Piras Gabriella – Peppino Impastato, nato nel 1948 a Cinisi, in Sicilia e ucciso da Cosa Nostra il Nove Maggio 1978, era figlio lui stesso di una famiglia mafiosa. Decise di andare contro la sua situazione familiare e soprattutto contro suo padre, e di denunciare tutto ciò che succedeva nella sua città, attraverso la sua radio, Radio Aut, gestita con i suoi cari amici, gli stessi che non credettero al suicidio e che si recarono sul luogo del delitto per raccogliere le prove. Allora mi chiedo, ma lo Stato, le Forze dell’ordine dove erano? Fortunatamente nel 2002 le risposte sono state date, il cerchio si è chiuso, ridando dignità ad un giovane ragazzo barbaramente ucciso.
Il titolo del film “I Cento Passi” è dato dal fatto che casa sua distava proprio cento passi da casa del boss, Tano Badalamenti. Si capisce molto bene che tipo di persona fosse Peppino: determinato, forte e giusto; pronto a tutto pur di denunciare, di eliminare il silenzio e l’indifferenza.
Guardando questo film io stessa mi sono sentita in dovere di parlare e denunciare quando succede qualcosa attorno a me, anche a scuola. Tutti noi dobbiamo qualcosa a questa persona e agli altri come lui, perché sono loro che pezzo per pezzo hanno costruito e rafforzato la nostra libertà, ma soprattutto hanno reso migliore la nostra Italia. Proprio per questo, qui a Gravina, il Centro Culturale, Officine Culturali è stato dedicato a Peppino, infatti ora si chiama “Centro Peppino Impastato”.
Peppino, una persona semplice, poiché non era né un giudice, né un politico, ha davvero fatto la differenza; dopo quarant’anni, ancora ci ricordiamo di lui, della sua lotta e dell’esempio che è stato. Ha dimostrato a tutti noi che non bisogna essere necessariamente importanti per essere qualcuno.
Tutti noi dovremmo seguire il consiglio che ci ha dato: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”.