//Se fossi un film: Scarpette rosa – una sceneggiatura di Martina

Se fossi un film: Scarpette rosa – una sceneggiatura di Martina

di | 2021-12-08T12:28:03+01:00 8-12-2021 12:28|Alboscuole|0 Commenti
Di Martina Lepidi – classe II sez. G   Correva l’anno 1908, in Russia, dove regnava la dinastia Romanov da più di un secolo. Nella casa più sfarzosa e vasta di Mosca una ragazza  stava praticando danza classica in una stanza dei sotterranei, quando sentì riecheggiare nei corridoi vuoti una voce che chiamava il suo nome, come un fantasma triste e solo: “Alisha?!” La ragazza si affrettò a nascondere tutto per poi rispondere alla voce con un “Arrivo!”,e salì frettolosamente le scale di pietra fredda. Raggiunse una preoccupatissima domestica che la ammonì per essere scomparsa in un momento così importante: stava  infatti  per arrivare l’ennesimo pretendente per chiedere la mano di Alisha. Il padre, dopo la morte di sua moglie, aveva cercato in tutti i modi di trovarle marito, ripetendole che era l’unico modo per tenere alto l’onore della famiglia. Così la ragazza si diresse nelle sue stanze per prepararsi al suo ennesimo rifiuto e ad una lunga ramanzina da parte del padre. Ma arrivata alla grande porta riccamente decorata che incorniciava il salotto, la ragazza ebbe un’idea: non si sarebbe presentata al ricevimento, che sicuramente l’avrebbe annoiata a morte, ma sarebbe scappata a Parigi. E così fece: prese dei vecchi vestiti di suo fratello maggiore, raccolse i suoi capelli dorati in un morbido chignon e lo coprì con un cappello sbiadito di un marrone spento, poi prese una quantità di denaro sufficiente a mantenerla per quasi due anni. Sarebbe uscita di nascosto dalla casa sotto la falsa identità di fattorino. Così arrivata alla stazione si nascose in un vagone merci di un treno diretto a Parigi, non avrebbe pagato il biglietto, l’uomo incaricato si sarebbe potuto insospettire vedendola andare in giro con tutti quei soldi, che poi in Francia avrebbe convertito in franchi. Dopo più di 2 due giorni di viaggio Alisha poté finalmente ammirare la torre Eiffel e l’Opéra Garnier della capitale francese. Si sistemò in un umile appartamento, per non destare sospetti, poi si iscrisse a lezione all’Opéra. Fatto ciò, sapendo che suo padre la stava cercando acquistò un giornale, e grazie alle insistenti lezioni di francese impartite da suo padre Alisha apprese che era stata promessa una ricompensa a chiunque l’avesse riportata alla famiglia. Si vide quindi costretta a creare un falso nome ed entrare in clandestinità: da quel momento si sarebbe chiamata Chloé Dubois. Cominciò a seguire le le lezioni di danza, ma spesso non riusciva a stare dietro all’insegnante e spesso si era guadagnata occhiate piene d’odio e correzioni che non facevano altro che metterla in imbarazzo agli occhi delle sue compagne snob, ma d’altronde loro erano solo ragazzine francesi estremamente viziate, come potevano mai ferirla con le loro risatine di scherno e i loro scherzetti immaturi che avevano come fine quello di farla espellere? Eppure ferivano Alisha in modo significativo, tanto che dopo alcuni mesi le passò per la testa il pensiero di mollare, tornare in Russia e arrendersi alle volontà di suo padre e del suo futuro marito. Per sua grande sfortuna però un agente di polizia russo che lavorava per suo padre e che aveva il compito di trovarla fece una visita all’Opèra, anche se ormai aveva perso la speranza. Alisha e nessun altro era stato informato dell’evento perciò la ragazza fu costretta a confessare la sua vera identità e a tornare nella sua patria, ma per poi vivere una vita noiosa nell’alta società russa? Ma certo che no! Perciò scappò nuovamente, ma questa volta fece maggiore attenzione a nascondere la sua vera identità, infatti nessuno dei migliori investigatori privati dell’epoca riuscirono a trovarla, e ad oggi non si hanno più sue notizie, ma sono sicura che abbia vissuto la vita meravigliosa che voleva, ben diversa dalla vita a cui era destinata fin dalla sua nascita che avrebbe vissuto in Russia per volere di suo padre: Borimir Kozlov.