E’ questo, com’è noto, un periodo molto difficile per gli studenti. Ancora una volta hanno dovuto affrontare e superare con grande efficienza e maggiore consapevolezza una situazione ambigua. Tale situazione induce ad alcune riflessioni. Da quando il primo ministro Conte ha annunciato la riapertura delle scuole con quel famoso dpcm del 16 gennaio per l’ennesima volta la vita degli studenti è stata stravolta con l’ennesimo cambiamento: ritornare in presenza almeno il 50% fino al 75% degli studenti con la divisione delle classi come nel calcio, quelli di serie A e quelli di serie B. A poco più un mese da questa decisione studenti e professori con un grandissimo sforzo stanno cercando di andare avanti anche se non è assolutamente facile per loro gestire studenti in DAD e in presenza perché si sa che non é la stessa cosa: un conto è quando un professore spiega fisicamente alla classe come una normale lezione quale eravamo abituati, un altro conto invece è spiegarla a metà studenti da casa con modalità differenti e a volte poco comprensibili a causa in primis di problemi di connessione ma soprattutto a livello di comprensione perché ciò richiede uno sforzo maggiore da parte dello studente nel capire un argomento piuttosto complesso. La maggior parte dei ragazzi, da casa, non riescono a sentirsi partecipi di nessun dialogo e quindi questo disagio può comportare gravi conseguenze sul comportamento e sul rendimento di quelle persone che hanno bisogno di maggiori sicurezze. All’esterno sembra essere tutto perfetto ma nella realtà (interiore) non lo è affatto perché queste vicissitudini magari non vengono percepite nemmeno dai compagni in presenza dato che non riescono a capire il vero stato d’animo dell’altra metà della classe. Ma nemmeno per loro è facile da sopportare e supportare questa situazione perché anch’essi desirerebbero stare tutti quanti assieme e non essere sempre sbigottiti da modalità di partecipazione diverse. In questo periodo si nota anche un cambiamento che hanno avuto i rapporti tra gli studenti i quali anche in presenza respirano aria di distacco verso quel compagno cui si era tanto legati nello stare seduti assieme e nel condividere le proprie ‘sfortune’.
Gli alunni, inizialmente, vedevano sempre la scuola come una prigione e solo quando hanno provato sensazioni opposte alle loro emozioni ci si é accorti che essa non è altro che un posto sicuro per tutti.
Siamo del parere che non bisogna mai perdere la speranza di tornare presto alla nostra vita REALE perché fondamentalmente sono anni che non torneranno più.
MARIAPIA DI MARTINO E ANTONELLA BIFONE (4ªC)