//Tra verità e mistero… intervista doppia semiseria

Tra verità e mistero… intervista doppia semiseria

di | 2020-01-24T00:38:38+01:00 24-1-2020 0:28|Alboscuole|0 Commenti
di Davide Pomes –

1. Qual è il tuo nome?

L: l mio nome è Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi.T

M: al-de-che?… Il mio è Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni.

2)Quando e dove sei nato?

L: Sono nato il 29 giugno 1798 a Recanati.

M: Beh, io sono un po’ meno giovane, nasco il 7 marzo 1785 a Milano.

3) Di cosa ti occupi?

L.Sono poeta, scrittore, filosofo e filologo.

M.Sono poeta, scrittore e drammaturgo.

4) Come hai vissuto la tua infanzia?

L: Sono cresciuto in un piccolo borgo delle Marche, in un ambiente chiuso di provincia, in una nobile famiglia che mi ha provocato sofferenza per l’indifferenza e la severità dei miei genitori, che non mi hanno dato tutto l’affetto di cui avevo bisogno. Sono sempre stato chiuso nella biblioteca di mio padre e ho persino imparato cinque lingue da autodidatta.

M: Sono cresciuto a Milano, provengo da un’«illustre» famiglia, mia madre è Giulia Beccaria, figlia di Cesare, notissimo scrittore (sentito Giacomo?) e mio padre è Pietro. Dopo la separazione dei miei genitori, ho studiato in collegi religiosi, finché a 20 anni mi sono trasferito a Parigi, restandoci per i successivi cinque anni.

5) Che istruzione hai ricevuto? 

L: Ho avuto una formazione classicistica, latina classica, greca antica e, in seguito, anche illuministica.

M: Ho avuto una formazione illuminista, razionalista, anticlericale, con forti influenze neoclassiche e un contatto con le idee giacobine.

6) Cosa pensi della vita?

L: Ho una concezione pessimistica della vita: essa è dominata dal dolore e dall’infelicità, la natura è malvagia e feroce e tutti gli uomini devono unirsi per combatterla e non scontrarsi fra loro. Si sa, che io non sono proprio definibile un ottimista, ma anche il mio «compare» non c’ha tanto da star sereno, si mormora persino che non sia figlio di Pietro Manzoni, ma che sua madre se la intendesse con il signor Verri, per carità non sono affari miei, però…

M.Tu mia madre non la nominare…da ragazzo, tra il 1801 e il 1805, mentre assistevo mio padre, diciamo che non disdegnavo il divertimento e il gioco d’ azzardo. Poi per fortuna ho smesso. Penso che la Divina Provvidenza sia al centro delle nostre esistenze e la spiegazione di tutto ciò che accade intorno a noi. Credo in una forma di pessimismo che è di natura morale perché coinvolge la responsabilità individuale dell’uomo, che ama causare dolori agli altri per egoismo, nella speranza di allontanarli da sé.

7) Mi spieghi meglio?

L: Nella mia opera «Operette morali», ho esposto sotto forma di dialoghi e novelle, 24 per la precisione, dei temi come il rapporto dell’uomo con la storia, i suoi simili e la natura, di cui sto maturando una personale visione filosofica.Sono tutte tematiche riproposte alla luce del mio cambiamento radicale: la ragione non è più un ostacolo alla felicità, ma l’unico strumento umano per sfuggire alla disperazione e alla tristezza.

M: Io, da parte mia, penso di essere già stato abbastanza chiaro. E poi, non sono così contorto di pensieri come il mio collega; anche nella quotidianità sono un tipo concreto. Pensa, mi sono sposato con la mia adorabile Enrichetta nel 1808, dalla quale ho avuto 9 figli!E tu Giacomino, come sei messo con le donne? Eh, eh, eh!

