un’adolescente apparentemente perfetta, con tre amiche perfette e un ragazzo perfetto – Rob (Kian Lawley), il più bello della scuola. Insomma, Sam ha tutto quello che una ragazza della sua età possa desiderare, popolarità compresa.
Ma cosa accadrebbe se venerdì 12 febbraio fosse l’ultimo giorno della sua vita? Da questa domanda inizia la sua storia, nella quale tutto sembra andare per il verso giusto, finché la giovane capisce di rivivere più volte lo stesso giorno senza riuscire ad andare avanti.
Venerdì Sam va a scuola, credendo di avere davanti a sé una giornata speciale, perché è il “giorno dei cupidi” e anche perché lei e Rob hanno in programma di vivere la loro prima esperienza d’amore. Quella sera, però, rientrando da una festa con le sue tre amiche, la ragazza sarà coinvolta in un incidente, che cambierà la sua vita.
La mattina seguente Samantha si risveglia, ma, guardando il telefono, si rende conto che è di nuovo il 12 febbraio: non importa quello che faccia o dica, quel maledetto venerdì inizia e finisce sempre allo stesso modo. Continuando a rivivere lo stesso giorno, con il medesimo susseguirsi dei fatti, la ragazza prova a comportarsi sempre in modo diverso: all’inizio, non ancora cosciente di ciò che le sta accadendo, cerca di evitare l’incidente mortale, poi, quando si rende conto che è finita in questo looptemporale non per salvare se stessa, ma per accettare la sua tragica fine, la giovane riesce ad uscire da questo incubo e a rivivere il suo realmente ultimo giorno di vita. Sam, però, decide che questa volta dovrà essere un giorno degno di essere vissuto, il suo giorno migliore, e proprio per questo motivo farà sentire speciale ogni persona a lei cara e salverà la vita alla sua migliore amica Juliet (Elena Kampouris).
La nuova produzione cinematografica di Russo-Young ci presenta una classica storia dateenager, basata sul time loop, uno stra-usato espediente per il quale il personaggio è costretto a rivivere all’infinito vicende già avvenute. Ma questa volta il regista trasformala bolla temporale in una metafora di vita: essa diventa, cioè, il simbolo di una vita inutile e superficiale.
A Sam viene concessa la possibilità di rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni, di capire i propri sbagli e porvi così rimedio, rivivendo continuamente gli stessi avvenimenti. E’ vero che la ragazza prova a cambiare il copione che è costretta a recitare, facendo di volta in volta scelte diverse perché qualcosa di nuovo succeda e lei riesca a salvare la propria vita. Ma ogni tentativo è destinato all’insuccesso: il corso delle sue azioni e di quelle altrui non cambia.
Sam si sente così incastrata in un infinito presente ed è proprio questa sensazione di oppressione e di impotenza che la spinge a riflettere e infine a rendersi conto di ciò che le è accaduto. La teenager vede la propria vita da così tanti punti diversi da comprendere ed accettare la sua morte e, con essa, l’impossibilità di modificare il proprio destino: “se potessi vivere più volte lo stesso giorno, vorrei che quel giorno facesse la differenza e non solo per me”, dice Sam alla fine, ormai davvero cresciuta al di là della sua età anagrafica.
Questo film è stato apprezzato dal pubblico, non solo giovanile. Il regista Russo-Young ha avuto, del resto, la capacità di mettere in scena il loop senza annoiare, pur dovendo ripresentare le stesse scene e pur dovendo far recitare le stesse battute, grazie ad una batteria di inquadrature diverse, così come diversa è la prospettiva con cui Sam ogni giorno guarda alle cose della propria vita.
Con questa nuova consapevolezza, che cresce di giorno in giorno, la protagonista affronta non solo i propri difetti, ma quelli di una generazione di spoiled kids, fragili e crudeli, bulli e vittime di bullismo. La riflessione alla quale essa è condotta è la stessa che è incoraggiata nello spettatore: alla fine, se Sam è costretta al cambiamento, tuttavia, tutto ciò che ruota intorno a lei sembra non voler cambiare mai. In realtà, la questione sta tutta lì: la soluzione all’enigma non sta tanto nel desiderare di essere diverso, ma nell’esserlo davvero, non nel comportarsi come se si fosse capito, ma nel comportarsi consapevolmente.
La suspence divora lo spettatore, che spera finalmente di vedere il cambiamento tanto vagheggiato: ogni volta la conclusione sembra essere ad un passo, ma, quando la protagonista si risveglia, ancora e sempre nel suo letto, con lei si risveglia anche quest’attesa snervante, che lascia sempre col fiato sospeso.
Forse per noi c’è un domani, forse ce ne saranno mille, così tanto tempo da poterci sguazzare, tanto tempo da poterlo sprecare, ma per Sam c’è solo l’oggi e quello che faoggi ha importanza, per quel singolo momento così come, forse, nell’eternità.