Di Matteo De Pascale, classe 2^I – in redazione è venuto a trovarci il professore Luca Scalzullo, un geniale docente di tecnologia, che ci ha parlato di un argomento interessante: l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale è un argomento molto discusso in questi tempi. Ciò che più rende questo mito più conosciuto e temuto sono i film: sono molte le pellicole che trattano questo argomento e tutte in maniera differente. Il primo, o forse quello più memorabile, è Metropolis, un film dove una macchina prende coscienza e si ribella ad un regime di oppressione. Poi, abbiamo uno dei capolavori di Kubrick: “2001: odissea nello spazio”, in cui l’equipaggio di un’astronave viene decimato da HAL 9000, l’intelligenza artificiale di cui è dotato il computer di bordo. Quest’ultima pellicola ci dà una nuova prospettiva sul genere umano: l’evoluzione. L’essere umano è passato da scoprire il fuoco a programmare delle macchine per sostituire il loro lavoro. Altre due pellicole che trattano l’IA sono Blade Runner, in cui degli androidi programmati per sostituire l’uomo si ribellano perché sanno che verranno spenti in quattro anni, e, probabilmente il più famoso, Matrix, in cui delle macchine confinano gli uomini in una simulazione. E questo porta alla domanda, tutte queste ribellioni artificiali sono possibili? Questi film sono plausibili? No e no! L’intelligenza artificiale è programmata per fare qualcosa, per seguire un ordine: lo fa e non può fare altro.
Come detto per Blade Runner, l’intelligenza artificiale è fatta per imitare l’uomo, e questo ci riporta alla domanda con cui abbiamo iniziato: l’IA è creativa? Per rispondere a questa domanda, invece, dobbiamo ritornare alle origini: abbiamo un evento cardine per la nascita di questa disciplina, la nascita del test di Turing, esperimento in cui, se due uomini discutono, uno dei due viene sostituito da una macchina e l’altro non capisce di star parlando con un robot, il test è stato passato. Fino ad ora è stato superato più di una volta e da allora molte cose sono cambiate e molte altre scoperte. Ritornando alla domanda possiamo riconoscere un evento in particolare che ci aiuta a rispondere: Eliza. Questo è un bot fatto per parlare con noi, che ha le funzioni di uno psicologo. In realtà non dà soluzioni perché usa un algoritmo che riconosce le parole chiave nelle nostre frasi ed elabora una risposta senza sapere quale il vero significato sia. Ci sono molti software che usano questo algoritmo e quelli che tutti abbiamo incontrato sono i captcha: se per esempio c’è scritto “clicca su tutte le immagini con un semaforo”, è perché il software ha un tot di immagini con e un tot senza semafori e, analizzandole tutte, riconosce se hai inserito una risposta giusta o no. Questa si chiama intelligenza artificiale discriminativa. In definitiva, quindi, no, l’intelligenza artificiale come la conosciamo oggi non è creativa perché analizza i dati senza poter capire cosa sta analizzando.
Ma chissà cosa ci porterà il futuro.