di Erika Giacone, Emanuel Scaminaci (classe 2 B) – Qualche giorno fa, sul web, è comparsa una notizia che ha incuriosito non solo gli scienziati di tutto il mondo, ma soprattutto noi siciliani. Sembra, infatti, che il vulcano attivo più alto d’Europa, l’Etna, sia il protagonista di uno strano fenomeno: lo scivolamento in mare. Al largo della costa orientale della Sicilia c’è una sorta di motore sommerso che fa scivolare l’Etna nelle acque dello Ionio. Nel maggio 2017 si è verificato uno scivolamento di 4 cm in solo 8 giorni. Questo fenomeno non è legato al magma che risale nella camera magmatica, come si era pensato finora, ma è determinato dalla gravità, come se l’Etna stesse collassando. Le conseguenze di questo collasso, che potrebbe verificarsi in qualsiasi momento senza preavviso, potrebbero essere disastrose in quanto il rischio di uno tsunami sarebbe molto alto. Questo motore che fa spostare il vulcano è stato studiato per due anni, a circa 15 km dalla costa a 1200 m di profondità. Da vent’anni i vulcanologi monitorano i movimenti del vulcano, ma solo sulla superficie. Per un vulcano di circa 500.000 anni, questi anni di monitoraggio non sono sufficienti a determinare con esattezza gli effetti futuri. Secondo quanto afferma il vulcanologo Alessandro Bonforte: “è come se il vulcano non avesse piedi”.E poiché lo scivolamento avviene sia in presenza che in assenza di eruzioni, sarà necessario progettare una nuova rete di sensori acustici e trasponder per monitorare in dettaglio le deformazioni dell’Etna, non solo sui fianchi ma anche sott’acqua.