SHOAH
Il 27 Gennaio si ricorda l’apertura dei cancelli di Auschwitz da parte dell’armata rossa.
In questo giorno si commemorano gli oltre 6 milioni di ebrei, e non, morti durante la seconda guerra mondiale nei campi di concentramento e sterminio; tutto ciò è ricordato, sotto il profilo storico, con il nome di Shoah, ovvero distruzione.
Distruzione è stata la parola chiave di questi anni, dove ogni forma di dignità venne bruciata al grido dei nazisti.
In seguito alle leggi di Norimberga, emanate da Adolf Hitler, che distingueva due razze: quella ariana e quella ebrea, inferiore, gli ebrei vennero perseguitati. Queste leggi vietavano agli ebrei la cittadinanza tedesca ed evitava i matrimoni misti questo fu l’inizio della loro persecuzione.
In Italia tutto questo cominciò a partire dal 5 settembre 1938, quando Mussolini emanò un decreto che stabiliva la “necessità di difendere la razza” anche all’interno della scuola portando così all’espulsione sia di insegnanti che di alunni di “razza” ebraica dalle strutture scolastiche italiane.
La città più popolata da ebrei in Italia era Roma dove vivevano in un quartiere denominato ghetto (ad oggi quartiere ebraico).
Seguirono anni di persecuzione per gli ebrei sotto il regine fascista. Ma nel 1943 a Roma si stava apparentemente facendo strada la speranza che i tedeschi stringessero un atto di pace nei loro confronti.
Il 26 Settembre del 1943 il Maggiore Kappler ricevette due rappresentanti della popolazione ebraica romana, egli richiese 50 kg d’oro entro 36 ore in cambio della loro pace. Tutti si affrettarono ad accumulare più oro possibile, anche i non ebrei.
Fu solo un’amara illusione: nelle settimane successive alla consegna dell’oro, questo patto non fu mantenuto in quanto, nella notte del 16 Ottobre 1943, centinaia di famiglie ebraiche vennero rastrellate, pochi furono in grado di scappare, e furono condotti su camion diretti alla stazione Tiburtina, da lì cominciava il loro viaggio verso l’inferno di Auschwitz, stesso destino l’ebbero i milanesi di origine ebraica.
Sotto la stazione principale di Milano si consumava l’orrore, pochi metri più in giù c’era il binario 21, dove migliaia di persone vennero trasportate con la sola colpa di essere nati ebrei, in vagoni, ammassati tra di loro con solo una piccola finestra per respirare. Fu un viaggio che durò 10 giorni, ma è una volta usciti da quei vagoni che comincia il vero e proprio incubo.
Al campo di sterminio di Auschwitz vennero deportati la maggior parte degli ebrei. La prima cosa in vista era l’insegna con su inciso ”Arbeit macht frei” ‘il lavoro rende liberi’, una volta entrati cominciavano le torture su donne, bambini, uomini e anziani indistintamente. I più deboli morivano entro pochi giorni, altri venivano trasportati in camere a gas, in gruppi anche di 1500 persone, dove veniva rilasciata cadere a forma di sassolini una sostanza che mista al calore originava il cianuro che portava al blocco delle vie respiratorie e successivamente alla morte in una decina di minuti per poi essere portati nei forni crematori, per eliminare ogni traccia di quella persona.
Agli ebrei veniva tolto tutto: si partiva col nome; molti di loro cercavano di ricordarselo per riuscire a non perdere la loro identità strappata via quando i nazisti marchiavano a fuoco il loro braccio sinistro con dei numeri, da quel giorni quello sarebbe stato il loro nome, venivano privati della loro dignità mettendosi a nudo di fronte a migliaia di persone sconosciute ma accomunate dagli occhi ormai straziati dal pianto e con la speranza di uscire da quell’orrore e riabbracciare i loro mariti, le loro mogli, i propri genitori, sperando che tutto questo fosse solo un incubo e non la realtà, pensando che questo fosse solo un gioco proprio come gli avevano detto i genitori per rassicurarli, ma era tutt’altro che un gioco, era una macchina infernale che portava alla morte.
Le donne venivano ulteriormente umiliate venendo private dei loro capelli con un rasoio, venendo costantemente violentate dagli ufficiali tedeschi senza potersi mai ribellare ma solo subire. Molti detenuti venivano usati per esperimenti, morivano di fame e di disidratazione, se avevi il cucchiaio mangiavi altrimenti restavi senza un tozzo di pane, così, ogni giorno, arrivando a perdere le proprie forze e morire.
Alcuni riuscirono a scappare, ma la maggior parte morì in quei campi principalmente ad Auschwitz, Mauthausen e Treblinka dove vi fu il genocidio di 6 milioni tra ebrei, omosessuali, malati mentali e persone portatrici di handicap, distruggendo ogni valore e ogni principio morale umano, tutto guidato dalla sola parola di unicità di razza, quella ariana, portato avanti dall’indifferenza di migliaia di persone che sapevano tutto quello che accadeva ma non ne parlavano perché traevano vantaggi, talvolta anche economici in quanto molti di loro venivano pagati (per ogni ebreo scovato la tariffa era di 5000 lire per gli uomini, 3000 per le donne, 1500 per i bambini).
Per questo motivo, è stato istituito il 27 Dicembre la giornata della memoria per non dimenticare e non voltarci dall’altro lato per evitare di incorrere nuovamente negli stessi sbagli.
GRAZIA PIA GAROFALO (III I)