di Irene Dei Rossi Classe 2^ C. – Improvvisamente a causa del Covid-19 lo scorso 16 aprile si è spento ad Oviedo in Spagna all’età di 70 anni lo scrittore cileno Luis Sepulveda. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dalla stampa e in web. Sicuramente è una grave perdita per il mondo culturale compresa la Scuola che ha attinto dalla sua produzione letteraria per la presenza dei molti messaggi didattico-educativi.
Dai ragazzi della mi stessa età è conosciuto per un suo libro dal quale è stato anche prodotto in Italia un bellissimo film a disegni animati dal medesimo titolo: “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Lo scrittore Luis Sepulveda ha scritto anche molti altri libri dai quali cito come esempio: “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”, ” Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”, “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”, “Tutte le favole”, “Il grande libro delle favole”.
Personalmente mi piacciono molto i racconti di Sepulveda perché attraverso delle storie semplici spiegate con un linguaggio comprensibile a noi ragazzi, ha trattato argomenti molto profondi come l’amicizia, la forza di volontà, il coraggio e l’amore anche tra specie di animali diversi (metafora delle diverse etnie).
Nei suoi racconti l’uomo è l’origine dei mali che affliggono il mondo ma è anche colui che li può risolvere, con impegno, dedizione, superando i propri pregiudizi e mettendo il bene comune davanti agli interessi personali.
Ad esempio nel racconto: “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” il gatto Zorba supererà le difficoltà di rapportarsi con la gabbianella Fortunata. Amicizia, coraggio di chiedere aiuto e volontà di tenere fede alla promessa fatta a mamma Gabbiano lo aiuteranno nel proprio intento.
La medesima cosa accade nella “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa” dove il capodoglio bianco Mocha Dick ci propone due diversi modi di vivere. Quello tradizionale, nel rispetto dell’ambiente e delle diverse specie che lo abitano prendendosi cura anche dei più deboli e dei più anziani, e quello moderno che, per realizzare i propri interessi, travolge e rovina tutto non per necessità ma per avidità. Arrivano i balenieri che cacciano le balene per estrarre dal loro grasso l’olio per illuminare le loro case, perché hanno paura del buio; metafora dei ‘potenti’ che con i loro mezzi a disposizione tentano di sfruttare le risorse della Terra per trarre guadagni personali e governare sugli altri.
Da tutto questo ho tratto un messaggio di speranza lanciato da Sepulveda il quale mi ha fatto riflettere sul nostro modo di vivere contemporaneo ed ha cercato di darci una guida dicendo che si esce da queste situazioni solo se si è in grado di superare le diversità che ci dividono però dobbiamo mettere da parte il nostro egoismo e incominciare a pensare anche a chi è meno fortunato di noi, solo per il colore differente della pelle, o perché è più povero, oppure solo perché è più anziano e pertanto non riusciremo mai a stargli vicino se non trovassimo il tempo giusto da dedicargli.