di Gianpaolo Colapinto-classe IVG
Amici appassionati della natura, eccoci giunti alla quarta puntata delle mie avventure in natura. Questo fine settimana sono andato con i miei genitori in una zona palustre del nostro territorio alla scoperta della vita in acqua. La prima tappa e stata al lago Tafuri dove le sorprese non sono mancate. Infatti, appena arrivati mamma si è impigliata nella ragnatela del ragno crociato.(che potete osservare nella prima immagine, in alto a sinistra).
Le dimensioni del maschio vanno dai 5,5 mm ai 13 mm, mentre la femmina va dai 6,5 mm ai 20 mm. La colorazione va dal rosa al marrone, chiaro o scuro. Il suo nome deriva dal disegno a croce formato da macchie bianche visibile sul dorso. Se disturbato tende di solito a darsi alla fuga piuttosto che reagire in modo aggressivo; il morso non ha assolutamente conseguenze gravi per l’uomo e provoca solo un leggero pizzicore.
Dopo questo incontro, abbiamo proseguito a piedi e siamo arrivati sulla sponda del lago. Appena ci siamo affacciati abbiamo sentito il caratteristico gracidio della rana verde italiana (nella seconda foto in alto a destra).
La rana verde italiana o maggiore è un anfibio acquatico di colore generalmente verde. Può raggiungere una lunghezza massima di 17 cm, ma i maschi, più piccoli, non superano i 12. La testa è relativamente grande e le zampe posteriori, molto lunghe, le forniscono una notevole abilità nel salto. Presenta una grande varietà di colori e macchie, dal verde scuro al marrone o al grigio, talvolta con alcune linee verdi più chiare; generalmente sul dorso è presente una linea più chiara.
Gli esemplari diffusi in Europa occidentale sono solitamente di colore variabile dal verde scuro al nero, con macchie scure sul dorso e sui fianchi e tre linee verde chiaro sul dorso. La dieta della rana verde maggiore è costituita da libellule e altri insetti, ragni, lombrichi e lumache. Gli esemplari più grandi catturano anche piccoli roditori e, talvolta, anfibi più piccoli e pesci.
Continuando nella mia esplorazione, ho subito notato sulla superficie dell’acqua decine di avannotti di persico sole conosciuto anche come pesce sole, gobbetto o gobbo (nella terza foto, al centro a sinistra). È stato importato dagli Stati Uniti con successo in Italia a partire dal 1887. Qui ha trovato numerosi ambienti idonei alla sua naturalizzazione ed è divenuto una specie invasiva. La sua presenza è ormai generalizzata. È molto facile ad esempio avvistarlo in diversi fiumi d’Italia quali il Po, il Tevere e l’Arno, così come in grandi laghi quali il lago Trasimeno. Frequenta soprattutto rive basse, sabbiose e fangose, ama le acque lente dei fiumi di pianura e dei canali.
Il persico sole in inverno, quando la temperatura dell’acqua è inferiore a 12 °C, si sposta verso le acque profonde dove rimane in stato di quasi ibernazione. Nel resto dell’anno invece resta vicino a riva, spesso a pelo d’acqua. Il Persico sole si nutre prevalentemente di invertebrati, che scova tra la vegetazione e di piccoli pesci.
Terminata la visita al logo ci siamo spostati in prossimità di un canale a poche centinaia di metri alla ricerca di altri animali da osservare. Anche lì non sono mancate le emozioni.
Il primo incontro è stato con la comunissima biscia da collare ( nella quarta foto, al centro a destra). E’un serpente tipicamente verde scuro o marrone, con un collare giallo caratteristico dietro alla testa a cui deve il nome. Il colore potrebbe andare inoltre dal grigio al nero. La parte inferiore è più chiara. (foto non scattata da me).
Le bisce dal collare sono grandi nuotatrici, e vanno in letargo durante l’inverno. Poiché non sono velenose, le loro uniche difese sono la produzione di un fluido dall’odore aspro dalle ghiandole anali o la finzione della morte. A volte fingono anche degli attacchi, colpendo senza veramente aprire le loro bocche. Si difendono raramente mordendo. Predano quasi interamente anfibi, soprattutto rane e rospi, ma anche tritoni e pesci.
Proseguendo mi sono imbattuto in un bellissimo esemplare di tritone ( potete osservarlo nella quinta foto, in basso a sinistra).
I tritoni hanno un corpo gracile e allungato, concluso da una lunga coda compressa lateralmente e provvista di lamina natatoria. La lingua è protrattile. Possiede una spiccata capacità di rigenerazione degli arti e della coda, oggetto di studio da parte della medicina.
I tritoni, vivendo negli stagni con acqua ferma e paludosa e nei corsi d’acqua a lento scorrimento, si nutrono di larve di zanzare e altri piccoli insetti che cadono nell’acqua. In inverno si rifugiano sotto le radici degli alberi, nei boschi. A primavera i tritoni abbandonano la terra per occupare le acque stagnanti, in vista dell’accoppiamento. In questo periodo i maschi assumono il carattere sessuale secondario della cresta sulla coda, che talvolta si prolunga sul dorso, come nel caso del Triturus cristatus.
Ormai si è fatto tardi e dobbiamo tornare a casa, ma, come al solito, ho una gran fortuna. Mamma avvista sotto un sasso in acqua un grosso granchio.
Preso dall’emozione, per la fretta cado su un cardo selvatico secco pungendomi il fondoschiena. Tutto sommato ne è valsa la pena, infatti questa è stata la scoperta più sensazionale della giornata. Si tratta del potamon fluviatile Il granchio di fiume (Potamon fluviatile, potete osservarlo nell’ultima foto in basso a destra) è un crostaceo decapode di acqua dolce, appartenente alla famiglia dei Potamidi. Vive in tane scavate lungo le sponde di torrenti e di pozze d’acqua dolce. A volte in aree ristrette convivono anche una decina di esemplari. È in grado di tollerare bassi tassi di umidità: ciò gli consente di lasciare il corso d’acqua e di addentrarsi per decine di metri nell’ambiente terrestre.
Durante la stagione fredda è raro trovare esemplari al di fuori delle loro tane. La specie è attiva da primavera ad autunno; nei mesi estivi le fasi di attività si concentrano nelle ore dopo il tramonto. I suoi predatori sono ratti, volpi, donnole, uccelli, ed, in passato, anche l’uomo che era solito cibarsi della sua prelibata carne. Si ciba di insetti e delle loro larve, di lombrichi, piccoli pesci ed avannotti, di materiale vegetale come alghe e muschi.
Un tempo era presente in gran parte dei paesi del bacino del Mediterraneo, dal Nord Africa alla penisola Balcanica. Attualmente la sua presenza è confermata in Grecia, Albania, Croazia e Malta. In Italia è presente dalla Sicilia fino all’Appennino Ligure-Tosco-Emiliano nonché in Sardegna e nella Liguria orientale.
Una popolazione di Potamon fluviatile è presente nel centro storico di Roma, all’interno dell’area del Foro di Traiano. Negli ultimi anni le popolazioni del granchio di fiume stanno subendo una notevole riduzione in tutto l’areale e la specie è totalmente scomparsa da alcuni corsi d’acqua in cui era storicamente presente. Ciò è dovuto in massima parte all’impatto antropico responsabile di un’indiscriminata e illegale raccolta a scopo alimentare nonché dell’inquinamento dei corsi d’acqua, particolarmente in vicinanza dei centri abitati.
Anche i cambiamenti climatici stanno contribuendo alla riduzione degli habitat della specie.
Incredibilmente soddisfatto, vi do appuntamento alla prossima.