Arcangela Basile e Vito Fortunato– Un giudice ragazzino è un libro di Salvatore Renna, finito di stampare nel mese di settembre 2018, auto-prodotto. Renna è stato autonomo e mettendoci forza, è riuscito ad arrivare a questo punto, andando avanti arriverà anche oltre. Ha una grande forza di volontà, un ragazzo di ventisei anni che lotta per i suoi obbiettivi e li raggiunge. E’ un suo pregio questo e gli auguro di seminarlo ancora e di non perderlo. Attualmente si sta specializzando in Management dei Beni Culturali, ma è anche un vignettista e le sue illustrazioni per il libro sono bellissime. Hanno dato un tocco al libro e lo hanno reso molto leggero, comprensibile per qualsiasi fascia d’età e si vede che per farle c’è stato molto impegno e determinazione.
Il libro è ispirato alla figura del “giudice ragazzino”, Rosario Livatino. Egli, infatti, era definito così per la sua giovane età, si impegnò a fondo contro la mafia e morì in un attentato da parte della Stidda. E’ un libro che riprende un argomento di cui si parla, di una cosa che incute timore: la mafia. Lo riprende, però in modo semplice, partendo dai, per così dire, “piccoli” atti, come il bullismo e arrivando alla mafia, parlando di cattiveria.Il libro tratta della storia di un ragazzino di Agrigento. Un giorno egli chiede al padre chi sia il giudice Livatino vedendo la stele in sua memoria. Da quel momento inizia a interessarsi alla legge, al rispetto delle regole e in più, capisce il significato della parola mafia. Il padre di Rosario il protagonista, viene ucciso dalla mafia e dal quel momento Rosario decide di diventare giudice. Infatti la storia termina con Rosario ormai adulto e giudice, che condanna al carcere l’ assassino di suo padre. Il libro ha suscitato in me interesse e mi è piaciuto molto poiché fa capire come la legalità vince sempre sulle cose sbagliate e corrotte e, come il bene prevale sempre sul male. In più il linguaggio usato è molto semplice adatto alla fascia adolescenziale affinché si possa capire quanto più importante sia per l’ adulto, che la legge stia dalla sua parte.Il libro termina con una frase del protagonista Rosario, che pensa che da bambino avrebbe voluto fare l’architetto per costruire edifici, ma è diventato giudice per rinforzare quello che già c’è: il nostro sistema giudiziario. E’ stata infatti, la parte che ho preferito, perchè mi ha fatto ragionare e pensare alla nostra Italia e a quanto dovremmo valorizzarla di più, partendo da questo.
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