//Tyler, The Creator, la star dell’Hip-hop Martina Secci 2 DA Linguistico tedesco

Tyler, The Creator, la star dell’Hip-hop Martina Secci 2 DA Linguistico tedesco

di | 2024-12-13T16:29:04+01:00 13-12-2024 16:29|Alboscuole|0 Commenti
Tyler Gregory Okonma, conosciuto professionalmente come “Tyler, the Creator”, è un rapper e cantante americano, produttore discografico, regista e stilista nato il 6 marzo 1991. È stata una figura influente nell’hip hop alternativo da 2010 in poi e da questo periodo è presente in tutte le top 50 globali. È al primo posto nella top 1 degli Stati Uniti d’America su Spotify, con la canzone “St. Chroma” (feat. Daniel Caesar) dall’album Chromakopia, uscito il 28 ottobre scorso. Le sue canzoni più ascoltate sono: “See You Again” (insieme a Kali Uchis) dall’ album “Flower boy”, con 1.953.071.796 di streaming e, a, scendere “EARFQUAKE” dall’album “Igor”, con 1.071.890.825 streams e “NEW MAGIC WAND”, nel medesimo album, con 700.201.557 streams. Tyler ha collaborato con tanti artisti famosissimi del mondo dell’industria musicale mondiale; ricordiamo per esempio Frank Ocean con “She”, Rex Orange County in “Foreword”, A$AP Rocky in “Who Dat Boy” e la grande Estelle (nota per il suo   contributo in “American Boy” di Kanye West e per il doppiaggio nella serie Steven Universe). “Bastard”, il suo primo mixtape uscito il giorno di Natale nel 2010, evidenzia l’autoesplorazione interiore, tumultuosa, dell’animo dell’artista che affronta temi come la solitudine, l’abbandono, il conflitto interiore, le difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Musiche e testi sono senza fronzoli, spesso disturbanti e spiazzanti e raccontano un percorso di auto-distruzione e ricerca della propria identità. La figura del “bastardo” del titolo non è solo una dichiarazione di ribellione verso l’autorità, ma rappresenta anche un modo di confrontarsi con un vissuto familiare complesso, in particolare con l’assenza del padre, una tematica ricorrente nell’album.  La figura paterna mai conosciuta, simbolo di abbandono e frustrazione, è spesso utilizzata per evidenziare il senso di vuoto e di rifiuto che pervade il mixtape.  Bastard non è solo un album di rabbia e dolore. All’interno del suo turbinio di emozioni, c’è anche una sorta di vulnerabilità che emerge tra le righe, una ricerca di riscatto che si esprime con un linguaggio tagliente ma, in qualche modo, purificatore. A due anni di distanza da “Bastard”, Tyler incide “Goblin”, vera svolta nella sua carriera. È un album “concept”, dove si immerge nelle sue paure, insicurezze e frustrazioni e la cui tematica centrale è il conflitto interiore e la lotta con sé stesso. In esso l’artista assume sia il ruolo di protagonista che narratore, si confronta con i suoi demoni, ritornando nuovamente alla tematica della figura paterna assente, che qui diventa ancora più prominente. “Goblin” è una sorta di “sessione terapeutica”, in cui Tyler dialoga con uno “psicologo”, interpretato dall’attore Lionel Boyce, il quale fa emergere i traumi e le inquietudini del rapper. Questo dialogo, non è solo una tecnica narrativa, ma un modo per affrontare pubblicamente i suoi conflitti. Purtroppo la “cura” sembra non arrivare mai. L’album si conclude senza una vera risoluzione, enfatizzando la sensazione di disorientamento interiore e la propria incompiutezza personale. Nel 2014, con “Wolf” Tyler raggiunge una dimensione narrativa ancora più complessa. L’opera musicale ruota attorno al personaggio di un suo “alter ego”, un individuo che si confronta con il caos delle proprie emozioni ma che è anche capace di spunti di riflessione più maturi. Il concetto di Wolf si riflette nel titolo che richiama l’idea di un animale selvaggio, un lupo, che affronta il suo mondo, ma anche la sua parte più vulnerabile. Il tema centrale dell’album è quello del conflitto interiore, che si manifesta soprattutto nelle relazioni interpersonali e nei sentimenti di inadeguatezza e disconnessione. La figura del “lupo” diventa quindi una metafora della lotta contro il sé stesso più oscuro, ma anche della solitudine che accompagna questo processo. Con la sua quarta raccolta di canzoni “Cherry Bomb”, Tyler sperimenta suoni ancora più violenti e inquietanti che sono lo specchio del senso di solitudine e alienazione, temi ricorrenti che qui si mescolano alla riflessione sulla propria infanzia e sul rapporto con la crescita. In molte tracce Tyler parla della propria adolescenza, della rabbia che ha provato e di come questa rabbia si sia trasformata in una voglia di autoespressione sfrenata. In “Fucking Young / Perfect” esplora la sua relazione con l’amore e la sessualità in modo quasi infantile ma anche disperato. Nonostante l’aspetto caotico dell’album, i temi trattati sono tutt’altro che superficiali. Tyler sta cercando di fare pace con sé stesso e con il mondo che lo circonda, quasi urlando per farsi ascoltare. La traccia “Okaga, CA” è particolarmente interessante, in quanto mescola il racconto di una vacanza in California con riflessioni sul senso di alienazione e isolamento. Qui Tyler sembra quasi desiderare di sfuggire a sé stesso, ma senza sapere come fare. Il tono generale dell’album è quello di una ricerca personale che non porta a risposte definitive, ma che continua a scavare nelle sue emozioni più complesse. Nel 2017, con l’uscita di “Flower Boy”, considerato un capolavoro, l’artista affronta temi universali quali la solitudine, l’accettazione della propria identità sessuale con una sincerità e una profondità mai finora così evidenti. In molte canzoni Tyler espone una vulnerabilità che prima era celata dietro la sua immagine provocatoria e ironica. La sua crescita emotiva e personale è palpabile in tutto l’album.  