//Un giovane studente che lottava per il diritto all’istruzione e al lavoro

Un giovane studente che lottava per il diritto all’istruzione e al lavoro

di | 2019-07-09T14:47:05+02:00 9-7-2019 14:04|Alboscuole|0 Commenti
della classe 4B Tc – Mi chiamo G., vengo dal Congo e ho 33 anni. Nel mio paese studiavo ingegneria elettronica ma sono stato costretto a lasciare studi e famiglia a causa della guerra. Questa riguarda la parte est del Congo e finora ha fatto circa 6 milioni di vittime. Il motivo della guerra è il coltan, un minerale di superficie che si estrae nelle miniere del Congo, controllate dai signori della guerra con la complicità del governo congolese. Milioni di schiavi sono sfruttati per estrarre il coltan, indispensabile per non far scaldare gli smartphone. Io facevo parte del gruppo Lucha, un movimento non violento che lottava per un cambiamento democratico nel paese. Il 99% della popolazione del Congo non lavora. Noi volevamo una migliore distribuzione delle risorse, educazione, uguaglianza nei diritti civili e politici e lavoro. Un giorno siamo stati arrestati e portati in prigione senza alcuna procedura regolare. Ci hanno rinchiuso in una stanza piccola, eravamo in circa 40 persone, senza servizi igienici. Ci hanno picchiato ricoprendoci prima con carta di giornale per non lasciare i segni delle percosse. Prendendo noi, il governo voleva spaventare gli altri attivisti. In prigione ho avuto paura per la mia vita. Quando ho chiesto ad una guardia perché mi trovassi lì, lei mi rispose solo: ”Siete nei guai!”. La mia fortuna è stata avere uno zio al governo e quindi poter essere liberato. Grazie all’intervento della FAO sono arrivato in Italia. Non so cosa sia stato dei miei compagni. Molti di loro saranno morti. A Fiumicino mi venne detto di allontanarmi subito dal gruppo e così ho fatto. Ho visto un uomo di colore e pensando di poter meglio comunicare con lui, gli ho chiesto aiuto e raccontato la mia storia. Penso che chi ha subito la sofferenza la sappia riconoscere anche nell’altro… questa persona mi ha aiutato, ospitandomi a casa sua e dandomi così la possibilità di avviare le pratiche per la richiesta di asilo politico. Ho fatto poi tutta la procedura e ho ottenuto lo status di rifugiato politico. Arrivato in Italia, ho cercato subito di imparare la lingua. Sono francofono e non conoscevo la lingua italiana. Iniziai a frequentare una parrocchia che offriva corsi di italiano. In più mi fidanzai con una ragazza italiana e questo mi ha aiutato molto anche con la lingua. Lei è una giornalista e il suo buon italiano ha migliorato moltissimo anche il mio. Mi sono sentito accolto bene in Italia ma nel mio Paese ho lasciato mio padre e i miei fratelli e sorelle. Un giorno vorrei tornare in Congo ma non potrò farlo finché ci sarà la guerra. Vorrei far venire la mia famiglia in Italia e sto lavorando a un progetto per questo obiettivo. Presso il Centro Astalli sono ospite del Centro di transizione e lavoro al Policlinico Gemelli di Roma con una cooperativa di pulizie.