di MARTINA DEPLANO –
Il libro di Ian McEwan, intitolato
Nel guscio, ha come protagonista un bambino non ancora nato, che, dal ventre materno, assiste alle losche macchinazioni della madre Trudy e dello zio per eliminare il padre John e, infine, impadronirsi della casa di famiglia di ingente valore.
All’inizio del romanzo la gravidanza di Trudy sta volgendo al termine; così il feto, ormai completamente capovolto, senza più alcun margine di movimento e con un orecchio costantemente premuto contro la parete uterina, non può fare altro che ascoltare, riflettere e usare l’immaginazione per creare una realtà mai vista, confidando al lettore tutte le proprie sensazioni, i vari stati d’animo e i molti dubbi:
Tra le lenzuola sento discorsi efferati e mi agghiaccia il terrore di quel che mi aspetta, di quel che potrebbe compromettermi.
Il protagonista, colto, ironico e dai gusti raffinati (grazie alle numerose sbronze della madre è, infatti, diventato un vero intenditore di vini e liquori), è lacerato dall’amore che prova per il padre, un uomo buono, privo di difese, perdutamente innamorato della ex moglie e della poesia, e da quello viscerale per la propria madre, che gli fa conoscere il mondo attraverso i programmi radiofonici e i
podcaste dalla quale dipende totalmente: dice così che “l’amore per mia madre è direttamente proporzionale all’odio che le porto”. Egli, infatti, sa perfettamente che fuori dal proprio guscio non c’è nessuna culla ad attenderlo, nessun preparativo per il suo arrivo imminente: Trudy, indifferente alla gravidanza, e lo zio Claude, infatti, sono troppo impegnati ad elaborare il diabolico piano, oltre che a soddisfare i propri desideri. Il feto, inoltre, ha appreso dai vari notiziari che il mondo è un posto pieno di orrori, in cui gli uomini compiono spesso azioni terribili e insensate; così, quando il conforto dell’alcool viene meno, il desiderio di “non esserci”, cedendo alla tentazione dell’autodistruzione, diventa quasi più forte della voglia di vedere, toccare e assaggiare le meraviglie della vita.
Il personaggio di Trudy è complesso ed indefinibile: donna bellissima, fredda e spietata in alcuni momenti, confusa e piena di dubbi in altri, annoiata dall’amore sincero di John, è ,invece, affascinata da Claude, agente immobiliare volgare ed egoista, al quale mancano sempre le parole per portare a termine un discorso. Sicuramente è una donna priva di istinto materno, capace di vivere la gravidanza senza alcun coinvolgimento emotivo e senza alcuna preoccupazione per la saluta del nascituro. Alla fine sarà proprio lei a compiere materialmente il delitto e lo farà per ragioni del tutto diverse da quelle stabilite, stravolgendo il piano studiato da giorni con il proprio amante.
Altro elemento fondamentale della storia è la sporcizia, onnipresente nella vecchia casa georgiana, in cui si svolge l’intera vicenda: su ogni superficie vi è una patina viscida e appiccicosa, sul pavimento un tappeto di cocci di bottiglie e nell’ingresso pile di sacchi di immondizia, che nessuno toglie mai; nella camera e nel bagno “regna un caos di natura intima, il letto da solo è un viluppo di lussuria e insonnia, il pavimento ingombro di abiti di Trudy sparsi o ammucchiati”. L’epigrafe del libro, una citazione dell’
Amleto, è programmatica: “Oddio, potrei anche essere confinato in un guscio di noce e sentirmi il re di uno spazio infinito – se non fosse la compagnia di brutti sogni”; il romanzo di Mcewan è, infatti, una rivisitazione del dramma di Shakespeare, di cui egli riprende tutti gli elementi fondamentali, dal tradimento all’assassinio e al desiderio di vendetta e tutta la narrazione ruota attorno al dubbio amletico dell’”essere o non essere”.
L’autore con la sua prosa ricercata, elegante, ricca di virtuosismi e giochi di parole, racconta la difficoltà, che accomuna gli uomini di tutti i tempi, di vivere la vita in modo pienamente consapevole; egli, inoltre, inserisce anche le proprie riflessioni su questi anni difficili, attraverso l’espediente della radio:
La vecchia Europa si gioca a testa o croce i propri sogni, incerta tra paura e compassione, fra accoglienza e rifiuto. Commossa e generosa questa settimana, ruvida e pragmatica la prossima, vorrebbe essere d’aiuto, ma detesta condividere o rinunciare a ciò che ha.
Sarà il feto a decidere il finale della storia, riuscendo con una mossa a sorpresa a vendicare il padre.
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