//Sta nevicando. Sei costretto in casa per motivi epidemiologici e decidi di riordinare i cassetti della tua scrivania. Così ti capita tra le mani una vecchia foto….

Sta nevicando. Sei costretto in casa per motivi epidemiologici e decidi di riordinare i cassetti della tua scrivania. Così ti capita tra le mani una vecchia foto….

di | 2020-04-26T18:58:39+02:00 26-4-2020 18:58|Alboscuole|0 Commenti
a cura di Aurora Mela – classe III/C – secondaria di I grado –  Oggi è una giornata un po’ diversa dal solito. Stamattina, come sempre, mi sono svegliata e sono corsa giù in cucina per fare colazione…Che meraviglia! Dalla finestra ho visto fiocchi di neve che scendevano a raffica, imbiancando tutto il giardino. È raro che il ventiquattro marzo nevichi, ma d’altronde in questo periodo è tutto abbastanza strano. Infatti sono costretta a stare chiusa in casa a causa di una epidemia; i miei genitori e persino i miei nonni mi hanno raccontato che non hanno mai vissuto una situazione del genere prima d’ora. Così devo trovare qualcosa da fare, per passare il tempo e non annoiarmi troppo. Ho deciso di fare una lista con su scritto varie cose da svolgere in questi giorni e oggi, in base ad essa,devo riordinare la mia scrivania. Quante volte mi capita, andando di fretta, di gettare cartacce, vestiti, libri là sopra e  di farceli rimanere per settimane! In tal modo sfrutto l’occasione per dare una sistemata a tutto. Nel primo cassetto troviamo parecchi libri, messi uno sopra all’altro, vari fogli sparsi, inutili e stropicciati. Sistemo i primi in uno scaffale apposito per essi, in modo tale da averli tutti insieme per trovarli più facilmente; poi inizio a controllare tutti i fogli, per capire quali sono da buttare e quali da conservare. In fondo a questa montagna trovo una sorpresa inaspettata, un po’ come la neve di questa mattina. È una foto, di qualche anno fa. Me l’avevano regalata proprio i miei amici, gli stessi che sono raffigurati in essa insieme a me. Questa foto racchiude bei ricordi: il ricordo di una vacanza insieme, di un’estate calda e spensierata e di un’amicizia, una grande amicizia. Quella estate, come da tradizione, andammo al mare insieme in Sardegna,non tutti nello stesso villaggio, in quanto non c’era posto per trenta persone, ma in varie sistemazioni vicine fra loro. Ogni mattina ci ritrovavamo in un luogo, un bar o direttamente in spiaggia, e trascorrevamo poi tutta la giornata insieme. Il nostro gruppo è composto da sette famiglie, le quali hanno quasi tutte due figli ciascuna; ci conosciamo da dieci anni, ormai, e siamo come una grande famiglia. Da subito ho legato con tutti gli altri, in quanto abbiamo circa la stessa età e molti interessi che ci accomunano. Da quando abbiamo creato questo gruppo, che si chiama “Ripulisti” (ancora non ho ben capito il perché), quasi ad ogni vacanza, sia d’estate che d’inverno,  aderiscono tutti. Per noi è un grande piacere trascorrere qualche settimana all’anno insieme, perché non ci annoiamo mai, troviamo sempre qualcosa da fare, qualcosa di cui parlare. Al mare amiamo costruire vulcani di sabbia, con un foro in alto, dal quale poi inseriamo della carta incendiata; in questo modo il fuoco uscirà per il foro e sembrerà come che il vulcano stia eruttando. Sembra una cosa da poco, ma per realizzarlo ci vuole molta pazienza, precisione e volontà. Il lavoro viene suddiviso così: qualcuno va a prendere la sabbia bagnata dal mare la quale, essendo più compatta, è la più indicata per fare delle creazioni, la mette in un secchiello e poi la porta agli altri. Intanto la restante parte del gruppo decide dove posizionare il vulcano, spianando la sabbia, così da avere una base piatta. Altri prelevano la sabbia dal secchiello e la utilizzano per formare una montagnetta, che poi diventerà il vulcano. Questo procedimento si ripete all’incirca cinque volte, fino a quando non abbiamo raggiunto l’altezza del vulcano che vogliamo. Da qui in poi si affronta la parte più complicata: una persona dovrà riuscire a formare il foro, che parte dalla cima della montagna e arriva fino al fondo di essa. Molte volte questo foro è fatto inserendo un braccio all’interno,altre inserendo il manico della paletta; questa operazione richiede però molta precisione, infatti se viene compiuto un movimento di troppo,che colpisca le pareti della montagna, quest’ultima crolla e si deve ricominciare tutto da capo. Mi ricordo che per farne uno impiegavamo circa due ore, perché non veniva mai bene subito, ma dovevamo rifarlo per due, tre, quattro volte, finché l’obbiettivo non veniva raggiunto, con grande soddisfazione. Realizzato il foro arrivava la parte più divertente: un genitore prendeva un pezzo di carta e, con un accendino, dava fuoco all’angolo di essa. Poi questo pezzo di carta veniva posto in fondo al vulcano, così la fiamma risaliva e usciva fuori dalla cima, sembrando proprio un vulcano in eruzione. Era un bel gioco per passare il tempo, faceva anche capire che con il lavoro di squadra si poteva fare tutto. Solitamente, dopo questa costruzione, eravamo tutti pieni di sabbia, così ci prendevamo per mano, facevamo il conto alla rovescia “Tre, due, uno” e ci gettavamo in mare, ridendo. L’amicizia che ci lega è un qualcosa di speciale, l’abbiamo scoperta quando ancora eravamo inconsapevoli della vera ricchezza che ci saremmo portati dietro, l’esserci sempre l’uno per l’altro nonostante la differenza d’età e gli ambienti diversi che frequentavamo. Oggi, anche stando a casa, ho viaggiato nei miei pensieri, riscoprendo cose che mi ero quasi dimenticata. Forse annoiarsi a volte serve, per capire il vero valore delle persone e delle cose, al quale durante l’anno fai poco caso, preso dalla fretta e dai mille impegni che ti occupano la giornata. Credo che domani sfoglierò tutte le foto che ho, per viaggiare ancora di più.