Gli alunni della scuola “Michelangelo” hanno partecipato con altre scuole del territorio al progetto “Semi di legalità”, perciò è stato organizzato un interessante incontro con la Polizia di Stato. La poliziotta per prima cosa ha fatto delle domande: “Chi ha il telefono? Chi usa i social? Per quanto tempo usate il telefono o il tablet?” La maggior parte degli alunni ha risposto affermativamente a queste domande, ammettendo di utilizzarli per due o tre ore al giorno. Dal dibattito è emerso che per molti di noi il telefono o la playstation sono uno strumento per fare amicizia. Questo mi ha lasciata perplessa, strabiliata. Come possiamo considerare amiche le persone che ti seguono su instagram o che hai conosciuto in chat? Per me gli amici sono persone reali, delle quali ti puoi fidare, non persone conosciute in rete e che non hai mai visto, che magari dicono di avere la tua età e non è vero. A questo proposito la poliziotta ci ha messi in guardia sul pericolo della pedofilia. I pedofili, infatti, sono persone malate, ossessionate, che spesso utilizzano i social per raccogliere foto e informazioni sui ragazzi e sulle ragazze della nostra età e poterli far cadere nelle loro trappole. Internet è certamente utilissimo perché ci permette di fare ricerche, di vedere dei tutorial, di consultare il registro elettronico e chiedere i compiti, ma può essere pericoloso se non è usato correttamente. La poliziotta ci ha ricordato di parlare sempre con gli adulti (genitori o insegnati) di ciò che succede sulle chat, di eventuali “strane richieste” da parte di qualcuno, perché è importante denunciare tutto alla Polizia. Poi abbiamo parlato anche del bullismo e del cyberbullismo. La cosa che mi ha colpito di più è stata quando un ragazzino ha detto: “Io sono stato ‘bullizzato’, ma non mi sono mai arreso”, perché mi ha fatto capire che gli ostacoli vanno affrontati e superati. L’incontro mi è piaciuto tantissimo perché la poliziotta ha spiegato in modo chiaro i pericoli di internet e i comportamenti sbagliati tra coetanei che possono avere conseguenze anche gravi.