//SENECA PADRE NON SOLO FILOSOFO, MA ANCHE STORICO

SENECA PADRE NON SOLO FILOSOFO, MA ANCHE STORICO

di | 2019-06-05T08:57:55+02:00 4-6-2019 9:44|Alboscuole|0 Commenti
Salvatore Pettrone –  Sicuramente al sentire il nome di Seneca, ciascuno pensa al grande filosofo stoico vissuto sotto i principati di Caligola, Claudio e Nerone; eppure una personalità di rilievo, con lo stesso nome, ha segnato la seconda metà del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C.: il padre, denominato dagli antichi in questo modo, o anche “il Vecchio”, per differenziarlo dal figlio. La sua figura è divenuta centrale nel dibattito filologico tra gli studiosi in seguito a ritrovamenti papiracei ad Ercolano nel maggio 2018, che porterebbero proprio la sua firma. I grandi studiosi del passato, già al tempo di Seneca Padre, citavano tra le sue opere le “Historiae ab initio bellorum civilium”, andate perdute fino all’anno scorso, ritrovate sotto forma di alcuni frammenti e tradotte, dopo un faticoso lavoro di ricostruzione, dalla ricercatrice di Filologia classica all’università di Firenze, Valeria Piano. La 35enne di origini molisane ha scelto tra diversi papiri recuperati nel 1700 ad Ercolano e conservati alla Biblioteca Nazionale, il papiro numero 1067, che a prima vista le era sembrato troppo raffinato e da cui era sicura di poter ottenere delle soddisfazioni. Inizialmente il papiro si pensava fosse uno scritto oratorio di un console, Lucio Torquato, ma le analisi al microscopio hanno smentito l’ipotesi di partenza, indirizzando le ricerche sul fatto che lo scritto potesse essere del padre di Seneca. I 16 pezzi del papiro contengono la narrazione di alcuni eventi di Roma durante i principati di Augusto e Tiberio, periodo in cui si inseriva l’attività del Vecchio. Nato a Corduba nel 58 a.C., Seneca Padre si trasferì a Roma ove ascoltò tutti i retori e gli oratori della sua generazione e quelli della successiva. Morì tra il 37 e il 41 d.C. La sua opera più importante fu un trattato di retorica, Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores, dedicato ai suoi tre figli che avevano avuto la curiosità di conoscere gli oratori ascoltati dal padre e che non potevano più ascoltare; per lo scritto di natura retorica, l’antichità lo ricordava anche come Seneca Retore, ma tale denominazione è impropria, perché non fu mai un oratore nel senso romano del termine, non paragonabile minimamente a Cicerone e alla sua opera. Molti studiosi ritenevano che le bibliografie di filologi antichi sbagliassero o che avessero confuso l’entità delle opere con i corrispettivi autori, ma l’opera di traduzione di Valeria Piano dimostra che ancora una volta gli antichi avevano ragione: oltre ad essere un appassionato di retorica, Seneca Padre fu anche un appassionato di storia. Nella ricomposizione e nella traduzione dell’opera, sono stati indispensabili gli strumenti tecnologici, per ricostruire le parole annerite dal fuoco. Ma è proprio grazie a questo “fuoco” che il mondo può vantare di possedere un ulteriore scritto dei Padri della civiltà.