di AZZURRA ABATECOLA – Gli insetti sono ricchi di proteine, minerali e vitamine, se allevati inquinano poco e utilizzano pochissime risorse. Forse in Occidente è ora di superare i nostri limiti e aprire nuovi orizzonti…
Gli insetti hanno segnato il passato, segnano il presente di molte civiltà contemporanee e segneranno il futuro della popolazione mondiale. In passato le diete degli europei contemplavano il fatto di cibarsi con gli insetti; lo stesso filosofo Greco Aristotele scriveva che le cicale avevano un ottimo sapore e Plinio il Vecchio sosteneva che gli antichi Romani consideravano le larve di scarafaggio una prelibatezza. Quindi la contrarietà di alcuni di noi può essere interpretata come una opposizione concettuale, di principio…?! Questo non succede ovunque, come abbiamo già visto, gli insetti rappresentano un alimento quotidiano che sfama circa 2 miliardi di esseri umani di diversi Paesi come Africa, America Latina, Australia, Asia e Pacifico. Già da vari anni si parla di ENTOMOFAGIA, ovvero di un regime dietetico che vede gli insetti come alimento. Dal punto di vista antropologico è una pratica diffusa presso molte popolazioni del pianeta basata su particolari gusti o mode o sulla necessità di integrare il fabbisogno nutritivo di proteine.
L’Entomofagia non è una semplice curiosità, ma è da sempre la soluzione a basso costo per la sopravvivenza nei Paesi privi di altre proteine animali. Infatti molti insetti sono ricchi di proteine, grassi buoni, calcio, ferro e zinco; a parità di massa edibile, gli insetti, contengono fino all’80% di proteine contro il 24% del pollo e il 13-16% del bovino. La maggior parte degli insetti commestibili contiene una quantità di ferro uguale se non maggiore alla carne di manzo, in quanto 100 gr di locuste racchiudono da 8 a 20mg di ferro contro i 6mg del manzo. Gli scienziati, dopo aver analizzato i vantaggi relativi all’apporto nutrizionale, hanno approfondito anche la questione ecologica, arrivando a conclusioni fondamentali per il futuro. Si è osservato che gli insetti inquinano meno di qualsiasi altro animale di allevamento: producono meno gas serra e meno ammoniaca, usano meno spazio, richiedono meno acqua, meno cibo e soprattutto riciclano biomassa di scarto.
Ma oltre a questo anche il palato gioca un ruolo importantissimo: i fautori sostengono che le locuste, salate con aglio e limone, sanno di gambero.
Uno dei dubbi che può nascere spontaneo è il rischio di trasmissione di malattie o parassiti; questo dubbio è stato preso in considerazione dagli studiosi del caso, che ci hanno tranquillizzati sostenendo che “se si trattano gli insetti nelle stesse condizioni sanitarie di qualsiasi altro cibo, non sono segnalati casi di trasmissione di malattie o parassiti all’uomo. Sono state registrate reazioni allergiche, ma come quelle ai crostacei, che sono pur sempre artropodi. Rispetto ai mammiferi e uccelli, gli insetti rischiano meno di trasmettere malattie. Certo, prima di allevarli si dovranno preparare nuovi veterinari e aggiornare quelli in servizio: dovranno imparare cosa mangiano, come macellarli, saranno necessarie nuove linee guida”.
Ma questo non significa che uova di formica o grilli fritti prenderanno il posto di uova di gallina o patatine fritte. Più probabilmente troveremo in commercio farine di insetti che verranno utilizzate per le trasformazioni. Ma cosa ne pensano gli italiani del Novel food ?
Da un’indagine sostenuta da Rentokil Initial, è risultato che oltre il 40% degli italiani ritiene che gli insetti possano essere uno dei cibi del futuro, con i giovani tra i 18 e i 24 che dimostrano maggiore approvazione. Mentre l’altra fetta della torta pensa che gli insetti non saranno mai accettati come alimento in Italia. I sondaggi che sono stati effettuati hanno rivelato che 4 italiani su 10 si dimostrano aperti all’assaggio del “Novel food”, un 19% li assaggerebbe incuriosito dal gusto, mentre il 21% sarebbe stupito e indeciso se assaggiarli. Mentre 7 italiani su 10 pensano invece che il cibo a base di insetti possa avere effetti benefici e fornire nutrienti utili al nostro organismo.
Voi invece sareste disposti ad accettare questo “nuovo cibo”? Ma soprattutto avreste il coraggio di assaggiare un bel risotto alle blatte?