8) Si, è vero signor Leopardi, di lei in giro non si sa granché sulla sua situazione sentimentale…

L: Una domanda di riserva? Diciamo che è una nota dolente, non ho avuto, sin qui, molta fortuna con le donne, però ci sto lavorando. Come ho scritto nelle mie prime poesie (Il primo amore, Il sogno, Alla sua donna) la figura femminile per me rappresenta un’ideologia.

M: Sì, sì, lavora tu!

9) Ma per te cosa rappresenta la donna?

L: All’età di 18 anni mi sono innamorato di mia cugina Geltrude, venne a stare cinque giorni da noi, e alla sua partenza il dolore provato fu enorme.Vivere per me è amare, e amare è morire.Come ho già spiegato in A Silvia, la gioventù è ormai andata e la nostra sorte, come per gli altri uomini sulla terra è la morte, che pone fine a ogni sogno materiale e soprannaturale.

M: La donna per me incarna i valori religiosi o ideologici, rappresenta una figura romantica dominata dalle passioni e, anche se apparentemente la colloco nelle mie opere in una sfera inferiore all’uomo, in realtà ne esalto le caratteristiche storico-religiose fondamentali.

10) Che ruolo ha la letteratura oggi? 

L.Tanto più la letteratura si mantiene lontana dalla realtà, tanto più ottiene risultati convincenti di espressione e comunicazione. La poesia deve trasfigurare la realtà, dare vita alle illusioni.

M.Ti sbagli, caro collega, è proprio la letteratura che deve rappresentare la realtà, spiegando le cause da cui hanno origine gli avvenimenti.

11) Che ruolo ha la storia? 

L:  Alcuni si illudono (vero mio caro Manzoni?) che la storia possa promettere un sostanziale miglioramento della condizione umana, e pensano persino che il passato possa offrire insegnamenti utili e che possa giovare al progresso dell’umanità. Io non ci credo affatto e non ci crederò mai.

M: Guarda, che anche io ho una visione pessimistica, ma non nel senso che intendi tu, nelle mie opere ho sottolineato le contraddizioni della storia, e ho evidenziato i problemi causati da coloro che ne hanno deciso la sorte, condannandone le prevaricazioni. Solo così si può progredire socialmente e moralmente, richiamando l’assunzione di responsabilità di ogni singolo individuo.

12) Che ruolo ha la religione?

L: Per me è solo un’illusione, come ho scritto nello «Zibaldone», solo un Dio malvagio e crudele può pensare di inviare sulla Terra l’uomo per farlo soltanto soffrire in attesa di una non meglio certa felicità ultraterrena.

M: Il cristianesimo incarna già tutti i valori dell’utile, del progresso e della tolleranza, sul piano sociale. Alla base anche del pensiero illuminista.Come ho scritto nell’ode «Il Cinque Maggio», anche l’eroe sulla terra viene risollevato dalla polvere verso il cielo.

13) Vi siete mai incontrati prima di oggi?

L: Era un lunedì, mi pare il 3 settembre del 1827, verso le 19.00.

Ero stato invitato al Gabinetto Vieusseux di Firenze, dove diversi letterati discutevano delle varie opere per confrontarsi o collaborare.

E’ lì che per la prima volta lo incontrai. In verità mi aspettavo, data la sua fama, un uomo presuntuoso e un po’ arrogante, niente di tutto ciò. 

Devo ammettere che la prima impressione è stata buona, anzi un po’ timido fino a quando non partì con le sue dissertazioni.

M: Confermo, in quel periodo, mi ero trasferito con la mia famiglia a Firenze per perfezionare il mio romanzo «I Promessi Sposi», in particolare avevo bisogno di «sciacquare settantun lenzuoli» in Arno, ovvero rendere le pagine del romanzo con una lingua più comprensibile a tutti. Avevo già sentito parlare di Leopardi, sapevo che scriveva magnificamente, lì ne ebbi solo la conferma.

14) Volete mandarvi un messaggio-saluto?

L: Alessandro, ti auguro un buon proseguimento della tua vita professionale, saluti.

M: Giacomino, a te auguri di buona salute e, mi raccomando, sorridi alla vita.