Di Giorgia Zingaro, 2^ A
Era il 21 febbraio 2020 quando da Codogno, in Lombardia, giunse la notizia del primo caso di contagio da un virus, un virus che agli occhi di tutti appariva molto lontano dalla nostra realtà perché proveniente dalla Cina, ma che in poco tempo è diventato un vero e proprio incubo.
Con il passare delle ore, i casi di contagio aumentavano e la città in poco tempo fu chiusa e definita “zona rossa”. Nel giro di sole due settimane, il 5 marzo, le attività didattiche furono sospese per soli 10 giorni: oltre 7 milioni di studenti rimasero a casa. Questi furono i primi provvedimenti presi dal Governo che in quel momento si trovava ad affrontare una situazione che mai ci si sarebbe potuti aspettare. Ma poco dopo ebbe inizio l’escalation: mascherine obbligatorie negli spazi chiusi, smart working, la DAD, i famosi 2 metri di distanza, l’Italia divisa in zone, spostamenti vietati tra comuni, autocertificazioni, restrizioni, ristoranti e bar aperti fino alle 18.
Ma il Covid non è stato solo questo, purtroppo. L’Italia non si è dovuta attrezzare solo di tamponi, guanti, igienizzanti e mascherine a non finire, ma anche di tanta forza per andare avanti, tanto coraggio, tanta pazienza per affrontare un mostro invisibile che però faceva più paura di mille armi e mieteva centinaia e centinaia di vittime. Il 18 marzo 2020 Bergamo non aveva più posto: le immagini della fila dei camion militari contenenti le bare dei primi decessi sono, ancora oggi, da brividi. Sono state tantissime, infatti, le persone che non ce l’hanno fatta ma, nonostante tutto, gli slogan “Andrà tutto bene!” e “Io resto a casa” coloravano le città, i flash mob sui balconi e le canzoni che hanno segnato la storia del nostro Paese erano un modo per farsi forza e per non avere paura.
Oggi, 3 anni dopo, il Covid non fa più così tanta paura: adesso le mascherine non sono praticamente più utilizzate, tutti noi studenti siamo ritornati a scuola, i contagi sono minimi. L’Italia è rinata e sembra quasi di essere ritornati alla normalità. Ma gli effetti del lockdown sulla salute mentale di tutti noi sono ben visibili, in particolar modo nei ragazzi: disturbi dell’attenzione nei più piccoli, alimentari e psicologici negli adolescenti. Personalmente ritengo di essere cambiata molto durante la pandemia, sia in senso negativo che in quello positivo. Se prima non davo peso a tante piccole cose, come una passeggiata tra amici o una cena con parenti, ad oggi riesco a capire il vero valore di questi momenti che rappresentano proprio ciò che durante quel periodo mi mancava: vedo come un’importante opportunità anche andare a scuola, ripensando a quando le lezioni si svolgevano dietro uno schermo e a quanto mi mancavano le mie insegnanti e i miei compagni. Il lockdown ha permesso a molti italiani di riuscire a guardare il nostro Paese come una vera e propria meraviglia, riscoprire la bellezza che, con la frenesia di ogni giorno, non si era capaci di notare.
Insomma, il Covid, dietro tutto quel che di triste ha portato, ci ha riservato un insegnamento di cui fare tesoro: non dare per scontato le piccole cose, stare accanto a chi si ama, rispettare la Natura.