L’album si apre con “Foreword”, una traccia che stabilisce immediatamente un tono introspettivo, in cui Tyler esprime il suo stato d’animo di incertezza e ricerca. Ma è con “See You Again” che l’album prende davvero forma. Il brano è una riflessione sul desiderio di connessione e sull’incertezza dell’amore, ed è anche uno dei momenti più vulnerabili di Flower Boy, con un coro di Tyler e Kali Uchis che trasmette un senso di malinconia e speranza. Uno dei temi più rilevanti dell’album è quello dell’identità sessuale.  Flower Boy è stato interpretato da molti come il suo “coming-out”, con Tyler che accenna, senza mai dichiararlo esplicitamente, alla sua attrazione per persone dello stesso sesso. Frasi come “Next line, I’m straight” nella traccia “I Ain’t Got Time!” e altri momenti più sottili, nelle liriche alimentano la discussione sulla sessualità dell’artista, che in passato aveva giocato con l’ambiguità senza mai rivelarsi apertamente. L’album, quindi, diventa anche una riflessione sulla libertà di essere sé stessi e sull’accettazione della propria identità in tutte le sue forme. Altri brani, come “Boredom” e “911 / Mr. Lonely”, esplorano la solitudine e il bisogno di connessione. La ricerca di un equilibrio tra indipendenza e desiderio di essere compreso è una delle tematiche più ricorrenti nel disco, espressa con una delicatezza e una sincerità che lo rendono come ogni suo album particolarmente intimo. E finalmente, dopo Flower Boy, arriva l’album con più hype di Tyler. Stiamo parlando di “Igor”. Questo è il concept album della rottura e del disperato tentativo di ricostruire sé stessi dopo una relazione che è finita. Il protagonista del disco è Igor, un alter ego di Tyler, che diventa la lente attraverso cui esplorare i sentimenti più complessi legati al dolore e all’amore non ricambiato. La trama dell’album ruota attorno a una storia d’amore in cui Igor è lasciato dal suo amante maschile che si innamora di una donna. Quest’ultimo scenario non è solo un espediente narrativo, ma un atto che permette a Tyler di riflettere sulla sua identità sessuale, sul tema del rifiuto e della gelosia, temi che emergono con forza nelle canzoni. L’album è un flusso emotivo, dove l’introspezione e la tristezza si mescolano a momenti di rabbia, speranza e accettazione. La figura di Igor non è solo quella di un uomo ferito, ma di qualcuno che cerca di evolversi, di imparare dai suoi errori e di rialzarsi, pur avendo dentro di sé una continua battaglia tra l’amore non ricambiato e il bisogno di guarire. La raccolta di brani successiva è una raccolta rap. Con “Call me if you get lost” Tyler parla anche di gioia, felicità ed entusiasmo, dopo album strappa lacrime. Uno degli aspetti più interessanti di Call Me If You Get Lost è la sua esplorazione del tema del successo personale e delle sue implicazioni. Il tema ricorrente è quello del lusso, che emerge non solo nei testi ma anche nelle atmosfere sonore, tra citazioni di viaggi esotici e riferimenti a un mondo fatto di agio e ostentazione.  Tuttavia, Call Me If You Get Lost non è solo una celebrazione del lusso e della fama. Un altro aspetto centrale dell’album è la vulnerabilità emotiva. Tyler, come al solito, non è mai lontano dall’introspezione, e nelle tracce più dolci, come “SWEET/I THOUGHT YOU WANTED TO DANCE” e “HOT WIND BLOWS”, esplora la solitudine e la difficoltà nelle relazioni interpersonali. La sua capacità di miscelare momenti di opulenza con fragilità personale rimane una delle sue caratteristiche distintive. E finalmente arriviamo al pre-citato album di Tyler, che rompe la cosiddetta “Regola dei due anni”. Chromakopia è un album narrato dalla madre di Tyler, Bonita Smith. Il concetto dell’album è stato ispirato dalla sua esperienza di crescita nella zona di Greater Los Angeles e dalle lezioni di vita che ha imparato da bambino e che ha iniziato a comprendere ed apprezzare con l’età. Prima del lancio dell’album, alcune pubblicazioni avevano speculato che il progetto fosse ispirato dalla storia di Chroma the Great, un potente direttore d’orchestra la cui musica crea i colori del mondo, dal romanzo per bambini The Phantom Tollbooth (1961). Sebbene il personaggio si colleghi all’estetica dell’album, non ha un impatto diretto sui testi. I critici musicali hanno descritto Chromakopia come un album che esplora la crisi di mezza età precoce, affrontando le preoccupazioni del diventare adulti. Il protagonista dell’album, St. Chroma, viene introdotto nella traccia di apertura con lo stesso nome. Sua madre lo descrive come “la luce”, esortandolo a non spegnere mai la sua luce per nessuno. La traccia “Hey Jane”, il cui titolo si ispira a una compagnia di assistenza sanitaria legata all’aborto, mette in scena una conversazione tra Tyler e una donna, in seguito a una gravidanza non pianificata. Billboard ha scritto che in questo album Tyler parla “della sua paranoia che lo consuma”, mentre narra anche del suo “desiderio di avere figli”. Tyler non è contentissimo di questa notizia e inizia a tempestarsi di domande su cosa dovrebbe fare. Contempla l’idea anche di abbandonare il figlio se fosse nato, ma non vuole essere considerato come il padre. E questo tema si approfondisce in “Like Him”, dove si scopre che in realtà il padre di Tyler voleva essere presente nella sua vita, ma che la madre glielo aveva impedito.