di Antonio Mazzeo III A-
Oggi sono qui per raccontarvi di un’esperienza vissuta di recente: vi racconterò, infatti, di come dall’ignoranza di un singolo uomo possano morire oltre 6 milioni di persone e di un luogo tanto affascinante quanto maledetto: Auschwitz.
Premetto che la scelta di questo itinerario è stata dettata dall’esigenza di constatare il risultato di determinate discriminazioni che ora, come in passato, caratterizzano e hanno caratterizzato gli scenari politici europei. Fin dal primo momento all’interno del campo ci è stato possibile toccare con mano le sofferenze alle quali sono state sottoposte milioni di persone, sottratte alle loro vite in ragione di un ideale tanto folle, quanto assurdo: la tirannia della razza ariana
Il campo era diviso in quattro parti: il campo di lavoro, Auschwitz 1, i campi di sterminio, Auschwitz 2 e Birkenau, il quartiere generale e l’ultima, quella relativa alle aree destinate al Sondercommando; quest’ultimo era una speciale divisione formata da ebrei incaricati di entrare nelle camere a gas per raccogliere gioielli, capelli, denti d’oro e quant’altro ritrovato sui corpi dei deceduti a seguito dell’utilizzo del gas.
In principio dal 1933-1939 il campo fu destinato al solo contenimento degli ebrei ritenuti pericolosi, come accadde nella prima guerra mondiale nei confronti di altre etnie; successivamente dal 1939-1941 il campo ebbe l’obiettivo di isolare gli stessi ebrei dal mondo esterno in ultimo fu utilizzato per lo sterminio di massa, anche conosciuto come shoah, finalizzato al genocidio cioè dal 1941-1945.
AUSCHWITZ
All’interno del campo di lavoro mi è stato possibile entrare a visitare il museo, contenente reperti storici
Altro luogo di rilievo è la casa del noto generale tedesco Rudolf Hess nella quale venne ambientato il celebre film “Il bambino con il pigiama a righe”.
BIRKENAU
A differenza di Auschwitz, alla fine dell’occupazione nazista, il campo di Birkenau venne quasi del tutto dato alle fiamme e quindi è distrutto.
Appena introdotti, mi sono trovato davanti alle celebri rotaie su cui passava il treno destinato al trasporto dei prigionieri
All’interno delle camerate mi è stata spiegata l’estrema condizione in cui versavano i deportati, i quali erano costretti al freddo e in condizioni igieniche pessime derivate anche dalla presenza dei topi.
Ci sono stati mostrati i bagni, unico luogo in cui i prigionieri potevano stare senza lo stretto controllo dei carcerieri a causa dello sgradevole odore di quel luogo.
Verso la fine del percorso saltano all’occhio i grandi forni utilizzati per sterminare i prigionieri, non per eliminare i resti come ad Auschwitz, questi ultimi furono distrutti dagli stessi nazisti i quali così intesero cancellare le tracce del loro abominio…
Non so se mai più le nostre strade si intrecceranno, posso comunque dire che è stata un’esperienza molto formativa e che porterò con me nel prosieguo della mia vita.