Nicola Cornacchia –La nostra classe ha visionato il film “Cento Passi” tratto da una storia vera che racconta come un uomo di nome Peppino Impastato e della sua famiglia ha cercato di ribellarsi alla mafia nella loro Cinisi. La professoressa ci ha fatto vedere questo film perché stavamo studiando la mafia e anche perché verrà a farci visita Giovanni Impastato fratello di Peppino.
Il film inizia con tutta la famiglia che banchettava quando Peppino e Giovanni erano ancora bambini, poi lo zio di Peppino lo prende e lo fa sedere sulle sue gambe nella sua auto, la più veloce del momento, e facevano il gioco di investire tutti, ma Badalamenti, un capo mafia non stette al gioco. In seguito lo zio fu ucciso mentre usciva con la sua auto, un’auto parcheggiata vicino con le chiavi ancora attaccate alla serratura fu fatta esplodere quando stava per partire. Poi, Peppino cresciuto si dedicò al giornalismo e alla lotta contro la mafia, in seguito aprì una radio locale che usò quotidianamente per combattere la mafia, il papà era arrabbiatissimo con lui perché era un mafioso e la madre, Felicia andava in ogni edicola della città per comprare tutte le copie del giornale del figlio perché non voleva che i mafiosi lo leggessero. Una sera Peppino fece vedere al fratello che da casa loro mancavano cento passi per raggiungere la casa del capo mafioso. Una notte il padre fu investito, morì e a tutti sembrò un incidente, ma non lo era. Facendo pulizia fra le carte e cianfrusaglie del padre Luigi, Peppino trovò un fogliettino scritto da lui in passato in un momento di crisi con su scritto:” Voglio farla finita”. In seguito in una notte, Peppino ritornò a casa e si fermò ad un passaggio a livello chiuso e qui fu raggiunto da un’auto da dove uscirono due mafiosi che lo presero con violenza, gli colpirono più volte la testa con un masso poi, lo legarono sui binari del treno e lo fecero esplodere con del tritolo. Indagando si credeva fosse un suicidio dato che avevano pure trovato quel vecchio bigliettino fra le cianfrusaglie.
Al suo funerale si presentarono in tanti sfilavano facendo il classico saluto comunista sotto casa sua con dei cartelli con su scritto le sue frasi tipiche: la mafia è una montagna di merda, la mafia uccide, il silenzio pure, nessuno ci vendicherà, la nostra pena non ha testimoni fiori venivano lanciati sulla sua barra.
Il film l’ho trovato stupendo perché mi sembrava che io fossi presente e avessi vissuto cosa hanno vissuto loro e mi ha chiarito molti particolari che non avevo capito su di lui, insomma è stato un bellissimo film che consiglieri a molti di vedere.